Carlo Carrà
Nel 1917, su suggerimento dello scrittore e pittore Ardengo Soffici, Carlo Carrà (Quargnento 1881-Milano 1966) raggiunge De Chirico a Ferrara, lavorando accanto al pittore metafisico per circa tre mesi. Carrà aveva già aderito al Futurismo pur rivelando, con lo scoppio della guerra, forti dubbi per una poetica incentrata sull’ottimismo per il progresso e sul rifiuto per la tradizione, in un’esaltazione della disgregazione della forma e del dinamismo.
Dopo la parentesi futurista, Carrà sente l’esigenza di ritornare a meditare sulla plasticità dell’oggetto. Riscopre allora i valori della forma e della tradizione, ricercando nuovi riferimenti nella storia che lo portano a riflettere sulla primitività di Giotto e Paolo Uccello come pure sull’opera del Doganiere Rousseau.