ANALISI D'OPERA - Umberto Boccioni, La città che sale

Analisi D'opera

Umberto Boccioni

La città che sale

  • 1910-1911
  • olio su tela, 199,3x301 cm
  • New York, Museum of Modern Art (MoMA)

Il dipinto ha avuto una lunga gestazione, testimoniata dalla presenza di numerosi studi e schizzi. Concepito inizialmente come trittico, viene infine realizzato come opera singola. Si tratta di una tela di grandi dimensioni intitolata nella prima versione Il lavoro e ribattezzata La ville qui monte (La città che sale) dopo la mostra parigina alla Galleria Bernheim-Jeune. Boccioni, per poter mettere a fuoco il soggetto, visita diversi cantieri e zone industriali periferiche di Milano.

Descrizione

La scena si svolge in una città moderna, con fabbriche e cantieri – nuovi monumenti della contemporaneità – che si stagliano sullo sfondo. Il primo piano è occupato da un moto vorticoso di cavalli e uomini, la cui azione è colta nel momento più intenso e violento. Il tema del cavallo imbizzarrito e della folla che tenta di placarlo permette all’artista di risolvere pittoricamente il concetto di simultaneità. Grazie a una pennellata urgente e filante, di chiara radice divisionista, il cavallo diventa nucleo di energia, di forza dirompente. La drammaticità della scena è senza dubbio accentuata dall’utilizzo del colore aggressivo e vistoso di matrice espressionista. Già a partire dagli anni della formazione romana, Boccioni guarda alla pittura di Munch e Van Gogh. Concentra la tavolozza sui soli colori primari – rosso, blu, giallo – con piccole zone in cui è richiamato il colore complementare: il verde per il rosso, l’arancione per il blu e il viola per il giallo. Come osserva l’artista «la tonalità violenta esasperata ottenuta con colori puri […] crea nel quadro un’atmosfera satura di lirismo, di giovinezza affascinante, di verginità, di volgarità istintiva, feroce, non curante, quindi antiartistica, anti-museo […]. La crudezza, nei colori e nei toni, dà all’opera un carattere sgargiante, ingenuo, infantile, anti-artistico e anti-culturale». Con questo dipinto Boccioni fornisce una mirabile sintesi dei temi futuristi – il lavoro, la luce, il movimento – proponendo un monumento laico della modernità. Egli spiega infatti che con quest’opera ha voluto «innalzare alla vita moderna un nuovo altare vibrante di dinamica», altrettanto puro e intenso come quelli che in passato «furono innalzati dalla contemplazione religiosa del mistero divino».

CONFRONTI E INFLUENZE

L’orchestrazione cromatica basata sull’utilizzo di colori puri e forti con una gamma predominante di rossi evidenzia l’influenza delle correnti protoespressioniste ed espressioniste, in cui il colore non ha più un valore descrittivo, ma è legato alle emozioni e alle sensazioni interiori dell’individuo.
Se confrontiamo la pennellata di Boccioni con quella di Gaetano Previati ne Il carro del sole risulta evidente come, al di là della diversa gamma cromatica, il tratto rapido e allungato di Boccioni trovi una fonte diretta nelle acquisizioni pittoriche divisioniste. Egli ha l’occasione di ammirare le opere di Previati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1910.

Contesti d’arte - volume 3
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Dal Neoclassicismo a oggi