Pablo Picasso

7.5 Pablo Picasso

Pablo Picasso y Ruiz (Malaga 1881-Mougins 1973) è uno dei grandi protagonisti del XX secolo: la sua opera, capace continuamente di rinnovarsi, ha impresso un forte impulso alla rivoluzione dei principi estetici e formali dell’arte, seducendo e influenzando, nelle varie fasi di ricerca, diverse generazioni di artisti.
Dalla città natale, all’età di dieci anni, Picasso si trasferisce con la famiglia a La Coruña dove il padre esercita la professione di insegnante di disegno alla scuola secondaria. Il giovane inizia a manifestare il suo talento artistico realizzando ritratti di parenti e amici, sulla scia dei grandi maestri della tradizione pittorica spagnola, come Velázquez, Zurbarán e Goya, che aveva potuto ammirare durante una visita al Museo del Prado a Madrid.
Nel 1895 la famiglia si sposta a Barcellona, dove Picasso dà avvio alla sua carriera: si iscrive all’Accademia di Belle Arti e frequenta l’entourage artistico e letterario che popola i caffè e i locali del quartiere vecchio della città.

Il periodo blu

Attorno ai primi anni del Novecento la tecnica pittorica di Picasso cambia, le figure si allungano rivelando una forte attrazione per l’opera di El Greco; il colore si caratterizza per un prevalente utilizzo delle gradazioni cromatiche del blu, tanto che la critica ha definito questa stagione di lavoro come “periodo blu”. Pervaso dalla tristezza e dalla malinconia, coincide con un momento difficile dell’esistenza dell’artista, determinato dalla perdita dell’amico Carlos Casagemas, morto suicida per amore, con il quale Picasso aveva condiviso viaggi e anni intensi di vita bohémienne.

Vecchio cieco e ragazzo

I soggetti del periodo blu sono orientati a esplorare la condizione di miseria e solitudine dell’essere umano nella contemporaneità. Si tratta di un’umanità reietta e dimenticata: poveri, mendicanti e personaggi del circo dagli sguardi tristi e malinconici, di forte pregnanza emotiva e simbolica. In Vecchio cieco e ragazzo (21) Picasso raggiunge quasi la monocromia assoluta. I corpi allungati e deformi, che ricordano appunto la pittura di El Greco, accentuano un senso di profonda mestizia. I due personaggi, colti tra i molti mendicanti che popolavano le strade di Barcellona, sono collocati in uno spazio astratto, il vecchio con gli occhi socchiusi e il ragazzo con lo sguardo vuoto e fisso. Entrambi sono avvolti in un’atmosfera straniante e silenziosa che riflette pienamente la loro condizione interiore di solitudine ed emarginazione.

La vita

In quello stesso anno Picasso realizza La vita (22), dipinto che rappresenta un’allegoria di difficile interpretazione: in una composizione semplice ed equilibrata si contrappongono le rappresentazioni dell’amore carnale e dell’amore materno, che alcuni critici hanno anche interpretato come due momenti conseguenti, ovvero l’unione carnale tra uomo e donna che porta al concepimento. Sullo sfondo sono collocati studi di nudi, come se la scena si svolgesse in un atelier d’artista. 

Anche quest’opera è pervasa da un senso di tristezza e solitudine, come a ricordare la caducità e la sofferenza della vita terrena contrapposta alla vita eterna, irrimediabilmente perduta con la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, cui i due personaggi sulla sinistra potrebbero alludere, così come le due figure nude e abbracciate sullo sfondo.

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Il periodo rosa

Nel 1904 Picasso lascia la Catalogna e si trasferisce stabilmente a Parigi, dove già aveva soggiornato per brevi periodi negli anni precedenti. Risiede nel quartiere di Montmartre, nell’edificio del Bateau-Lavoir che sarà il luogo di nascita del Cubismo. Frequenta gli artisti spagnoli che come lui si sono trasferiti a Parigi e conosce Fernande Olivier, con cui intraprende una relazione amorosa. Pur essendo un momento di difficoltà economiche, questo periodo è tuttavia caratterizzato dalla serenità determinata dal nuovo amore e dai nuovi incontri. In relazione a questa nuova condizione esistenziale, l’artista abbandona le tonalità cupe del periodo blu, iniziando a esplorare nella sua pittura varie tonalità cromatiche del rosa: da qui la definizione di questa nuova stagione di ricerca, che prende avvio nel 1905, come “periodo rosa”.
Picasso rivolge ora la propria attenzione ai personaggi del circo, come arlecchini, saltimbanchi e giocolieri, che sono tuttavia sempre avvolti in un’atmosfera malinconica.
A Parigi approfondisce i suoi interessi sia verso l’arte del passato sia verso quella contemporanea. Porta con sé un solido bagaglio di esperienze pittoriche provenienti dallo studio della grande tradizione della pittura spagnola, ma allo stesso tempo è attratto dalle atmosfere vaporose della pittura di Degas e di Toulouse-Lautrec. Inoltre ammira la scultura greca e la grande pittura rinascimentale al Louvre.

Famiglia di acrobati con scimmia

La composizione della Famiglia di acrobati con scimmia (23) rivela tutte queste influenze. L’impianto piramidale tipico della pittura rinascimentale ricorda una Sacra famiglia di Raffaello, in un gioco bilanciatissimo di equilibri valorizzato inoltre attraverso i gesti e gli sguardi dei personaggi.
A causa delle difficoltà economiche, l’artista non può acquistare facilmente tele e colori a olio: si trova così costretto a utilizzare tecniche più effimere e immediate, come la  gouache e l’acquerello, che possono essere sperimentate su cartoni e frammenti di cartoncino di riuso, più facili da procurarsi rispetto alla tela e capaci di conferire all’opera una dimensione più evanescente e un senso di non-finito (molto accentuato nello sfondo di questo dipinto).

Verso il Cubismo

Una nuova svolta nella ricerca di Picasso si ha nel 1906, quando l’artista passa l’estate a Gosol, un paesino nella valle di Andorra in Spagna, dove rimane sedotto dal fascino della scultura iberica.

Donna con bambino e capra

L’artista dipinge alacremente, semplificando le forme e i volumi: le figure – che ricordano la robustezza degli antichi koùroi e kòrai della Grecia arcaica, saldi nel portamento e nelle proporzioni – rappresentano un’umanità semplice e serena. Come si può osservare in Donna con bambino e capra (24), le figure, rappresentate a proprio agio nella loro nudità, si stagliano nitide sullo sfondo giallo sabbia e oro della tenda e il pavimento rossastro. La donna, che esce dalla cortina pettinandosi i capelli con naturalezza, è accompagnata da un bambino con un’anfora sulla testa e da una capra: il piccolo corteo ricorda una processione dionisiaca con la dea che incede elegante, scortata dall’animale e da un amorino.

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Ritratto di Gertrude Stein

Durante l’estate a Gosol, Picasso porta avanti un’opera iniziata qualche mese prima, il Ritratto di Gertrude Stein (25), scrittrice e sua collezionista in quei difficili anni di precarietà. Al ritorno a Parigi termina il dipinto, attuando una profonda semplificazione e superando i retaggi simbolisti che ancora caratterizzavano la ricerca dei periodi blu e rosa. La tavolozza vira verso le gamme terrose degli ocra; sono assenti i dettagli decorativi e descrittivi e il volto della donna è restituito in tutta la sua evidenza plastica. La dimensione descrittivo-naturalistica si evolve in una sintesi plastica memore tanto della lezione cézanniana quanto della seduzione proveniente dalla scultura primitiva iberica.
Se il Ritratto di Gertrude Stein segna dunque una svolta, è con Les Demoiselles d’Avignon ( pp. 268-269), realizzato nel 1907, che Picasso rivoluziona i paradigmi formali ed estetici della pittura del Novecento, sconvolgendo la spazialità dell’opera attraverso la moltiplicazione dei punti di vista, spezzando e frantumando le forme che appaiono come scolpite nel legno. Proprio allora l’artista scopre la scultura africana dando avvio a quello che la critica ha definito il “periodo negro” o “protocubista” di Picasso.

CONFRONTI E INFLUENZE

Picasso ha potuto osservare esempi scultorei della civiltà iberica sia durante il suo soggiorno a Gosol sia al Louvre dove, nel 1904, viene allestita una piccola sala contenente reperti provenienti da Usuna e da Cerro de Los Santos. Da questi esempi il pittore trae la volumetria potente, pulita e sintetica che si riscontra anche nel Ritratto di Gertrude Stein.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi