Il Neoplasticismo

7.11 Il Neoplasticismo

Piet Mondrian

Se Kandinskij è il padre dell’astrattismo lirico, Piet Mondrian (Amersfoort 1872-New York 1944) è il padre dell’astrazione geometrica. Come ha sintetizzato esemplarmente il critico d’arte Giulio Carlo Argan, «per Mondrian, senza dubbio il più civile dei pittori del nostro secolo, nulla ha valore che non sia verità: 2 + 2 fanno 4 nell’arte come in aritmetica. E nella morale. L’assunto morale di Mondrian è di “eliminare il tragico della vita”: e tragico è tutto ciò che viene dall’inconscio […]». Mondrian compie difatti un’operazione quasi mistica e, attraverso la scoperta della forma geometrica, raggiunge la purezza, l’assoluto.
Per comprendere il suo cammino verso l’astrazione è utile seguire la sua vicenda creativa, dalla formazione alla fondazione del movimento del Neoplasticismo, scandendo e analizzando le tappe del suo lavoro e del suo pensiero.
Avviato precocemente al disegno, Mondrian compie studi accademici ad Amsterdam. Di grande impatto è per lui la mostra di Van Gogh tenutasi ad Amsterdam nel 1905, che lo porta a svincolarsi dal valore referenziale del colore per indagare una nuova dimensione emotiva della pittura. È utile evidenziare che in questi anni Mondrian si avvicina altresì alla teosofia. Il principio fondante di questa dottrina mistico-filosofica è l’“ascesi” che si compie distaccandosi dal mondo terreno per raggiungere la conoscenza più profonda delle cose e arrivare alla verità del divino.
Fra il 1911 e il 1912 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i cubisti e con loro espone al Salon des Indépendants. Ma, come osserva Apollinaire, Mondrian declina un «Cubismo molto astratto che segue una strada diversa da quella di Picasso e Braque». In effetti per l’artista olandese il Cubismo non è un approdo, ma un transito verso la semplificazione della forma che si concretizzerà di lì a poco. Un esempio del suo particolare modo di interpretare la sintassi cubista si fa evidente nell’Albero argentato (77), dove la gamma cromatica si restringe attorno a tonalità grigioargentee e l’immagine della pianta si riduce a un intrico di linee curve ed ellittiche di forte suggestione grafica.

Molo e oceano (composizione n. 10)

Con lo scoppio della guerra Mondrian fa ritorno in Olanda, dove compie il suo passo decisivo verso l’astrazione. Scrive infatti: «Se desideriamo rappresentare in modo completo la natura siamo costretti a cercare un’altra espressione plastica. Ed è proprio per amore verso la natura e la realtà che evitiamo la sua apparenza naturale». L’artista deve cogliere l’essenza profonda delle cose che, sganciata dal dettaglio particolare, ne rappresenti l’espressione universale. Nel 1915 realizza Molo e oceano (composizione n. 10) (78), in cui racchiude in un ovale l’immensa distesa di un oceano, utilizzando solo il bianco e il nero. Mondrian elimina la linea curva e la composizione si risolve in un incrocio di linee orizzontali e verticali, in quanto la linea retta è da lui considerata come la possibilità di sintesi di tutte le altre forme. I segmenti, di dimensioni maggiori nella parte inferiore del dipinto, si rimpiccioliscono e si infittiscono via via che si procede verso l’alto: in questo modo Mondrian crea l’impressione di guardare i riflessi di luce su un mare piatto.

Quadro I

Nel 1917, con una serie di artisti e architetti partecipa alla rivista “De Stijl” (Lo Stile) (► p. 312), in cui si teorizza il Neoplasticismo, ossia la ricerca di una nuova forma tanto nell’arte quanto in architettura e nelle arti applicate che superi tutti i sentimenti e slanci individuali che caratterizzavano l’Espressionismo e anche lo spiritualismo del Blaue Reiter, così da dar vita a un linguaggio capace di trascendere l’individuale per raggiungere l’universale, in piena sintonia con l’esigenza che gli artisti sentono nel dopoguerra di ritrovare un nuovo ordine dopo il dirompente clima di rottura delle Avanguardie, e conseguentemente di esplorare un nuovo rapporto tra arte e società.
Mondrian mette allora a punto una sintassi assoluta, rigorosamente bidimensionale che rimarrà pressoché invariata negli anni: la composizione diventa un piano geometrico la cui superficie è scompartita da una griglia nera di linee orizzontali e verticali, come si vede in Quadro I (79). I colori si riducono ai tre complementari – blu, rosso, giallo – stesi in campiture piatte alternate a quelle bianche, quest’ultime sfumate in impercettibili variazioni di bianco. Linea e colore diventano quindi gli elementi universali capaci di rappresentare la tensione e l’equilibrio tra forze interiori, l’armonia che si cela dietro il caos apparente dell’universo. Armonia che l’artista raggiunge oltrepassando la simmetria, in un equilibrio asimmetrico di forme e colori.

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Broadway Boogie Woogie

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale induce Mondrian, come molti artisti dell’avanguardia europea, a trasferirsi a New York per poter continuare a lavorare in piena libertà, e lì l’artista trascorre gli ultimi anni della sua vita, dal 1940 al 1944. I nuovi stimoli ricevuti dalla metropoli lo conducono a esplorare una nuova sintassi compositiva. Oltreoceano gli spazi si fanno sconfinati; se Europa vuol dire rapporto con la Storia, nella Grande Mela tutto è velocità, presente e cambiamento. La griglia nera del periodo neoplastico si fa pertanto più libera, vibrante e ritmica, come si può vedere in Broadway Boogie Woogie (80), opera che rimanda ai ritmi frenetici del boogie-woogie, stile musicale derivato dal blues che ispira il celebre e omonimo ballo molto di moda fra gli anni Trenta e Cinquanta, caratterizzato da linee continue di basso e dalla ripetizione di frasi musicali continuamente variate.

GUIDA ALLO STUDIO
Piet Mondrian
  • Padre dell’astrazione geometrica
  • Distacco dall’Espressionismo e dal Blaue Reiter
  • Ricerca di un linguaggio stilistico in grado di raggiungere l’universale (come teorizzato nel Neoplasticismo)
  • Abbandono della linea curva per la linea retta, sintesi di tutte le forme
  • Composizioni essenziali, geometriche e bidimensionali

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi