L’Espressionismo austriaco

7.3 L’Espressionismo austriaco

Dalla Germania, l’Espressionismo si diffonde in Austria, a Vienna, la città della Secessione capeggiata da Gustav Klimt. Nella stessa capitale vive anche Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi che, con il suo pensiero e le sue teorie, influenza notevolmente l’arte figurativa. Tutte queste suggestioni costituiscono il terreno su cui si impianta la ricerca espressionista austriaca. Dal punto di vista formale, si differenzia da quella francese e tedesca in quanto non pone al centro della propria riflessione il colore, bensì il segno.

Egon Schiele

Grande protagonista dell’Espressionismo austriaco è Egon Schiele (Tulln 1890-Vienna 1918), la cui breve esistenza è caratterizzata da comportamenti dissoluti e anticonformisti.
Nato in una famiglia borghese, Schiele nel 1907 incontra Klimt, da cui desume il fascino per la linea sinuosa, che viene tuttavia ben presto trasformata nella sua ricerca in un segno tormentato e nervoso attraverso cui affiorano tutte le pulsioni più intime e recondite dell’individuo.

Autoritratto nudo

Suoi temi prediletti sono il ritratto, l’autoritratto e il nudo femminile. Nella serie degli autoritratti, quasi sempre ripresi in pose innaturali, di cui vediamo un esempio in Autoritratto nudo (15), l’artista sembra voler esplorare il bilico fra carnalità e mortalità. Immerso in uno sfondo neutro, il corpo è collocato in diagonale: appare come mutilo, tormentato da un segno nero che solca la forma e contrasta con il bianco che margina il contorno delle membra, a conferire a questa figura una presenza spettrale. L’espressione della bocca e degli occhi e la fronte insistentemente solcata da spessi e tormentati segni neri e violacei fanno emergere sentimenti contrastanti, di malinconia e angoscia.
A proposito della ricerca di Schiele, il critico Achille Bonito Oliva osserva: «Nell’opera di Schiele disarticolazione, mutilazione e putrefazione sono stati progressivi del corpo sfiorati dall’ala del tempo che folgora la materia, l’attraversa dall’interno all’esterno, non in maniera progressiva e distesa bensì contratta e istantanea».

Abbraccio

Schiele riprende un analogo soggetto dipinto da Klimt, ma lo carica di una virulenta forza espressionista che maggiormente richiama la Sposa del vento di Oskar Kokoschka. Nell’Abbraccio (16), infatti, due personaggi sono colti nella loro intimità, nel momento più intenso del loro gesto – un gesto carico di tensione, resa evidente dalla linea nervosa e mossa dei corpi e del panneggio bianco su cui sono adagiati.
Schiele dipinge un abbraccio drammatico, come a simboleggiare un commiato doloroso, una disperata separazione che scuote gli animi nel profondo. Le membra dei corpi sono contorte, i capelli lunghi della donna creano ulteriore movimento e turbamento. Il segno nervoso incide la carne, fa affiorare la tensione della muscolatura, in un crescendo di energia e drammaticità risolta appunto attraverso un disegno che si differenzia tanto dall’Espressionismo francese quanto da quello tedesco, entrambi basati sulla forza del colore.

CONFRONTI E INFLUENZE

La linea ha un valore espressivo fondamentale tanto nella pittura di Klimt che in quella di Schiele. Se la linea di Klimt mantiene la proprietà di definire la figura (riuscendo a renderne anche il volume oltre che il puro profilo), quella di Schiele si frammenta in una miriade di spigoli, è interrotta e discontinua, arrivando a deformare i personaggi raffigurati che acquistano così un’essenza tesa e dolente.

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Oskar Kokoschka

A Vienna è attivo anche Oskar Kokoschka (Pöchlarn 1886-Montreux 1980) che si forma all’Accademia di Belle Arti di Vienna, in contatto con il clima della Secessione.

Il sogno della fanciulla

Nei primi anni del Novecento l’artista realizza una serie di ritratti e affronta temi fantastici e religiosi, esplorando sovente la tecnica della xilografia, come si può osservare ne Il sogno della fanciulla (17). L’opera, facente parte del ciclo delle illustrazioni per il libro per l’infanzia I ragazzi sognanti, ritrae una figura femminile sontuosamente vestita, assorta in un paesaggio da favola che lascia tuttavia trapelare un senso di inquietudine e di ignoto. Questi sentimenti caratterizzeranno la poetica dell’artista, volta verso l’esplorazione delle passioni più dolorose, segrete e inquietanti dell’esistenza.

La sposa del vento

La pennellata di Kokoschka si fa vorticosa, spessa e corposa, di impeto quasi gestuale. Lo possiamo osservare ne La sposa del vento (18), dove due amanti sono travolti in un angosciante moto, in balìa del vento, quasi a rievocare la perdita di riferimenti dell’individuo nella situazione drammatica del momento. L’opera fu infatti realizzata alla vigilia della Prima guerra mondiale ed è nota anche con il titolo La tempesta. Il tratto del pennello sfalda le forme per rappresentare un movimento perpetuo che coinvolge i due personaggi nudi abbracciati e la natura in cui sono immersi. Il quadro si fa dunque allegoria delle passioni, dove la natura è partecipe del dramma esistenziale dell’uomo. Oltre al valore cosmico e universale, sembra che questo dipinto sia in relazione altresì con un episodio biografico dell’artista, ovvero la sua tormentata relazione amorosa con Alma Mahler, vedova del compositore Gustav Mahler, che influenzerà tutta la vita dell’artista.

GUIDA ALLO STUDIO
L’Espressionismo austriaco
  • Largamente influenzato dalle teorie psicoanalitiche freudiane
  • Grande studio e ricerca sulla linea

Egon Schiele

  • Autore di ritratti, autoritratti e nudi femminili
  • Uso di una linea nera tormentata e nervosa
  • Espressione di angoscia e dolore

Oskar Kokoschka

  • Autore di ritratti e di opere dai temi fantastici e religiosi
  • Frequente uso della xilografia
  • Pennellata impetuosa e vorticosa

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi