Contesti d’arte - volume 3

1937: il nazismo contro l’“Arte degenerata” e l’Esposizione Internazionale di Parigi

Se il panorama artistico degli anni Trenta in Italia è piuttosto complesso, e di fatto non si può parlare di un’arte di regime, una diversa azione di controllo sull’arte viene invece condotta nella Germania nazista. Nel 1937, a Monaco, sono aperte due mostre, a distanza di un giorno l’una dall’altra. La prima si intitola Grosse Deutsche Kunstausstellung (Grande Esposizione di arte tedesca) e si tiene nell’edificio della Haus der Kunst di Monaco da poco inaugurato, raccogliendo 1188 opere di 557 artisti. L’obiettivo della mostra è quello di presentare l’arte tedesca più “genuina” – un’arte che esalti tutti i valori imposti dal nazismo. Le opere sono scelte da Hitler e dal ministro della cultura Goebbels. Comprendono grandi tele di soggetto storico, nature morte e paesaggi dipinti con uno stile fra il classico e il naturalista, ritratti del Führer e di suoi collaboratori, opere su temi legati al lavoro, alla famiglia, sculture di atleti che esaltano la forza fisica.
Il giorno successivo, nelle sale dei gessi del Museo Archeologico di Monaco, si inaugura la mostra Entartete Kunst “Arte degenerata” (73) comprendente circa 600 opere d’avanguardia sottratte dalle collezioni pubbliche tedesche che raccontano la vera storia dell’arte tedesca d’avanguardia, riunendo artisti espressionisti, astrattisti, dadaisti. Le opere sono compresse e affiancate da scritte che enfatizzano la loro presunta dimensione degenerata. Questa è l’arte che il nazismo combatte, tanto che molti artisti e intellettuali sono costretti a lasciare la Germania a causa delle persecuzioni.
In quello stesso anno a Parigi ha luogo l’Esposizione Internazionale delle Arti e delle Tecniche, a cui partecipano gli Stati governati da regimi totalitari, proponendo ciascuno esempi diversi di arte monumentale e celebrativa. Il Padiglione tedesco (74) e quello dell’Unione Sovietica (75) si fronteggiano. Il primo è sormontato da una grande aquila, emblema della potenza dell’impero. Quello sovietico sbandiera una scultura di Vera Muchina, rappresentante una coppia proletaria che euforicamente marcia verso l’avvenire con la falce e il martello rivolti verso il cielo. In Unione Sovietica l’utopia costruttivista aveva oramai lasciato il posto al realismo socialista, lo stile ufficiale del regime stalinista.
Per quanto riguarda la Spagna, il governo repubblicano del Fronte Popolare invita Picasso a decorare il Padiglione nazionale spagnolo. Picasso risponde con Guernica ( pp. 273-275), tela diventata il manifesto di un nuovo impegno politico e civile dell’arte.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi