Unità 7 Le Avanguardie

Le coordinate dell’arte

L’artista d’avanguardia e la società del tempo 

Nei primi anni del XX secolo un nutrito numero di artisti, riuniti in gruppi nati in un breve arco di tempo nelle più vivaci capitali europee (oltre che a New York), dà avvio a ricerche espressive che giungono a soluzioni formali rivoluzionarie, alcune delle quali si distaccano totalmente dall’intera eredità figurativa occidentale. La variegata molteplicità dei percorsi di ricerca intrapresi da tali gruppi, oggi indicati con il nome di Avanguardie storiche, si raccoglie in cinque tendenze principali: l’Espressionismo, il Cubismo, il Futurismo, l’Astrattismo e il Dadaismo. Analizzeremo più avanti le specificità di queste tendenze: qui ci soffermiamo sulle questioni di fondo che costituiscono la base dell’intero fenomeno delle Avanguardie. Per comprendere come si sia potuto verificare un così rapido e dirompente cambio di direzione nella ricerca artistica, è necessario anzitutto mettere in luce gli obiettivi che questi artisti si sono posti e le modalità con le quali hanno operato. In primo luogo vi è la chiara volontà di reagire alla società capitalistica, alla massificazione della cultura e all’alienazione dell’individuo. Tale atteggiamento produce inevitabilmente un difficile inserimento nei circuiti consueti del mercato dell’arte e della promozione culturale in genere. È questa una delle ragioni per cui questi artisti si raccolgono in gruppi, aumentando così la loro forza e la possibilità di creare occasioni per divulgare il proprio lavoro. Paradigmatica in questo senso è la presenza di un teorico, solitamente un letterato, che funge da mentore e guida, dando un contributo fondamentale alla stesura di un manifesto nel quale sono proclamati gli assunti basilari della poetica del gruppo (poetica spesso sostenuta e divulgata dalle riviste vicine ai vari gruppi, come per esempio «Lacerba» per i futuristi, o «391» per i dadaisti).

Continuità ed evoluzione 

Per quanto le Avanguardie storiche diano vita a una rapida e profonda cesura nei confronti dell’arte precedente, per certi aspetti esse rappresentano l’inevitabile punto di arrivo di un percorso intrapreso già all’alba della contemporaneità, ovvero nell’età romantica. Gli espressionisti, per esempio, prendendo le mosse dalla lezione di Van Gogh, proseguono nel solco già tracciato dai romantici di una rappresentazione del mondo che si fa specchio degli stati d’animo dell’artista. Questo utilizzo “lirico” del colore giunge alle sue estreme conseguenze con Vasilij Kandinskij, dal quale si dipartono le varie linee di ricerca dell’astrattismo, che recide definitivamente qualsiasi legame con la rappresentazione mimetica proponendo una pittura che si fa musica: colori, linee e superfici, al pari di armonia e melodia, vengono infatti organizzati con l’unico obiettivo di generare emozione. In questo senso la capacità tecnologica di riprodurre l’aspetto visibile della realtà attraverso la fotografia e il cinema non è percepita come una potenziale morte dell’arte, ma come una sua liberazione, un’occasione per sondare nuove modalità espressive.
Un altro elemento segna contemporaneamente la continuità e la rottura con la situazione precedente: l’esotismo o primitivismo. Lo studio di quella che all’epoca era definita “arte negra” (ovvero l’arte delle popolazioni “selvagge” dell’Africa e dell’Oceania) non era finalizzato soltanto alla semplice ricerca di fonti d’ispirazione, ma serviva piuttosto ad acquisire la capacità di percepire il mondo e di esprimersi con l’immediatezza e la genuinità di un animo vergine. Pablo Picasso e Georges Braque legano infatti il primitivismo alle moderne teorie sulla percezione per creare, attraverso il Cubismo, un nuovo modo di sentire la realtà.

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IL TEMPO
LE OPERE 
1900
1905 Prima esposizione dei fauves a Parigi; nasce il gruppo Die Brücke a Dresda André Derain, Ritratto di Matisse
1907   Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon
1907-1908 Nasce il Cubismo  
1909 Manifesto del Futurismo  
1909-1910   Henri Matisse, Danza
© Succession H. Matisse/SIAE 2018
1910   
 
Egon Schiele, Autoritratto nudo  
Vasilij Kandinskij, Primo acquerello astratto
1911 Nasce Der Blaue Reiter a Monaco  
1912   Vasilij Kandinskij, Improvvisazione 26
1913   
 
Ernst Ludwig Kirchner, Scena di strada berlinese  
Umberto Boccioni, Forme uniche di continuità nello spazio
1914 Assassinio di Francesco Ferdinando d’Austria a Sarajevo; dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia, inizio della Prima guerra mondiale Paul Klee, Giardino a Saint-Germain
1915 Kazimir Malevič, Manifesto del Suprematismo; l’Italia entra in guerra contro l’Austria-Ungheria; nasce il Costruttivismo Kazimir Malevič, La croce nera
1916 Nasce il Dadaismo  
1917 I soldati russi si uniscono agli operai dando vita ai Soviet; lo zar Nicola II abdica e si forma il governo repubblicano provvisorio; gli Stati Uniti dichiarano guerra all’impero tedesco; battaglia di Caporetto; nasce il Neoplasticismo Marcel Duchamp, Fountain
1918 Tristan Tzara, Primo manifesto Dada
1919 Trattato di Versailles; nasce la Repubblica di Weimar  
1919-1920   Vladimir Tatlin, Modello per il Monumento alla Terza Internazionale  
1921 Piet Mondrian, Quadro I
1924   Erich Mendelsohn, Torre Einstein
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Nuovi modi di fare arte 

Gli artisti di questo periodo non si limitano a rinnovare profondamente i generi figurativi tradizionali (come la pittura e la scultura), ma ne introducono anche di nuovi. Su questa strada si muovono per primi i futuristi. Filippo Tommaso Marinetti, per esempio, mette a punto un nuovo procedimento di componimento poetico totalmente privo di punteggiatura e sintassi chiamato “parole in libertà”, dove il testo è costituito per lo più da un accumulo di parole onomatopeiche. Si tratta di vere e proprie “poesie visive”, ovvero di pagine in cui i caratteri tipografici vengono deformati graficamente: parole scritte in diagonale, secondo moti circolari o curvi, costituite da lettere di diverse dimensioni per accentuarne il valore suggestivo o evocativo, spesso si mescolano a disegni, numeri o grafici.
L’abolizione del confine tra letteratura e pittura posto in essere dalla poesia di Marinetti è solo il primo passo verso la fusione totale dei diversi generi espressivi. Nelle celebri “serate futuriste”, che si tenevano nei teatri, nelle gallerie d’arte o nei caffè, all’esposizione di quadri o sculture si sommano l’ascolto musicale (musica spesso fatta di soli rumori), la declamazione di poesie e la recitazione teatrale: tutto mira alla provocazione e al coinvolgimento diretto del pubblico. Il visitatore non è più un osservatore passivo ma un agente attivo e l’opera non è più solo un oggetto materiale ma un processo in divenire, secondo un’impostazione che si affermerà di lì a poco con la definizione di performance.

La grande frattura 

Il dramma della Prima guerra mondiale rappresenta una delle svolte più sconvolgenti e profonde nel corso dell’intera storia dell’umanità. L’economia ormai globalizzata (tra le principali cause del conflitto c’è proprio il controllo delle colonie) fa sì che per la prima volta tutte le maggiori potenze del pianeta vengano coinvolte nel conflitto. L’utilizzo di armamenti moderni e terrificanti, come i lanciafiamme, i gas tossici, i primi bombardamenti aerei, causano circa diciassette milioni di vittime, sei delle quali civili. All’inusitata disumanità della guerra alcuni artisti reagiscono sprofondando in un totale e dilaniante nichilismo. È il caso del Dadaismo, il movimento più dissacrante, provocatorio e anarchico del primo Novecento, che giunge a rifiutare l’intera realtà e a negare i fondamenti stessi dell’espressione artistica. In questo senso va letto l’utilizzo di procedimenti meccanici e casuali che annullano la volontà dell’artista, la sua ispirazione, la sua intenzionalità nella creazione di forme o nella veicolazione di messaggi; la composizione poetica dadaista è infatti caratterizzata dal pescare casualmente delle parole ritagliate dai giornali. In pittura e scultura, invece, si fa largo uso del frottage, una tecnica che consiste nell’appoggiare un foglio di carta su una superficie qualsiasi e passarci sopra una matita in modo che questa ne registri le asperità, e del ready-made, ovvero la scelta di un oggetto banale, d’uso quotidiano, provocatoriamente elevato a opera d’arte mediante l’esposizione in una galleria.

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L’elemento positivo 

All’atteggiamento critico e negativo dei dadaisti si contrappone, in altri movimenti d’Avanguardia, la volontà di proporre un nuovo modo di vedere e interpretare la realtà che possa in qualche modo contribuire alla costruzione di un “Uomo nuovo” e di una nuova idea di società. Tale spinta è visibile in modo particolare in Russia dove, a seguito della Rivoluzione d’ottobre, i costruttivisti raccolgono la lezione astrattista e la calano nella pubblicità, nella grafica, nell’architettura e nella progettazione industriale, ovvero in ciò che può essere utile alla società da un punto di vista pratico.
La guerra segna un decisivo punto di svolta anche per i futuristi: abbandonato il marinettiano furore interventista della prima fase, Giacomo Balla e Fortunato Depero (firmatari di un manifesto significativamente intitolato Ricostruzione futurista dell’Universo) si dedicano, tra le altre cose, alla realizzazione di arredamenti, giocattoli e libri.
L’esperienza delle Avanguardie storiche va scemando negli anni Venti, schiacciata dall’avversione dei regimi totalitari, ma molte delle innovazioni messe in campo saranno rielaborate nell’arte del secondo Novecento.

Forma, funzioni e idee

Molte delle proposte rivoluzionarie avanzate dalle Avanguardie del primo Novecento sono da mettere in relazione con le correnti ascrivibili al pensiero irrazionalista, che, in aperta polemica con il Positivismo, negano alla ragione il ruolo di unico mezzo capace di comprendere la realtà. Ciò che Friedrich Nietzsche, autore importante anche per gli artisti postimpressionisti ( p. 169), chiama “volontà di potenza”, ovvero il desiderio profondo, la pulsione vitale dell’essere che si concretizza nel perpetuo rinnovamento di se stesso e dei propri valori, viene tradotta dai futuristi nell’esaltazione dello spirito ribelle e combattivo capace di distruggere le convenzioni della morale, della religione e della razionalità. Allo stesso modo Henri Bergson, che al tempo misurabile oppone il concetto di “durata”, da intendersi come tempo percepito attraverso il vissuto personale, la coscienza, e la condizione psicologica individuale, sembra influenzare la percezione cubista, che mira a restituire la molteplicità dei punti di vista in un’unica forma, dove trovano sintesi lo spazio e il tempo. Il fondatore della psicanalisi, Sigmund Freud, mette in luce, mediante l’indagine dell’inconscio, un lato profondo dell’animo umano fatto di desiderio, di pulsione, di istinti. Proseguendo sulla via aperta da Munch ( pp. 202-205), tale interiorità, con tutte le sue contraddizioni e le sue zone d’ombra, è oggetto dell’interpretazione pittorica soprattutto degli espressionisti d’area tedesca, tra i quali Ernst Ludwig Kirchner, Egon Schiele e Oskar Kokoschka.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • Dove: i gruppi d’Avanguardia nascono nel giro di pochi anni in molte città europee e a New York.
  • Quando: lo sviluppo cronologico del fenomeno coincide con il primo trentennio del XX secolo.
  • Le tendenze principali delle Avanguardie storiche: Espressionismo, Cubismo, Futurismo, Astrattismo, Dadaismo.
  • Le tematiche: gli artisti d’Avanguardia si oppongono al Positivismo e alla visione sociale, politica ed economica borghese.
  • I caratteri: nuove modalità e tecniche espressive che portano alla fusione delle diverse arti; performance; collage; procedimenti automatici (frottage e ready-made).

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi