Contesti d’arte - volume 3

L’idolo ermafrodito 

Nella ricerca di Carrà, rispetto a quella di De Chirico, si percepisce una maggiore propensione verso la costruzione plastica dell’immagine, come si può osservare nell’Idolo ermafrodito (7), in cui la composizione è risolta in base a un altissimo rigore costruttivo che purifica la forma. L’ambiente è spogliato da elementi decorativi che possano in qualche modo distogliere l’attenzione dalla figura del dio-idolo, una sorta di manichino pronto a umanizzarsi, colto in un gesto benedicente, che occupa quasi interamente lo spazio.

Gli esiti successivi della pittura di Carrà e De Chirico

La stagione metafisica di Carrà può dirsi conclusa all’inizio degli anni Venti: appare evidente, nella sua pittura, il passaggio a una nuova dimensione classicista. Questo nuovo orientamento si inserisce pienamente nel clima del Ritorno all’Ordine, che condurrà molti artisti che avevano esordito nell’ambito delle Avanguardie a recuperare la figurazione, in un’esplorazione della grande pittura del passato ( p. 370).

Il pino sul mare

In un dipinto come Il pino sul mare (8), gli elementi iconografici di matrice dechirichiana sono scomparsi: Carrà costruisce un’immagine semplice, che rimanda alla pittura primitiva del Trecento e del Quattrocento – a Giotto, in particolare – trasformando l’atmosfera metafisica in un senso di attesa, solitudine e poesia. Il critico tedesco Worringer, riflettendo su questo piccolo dipinto che ha avuto un’ampia fortuna, parla di “valore classico”. «Classico non è una determinazione di tempo – scrive il poeta Massimo Bontempelli – è una categoria spirituale. In realtà classica è ogni opera d’arte che riesca a uscire dal proprio e da ogni tempo».

CONFRONTI E INFLUENZE

I dipinti che Carrà esegue nei primi anni Venti, come Il pino sul mare o Le figlie di Loth, sono particolarmente esemplificativi dell’interesse del pittore per la pittura del Trecento italiano e per Giotto in particolare. Le due opere, infatti, si caratterizzano per la scelta di un linguaggio essenziale, concentrato principalmente sulla definizione dello spazio e dei volumi, che trova alimento nella rappresentazione schematica della natura fornita da Giotto nei suoi affreschi.

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Combattimento di gladiatori

Alla fine della guerra anche De Chirico abbandona per alcuni anni l’enigma metafisico per esplorare una diversa dimensione di figurazione, riflettendo con un nuovo spirito sulla classicità e sulla tradizione. Nel 1924 si stabilisce nuovamente a Parigi, dove risiede fino al 1930. Partecipa alla fondazione del Surrealismo, per cui sarà una sorta di padre ispiratore, e prosegue nella propria ricerca. In questi anni adotta una pennellata più sciolta e atmosferica, facendo ricorso a nuovi soggetti desunti dalla classicità, come gladiatori, ville romane e tempietti. Ne è un esempio il ciclo decorativo realizzato per l’abitazione del gallerista parigino Léonce Rosenberg, dedicato al tema dei gladiatori, per il quale De Chirico consulta fonti diverse, dai repertori archeologici agli affreschi quattrocenteschi di Luca Signorelli, dalla pittura storica ai mosaici di Picasso. La scena del Combattimento di gladiatori (9) era stata concepita per la decorazione della parete più ampia del salone, attorniata da altre due tele. La composizione, basata su un caotico intreccio e assembramento di combattenti e animali, è ambientata in uno spazio angusto, in cui le figure toccano quasi il soffitto, come se il combattimento si svolgesse nel salone di un appartamento decorato con stucchi. Le espressioni fisse e innaturali dei personaggi sembrano attenuare il dramma e accentuano, per converso, il senso di messa in scena teatrale, evidenziata anche dagli scudi policromi, che sembrano di cartone. Conclusa questa fase creativa, nel corso degli ultimi anni De Chirico tornerà a rivisitare alcuni temi metafisici, realizzando anche copie delle sue opere più note. Questa pratica, divenuta sistematica a partire dagli anni Sessanta, è stata definita la sua stagione “neometafisica”.

GUIDA ALLO STUDIO
Giorgio de Chirico
  • Pittore greco di formazione simbolista
  • Caposcuola della Metafisica, nuova corrente artistica volta a ricercare il senso nascosto della realtà
  • Ritorno agli insegnamenti accademici e alla tradizione classica
  • Sostituzione del tema della “velocità” futurista con la ricerca di una dimensione sospesa ed eterna
  • Pittura dai contorni perfetti, dalle ombre nette e dai colori piatti e senza sfumature
  • Opere dal senso tragico ed enigmatico
  • Temi ricorrenti: manichini e calchi di statue classiche
Carlo Carrà
  • Pittore italiano di formazione futurista, fondatore con De Chirico della Metafisica
  • Riscoperta dell’importanza della forma, della plasticità dell’oggetto e della tradizione
  • Estrema semplificazione delle forme, su modello del disegno infantile
  • Successivo allontanamento dalla Metafisica verso un ritorno alla tradizione pittorica del Trecento e Quattrocento
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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi