Il Ritorno all’Ordine e la riscoperta del classico

Alla fine della Prima guerra mondiale, in Italia e nel resto dell’Europa si sente la necessità di abbandonare l’avanguardia per esplorare un nuovo dialogo con la storia, la tradizione e il mestiere. Questo clima coinvolge alcuni dei principali protagonisti delle Avanguardie storiche. Abbiamo seguito l’uscita di Picasso dal Cubismo e l’inizio del suo periodo classico, quando nel 1917 si trova a Roma con Jean Cocteau per incontrare Djagilev e lavorare alle scenografie e ai costumi di Parade. Abbiamo osservato i vari percorsi di Carrà, De Chirico e Morandi dopo la stagione metafisica, quando la loro ricerca si orienta verso una nuova esplorazione della classicità e della tradizione. Anche Severini, residente a Parigi, nel 1916 realizza Maternità, opera nella quale riscopre la purezza delle forme e l’armonia dell’arte toscana rinascimentale, in una chiara volontà di superamento del Futurismo. L’opera – un ritratto della moglie Jeanne Fort che allatta il figlio Tonio, nato nel 1916 – mostra una grammatica compositiva semplice, fondata su un disegno rigoroso e chiaro che mette in evidenza la volontà di ritornare alle forme nette e precise della tradizione rinascimentale. La figura emerge dallo sfondo luminoso grazie a linee marcate e a trapassi chiaroscurali che esaltano la naturalezza della posa e dello sguardo in una pacata e ferma “monumentalità” quotidiana e affettiva.

Riflessione sul classico e arte di regime

L’espressione Ritorno all’Ordine, che deriva da quella francese – rappel-à-l’ordre – coniata dal critico Maurice Raynal, copre un periodo ampio e complesso e indica una tendenza che si sviluppa nell’immediato dopoguerra e attraversa tutti gli anni Venti e Trenta. Al suo interno, si possono scandire due fasi: in una prima stagione, che dura sin verso il 1925, la riflessione sul classico è ricca di stimoli e non è da intendersi in una dimensione regressiva: in Italia coincide con l’attività di “Valori Plastici” e con lo sviluppo della poetica del “Realismo magico”, un’atmosfera pittorica in bilico tra Realismo e Metafisica; la seconda stagione, che copre gli anni Trenta, può essere considerata invece più involuta. In relazione alla situazione politica del momento, il ritorno al classico e alla tradizione diventano possibilità linguistiche che ben si coniugano con la politica culturale e di propaganda promossa dai regimi totalitari. Tuttavia, se il nazismo cerca di cancellare qualsiasi forma di modernità, attaccando le ricerche d’avanguardia e ponendo fine all’esperienza tedesca più aperta e cosmopolita degli anni Venti, il Bauhaus, diversa è la situazione in Italia, in cui non si può parlare di un’effettiva arte di Stato. Negli anni Venti il Novecento Italiano, raggruppamento che più di ogni altro rappresenta il Ritorno all’Ordine, convive di fatto con tendenze opposte che recuperano il dialogo con le Avanguardie europee e con l’Astrattismo. Dopo il 1930 il fascismo tenderà a tratteggiare una propria fisionomia stilistica, seppure anche allora non si possa parlare di un’arte di regime. Ma è importante evidenziare che, anche nella fase più buia del regime – quando si vuole concretizzare il disegno “imperiale” e si dà avvio alla campagna razziale – alcuni artisti e intellettuali promuovono una fiera opposizione morale e intellettuale al regime.

GUIDA ALLO STUDIO
Il Ritorno all’Ordine
  • Tendenza dell’arte europea degli anni Venti e Trenta
  • Superamento delle Avanguardie e ritorno alla tradizione classica
  • Nuovo dialogo con la Storia, la tradizione e il mestiere
  • Composizioni semplici, disegno rigoroso e forme nette e precise
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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi