Suprematismo e Costruttivismo

7.12 Suprematismo e Costruttivismo

Malevič e il Suprematismo

Dopo aver esplorato un linguaggio neoprimitivista e seguito l’attività dei raggisti Michail Larionov e Natalja Gončarova, Kazimir Severinovič Malevič (Kiev 1879-San Pietroburgo 1935), fra il 1911 e il 1912, si avvicina alla sintassi cubo-futurista.
Nel 1913 si allontana dai colleghi raggisti e si avvicina a un circolo di letterati e poeti fra cui Vladimir Majakovskij (1893-1930) con il quale nel 1915 pubblica il Manifesto del Suprematismo: attraverso questo l’artista russo intende esaltare “la supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative”.
Già nel 1913 aveva raggiunto l’astrazione totale, realizzando un quadrato nero su fondo bianco. Malevič vuol toccare il grado zero in pittura, ovvero il punto di partenza per fondare una nuova arte. A tal proposito osserva: «Mi sono trasfigurato nello zero delle forme e sono andato al di là dello zero, cioè verso il suprematismo, verso il nuovo realismo pittorico, verso la creazione non-oggettiva». L’arte si libera dunque progressivamente dalla figurazione e dai vincoli mimetici della rappresentazione per esplorare l’assoluto della sensibilità della creazione pura, essenza stessa della pittura.

La croce nera

In questo percorso Malevič guarda all’arte popolare russa per approfondire un’analisi della pittura sul piano squisitamente formale. Nelle icone bizantine individua l’essenza per raggiungere la purezza assoluta. Elabora composizioni semplicissime basate su forme geometriche elementari dipinte con campiture omogenee e piatte di colore, un colore che per lui non ha valore simbolico, ma rappresenta un “non colore”. Queste forme, come si può vedere ne La croce nera (86), sono dunque collocate su uno sfondo neutro, bianco o grigio, che immette l’opera in una dimensione atemporale, lontana dalla contingenza del mondo. Dal quadrato nero, che è la forma elementare per eccellenza, da cui scaturiscono tutte le altre forme, si può ottenere la croce, moltiplicando il quadrato per cinque e orientandolo verso i quattro punti cardinali o, per movimento di rotazione, il cerchio – forme che rimandano nella loro purezza ed essenzialità alle simbologie della religione cristiana ortodossa.

Quadrato bianco su fondo bianco

La vocazione utopica della sua ricerca conduce l’artista nel 1918 alla realizzazione del Quadrato bianco su fondo bianco (87), visualizzazione dell’immaterialità della pittura, creazione pura.
Nonostante la sua ricerca sia di forte impatto per l’estrema radicalità e per il rinnovamento totale che propone, Malevič non incontra i favori della giovane generazione di artisti russi cresciuti nel periodo della rivoluzione comunista: la sua posizione viene considerata troppo spirituale, incline al misticismo e ideologicamente estranea alla contemporaneità.

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Tatlin e il Costruttivismo

Al contrario del Suprematismo, il Costruttivismo opera su un piano di relazione fra avanguardia e dimensione politico-sociale. Gli artisti che vi aderiscono intendono la loro missione come intervento sociale: l’astrazione non è quindi da interpretarsi come un’esplorazione di individualità ed emotività, ma come linguaggio capace di relazionarsi con la società di massa. In quest’ottica ci si batte per una democratizzazione dell’arte che superi la concezione borghese dell’opera collegata a un mercato e a un collezionismo per i ceti più abbienti in direzione di una dimensione allargata e multidisciplinare dell’arte, che ne assicuri una funzione utilitaria e una destinazione sociale.

Controrilievo dell’angolo

Il termine “Costruttivismo” è utilizzato per la prima volta per descrivere i Controrilievi di Vladimir Tatlin (Mosca 1885-1953) esposti nel 1915. Si tratta di assemblaggi realizzati con materiali diversi – fogli di alluminio, legno, cavi d’acciaio – che nascono sulla scorta dei collage cubisti e delle esperienze polimateriche futuriste, aprendo la strada a una nuova arte che oltrepassa i generi canonici di pittura e scultura. I Controrilievi diventano di fatto oggetti che vivono in relazione allo spazio fisico che li accoglie e la loro natura è imprescindibile dalla relazione opera-ambiente. Ogni volta che l’opera viene installata in un luogo diverso, con diverse caratteristiche spaziali, assume una diversa conformazione. In Controrilievo dell’angolo (88) l’opera non è installata in modo frontale a parete, ma sfrutta la spazialità dell’angolo, quasi a smaterializzare i confini della stanza: questa non è più spazio che accoglie l’oggetto plastico, ma diventa componente integrante del lavoro. In tal modo il ruolo contemplativo dell’osservatore è incrinato verso una sua più attiva partecipazione in quello che è lo spazio fisico del lavoro.

Monumento alla Terza Internazionale

Dopo la rivoluzione, fra il 1919 e il 1920, Tatlin progetta il Monumento alla Terza Internazionale che risponde proprio alla nuova funzione dell’arte costruttivista: come attesta il critico d’arte Natan Punin, questo monumento è pensato come armonia di «forma puramente creatrice e forma utilitaria». L’opera, che non verrà mai realizzata – esistono soltanto dei modelli in scala (89) – è concepita come una torre di 400 metri che si sviluppa con un potente moto a spirale verso il cielo. Questo monumento sarebbe diventato il simbolo del nuovo ideale di un’arte che si apre alla modernità e alla tecnologia, ma che, al contempo, reclama l’impegno, contaminandosi con la dimensione politica e sociale.

GUIDA ALLO STUDIO
Malevič e il Suprematismo
  • Ricerca dell’astrazione totale e della purezza assoluta
  • Abbandono della rappresentazione della realtà
  • Composizioni semplici, forme geometriche elementari e colori privi di valore simbolico
Tatlin e il Costruttivismo
  • Ricerca del valore sociale dell’arte e di una sua democratizzazione
  • Uso di materiali diversi
  • Creazione di opere polimateriche

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi