Contesti d’arte - volume 3

Carlo Carrà

Nel 1917, su suggerimento dello scrittore e pittore Ardengo Soffici, Carlo Carrà (Quargnento 1881-Milano 1966) raggiunge De Chirico a Ferrara, lavorando accanto al pittore metafisico per circa tre mesi. Carrà aveva già aderito al Futurismo pur rivelando, con lo scoppio della guerra, forti dubbi per una poetica incentrata sull’ottimismo per il progresso e sul rifiuto per la tradizione, in un’esaltazione della disgregazione della forma e del dinamismo.
Dopo la parentesi futurista, Carrà sente l’esigenza di ritornare a meditare sulla plasticità dell’oggetto. Riscopre allora i valori della forma e della tradizione, ricercando nuovi riferimenti nella storia che lo portano a riflettere sulla primitività di Giotto e Paolo Uccello come pure sull’opera del Doganiere Rousseau.

La carrozzella

Fra il 1916 e il 1917 Carrà realizza dipinti in cui i modelli desunti dalla tradizione si fondono con la riscoperta della forza plastica del disegno infantile. Ne è un esempio La carrozzella (5), dove la composizione è ridotta all’essenziale: una casetta di sapore giottesco è sospesa sullo sfondo e in primo piano campeggia la carrozzella con il cavallo, immobile in un paesaggio scarno. Il soggetto, estremamente semplificato nella forma, occupa un ampio fondale monocromo e sembra sospeso in un’atmosfera lirica, che attribuisce ai pochi elementi del dipinto un valore simbolico quasi primordiale.

La camera incantata

Nelle opere del periodo ferrarese emerge una nuova dimensione metafisica, in cui si fanno evidenti molti dei motivi iconografici propri di De Chirico. Nella Camera incantata (6), per esempio, troviamo il manichino e le scatole in primo piano. L’impostazione spaziale è chiaramente ripresa dalle opere metafisiche di De Chirico, anche se in Carrà si attenua il senso tragico ed enigmatico. La camera incantata è il luogo dei ricordi d’infanzia, in cui ciascun oggetto concorre a definire una narrazione autobiografica, una sorta di rebus che la critica ha cercato di interpretare. Il manichino da sarta sullo sfondo rappresenterebbe la madre dell’artista, morta quando il piccolo Carrà aveva nove anni, e che di professione faceva la sarta; l’altro manichino, realizzato con un accumulo di scatole dalle diverse forme geometriche in cui l’ultima è rivestita in cuoio e sormontata da un parrucchino nero, rimanda alla figura del padre, di professione calzolaio. In primo piano sono collocate due scatole, l’una contenente un pesce e l’altra un set da pesca, hobby che l’artista condivideva con il padre.

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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi