ANALISI D'OPERA - Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon

Analisi D'opera

Pablo Picasso

Les Demoiselles d’Avignon

  • 1907
  • olio su tela, 244x233,7 cm
  • New York, Museum of Modern Art (MoMA)

A partire dalla primavera del 1907, nello studio al Bateau-Lavoir di Montmartre, Picasso è impegnato nella realizzazione di numerosi schizzi e disegni per l’elaborazione del dipinto Les Demoiselles d’Avignon, il cui titolo originario era il più provocatorio Bordel d’Avignon.

Descrizione

Il dipinto raffigura l’interno di un bordello di Barcellona. Nel bozzetto preparatorio erano presenti anche due figure maschili che conferivano un valore simbolico alla composizione: sulla sinistra, uno studente con un teschio in mano faceva la sua comparsa nella stanza, mentre al centro era posizionato un marinaio.
Nella versione finale, oltre agli uomini, sono eliminati tutti i dettagli simbolici e morali che alludono al peccato: la scena si riduce a cinque corpi femminili dalle forme taglienti e spigolose che guardano insistentemente verso lo spettatore.
La prospettiva tradizionale con un unico punto di vista è sconvolta e le figure, che sembrano rozzamente scolpite nel legno, sono colte contemporaneamente da più punti di osservazione, spostando lo sguardo da una visione realistica a una dimensione squisitamente soggettiva. Pur essendo evidenti svariate fonti di ispirazione – dalla Gioia di vivere di Matisse alle varie Bagnanti di Cézanne, dallo Schiavo morente di Michelangelo al Bagno turco di Ingres – il risultato è completamente originale. I colori stesi urgentemente spaziano dalla gamma degli azzurri, dei rosa e dei bruni senza accennare a una scansione e distinzione spaziale fra il primo piano e lo sfondo.
I volti diventano essenziali e grotteschi, con i tratti non più armonicamente delineati: quelli delle donne sulla destra riportano la suggestione delle maschere africane, mentre il profilo della figura sulla sinistra ricorda la pittura egizia.

Forma, funzioni e idee

Non a caso nel 1907 Picasso aveva frequentato il Musée du Trocadéro a Parigi, inaugurato nel 1882, dove aveva potuto ammirare oggetti della cultura africana e oceanica; nello stesso periodo iniziavano a circolare anche nei mercatini parigini oggetti e maschere negri acquistati da collezionisti e artisti, sedotti da quel nuovo universo artistico che turbava i canoni estetici classici.
Les Demoiselles d’Avignon genera scandalo anche fra gli ammiratori dell’artista, che non apprezzano il nuovo orientamento della sua pittura. Braque invece, che vede il dipinto nell’atelier di Picasso, ne rimane profondamente colpito, rendendosi conto del carattere dirompente e rivoluzionario di quest’opera. In essa, infatti, già si preannuncia la scomposizione in molteplici punti di vista che caratterizzerà le ricerche del primo Cubismo, quello cosiddetto “analitico”.

LE FONTI

Secondo quanto riferisce il poeta e critico francese Max Jacob, era stato Matisse a far conoscere a Picasso la scultura negra. «Matisse prese su di un mobile una statuetta di legno nero - racconta - e la mostrò a Picasso. Era la prima scultura negra. Picasso la tenne in mano tutta la sera. L’indomani mattina, quando arrivai nell’atelier, il pavimento era tutto cosparso di fogli di carta e su ogni foglio c’era un grande disegno, quasi uguale su tutti: una faccia di donna, con un naso troppo lungo e confuso con la bocca, una ciocca di capelli sulla spalla. Era nato il Cubismo».

CONFRONTI E INFLUENZE

Una delle fonti di ispirazione per la scelta del soggetto potrebbe essere Il bagno turco di Ingres che Picasso aveva avuto modo di vedere al Salon d’Automne del 1905 e da cui riprende la posa della donna di spalle. La figura, invece, con il gomito alzato sopra la testa, trae chiaramente ispirazione dallo Schiavo morente di Michelangelo.

Contesti d’arte - volume 3
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