GUIDA ALLO STUDIO - L’Espressionismo nordico

Il grido

Licenziato solamente un anno dopo il ritratto della sorella, il celeberrimo Il grido (37) presenta uno stile radicalmente cambiato. La scelta di dare forma a un grido di dolore, un soggetto astratto quanto evocativo, porta Munch a una scelta cromatica completamente antinaturalistica: i colori non corrispondono al vero, ma sono specchio di una situazione interiore. È l’artista stesso che in alcuni appunti descrive l’esperienza da cui prende le mosse l’opera. «Camminavo lungo la strada con due amici – quando il sole tramontò. I cieli diventarono improvvisamente rosso sangue e percepii un brivido di tristezza. Un dolore lancinante nel petto. Mi fermai – mi appoggiai al parapetto, in preda a una stanchezza mortale. Lingue di fiamma come sangue coprivano il fiordo nero-blu e la città. I miei amici continuarono a camminare – e io fui lasciato tremante di paura. E sentii un immenso urlo infinito attraversare la natura». Munch sembra tradurre quasi alla lettera la sua visione: il fiordo, le lingue di fiamma, il rosso sangue, i compagni lontani e il grido infinito che ha forma umana, per quanto distorta, e che l’artista ha la capacità di sentire. Attraverso l’ondeggiare inquietante delle linee, la prospettiva vertiginosa del ponte e le figure distorte Munch dà forma visiva alla perdita dell’equilibrio. Il taglio del dipinto, che omette la parte inferiore, fa sì che venga coinvolto anche il mondo di chi osserva.

CONFRONTI E INFLUENZE

Tra il 1893 e il 1910, Munch realizzò diverse versioni di quest’opera, tra cui anche una litografia.
La mancanza del colore non sembra compromettere l’effetto compositivo, né smorzarne la forza espressiva affidata ora interamente al segno. L’artista sfrutta a pieno le potenzialità comunicative della linea e della deformazione della figura. Non si tratta dell’unico caso di trasposizione grafica di un dipinto, Munch condusse molte ricerche in tal senso, anticipando, anche in questo aspetto tecnico, la predilezione che gli espressionisti tedeschi avranno per le tecniche incisorie.

Vampiro

Nel 1893 inizia anche Vampiro (38), un dipinto che traghetta la poetica di Munch definitivamente verso il Simbolismo. Ancora una volta l’artista ci ha lasciato nei suoi diari la chiave di lettura dell’opera. «I suoi capelli rosso sangue si erano impigliati in me – si erano avvolti attorno a me come serpenti rosso sangue – i loro lacci più sottili si erano avvolti intorno al mio cuore». Il titolo originale, Amore e Dolore, era ancora più esplicito nel sottolineare come anche la manifestazione più intensa dell’affetto non potesse che evolvere nella sofferenza, come del resto l’artista aveva vissuto in prima persona.

Solo in seguito, l’amico e scrittore Stanislaw Przybyszewski (1868-1927) suggerì il titolo attuale, attraverso cui le due figure sono calate in una dimensione ancora più violenta e funerea, con un esplicito rimando alla pericolosità della figura femminile. Secondo un cliché ricorrente della cultura simbolista, l’uomo è sedotto da una donna, ammaliatrice e letale, che lo conduce alla morte. Il fatto che lui sia vestito mentre lei è nuda aggiunge una nota d’erotismo al dipinto, riproponendo il classico binomio di Eros e Thanatos (Amore e Morte), ovvero di una passione che porta inesorabilmente alla morte. Munch dà la massima evidenza alle lunghe ciocche arancio dei capelli che scendono come una cortina di sangue a imbrigliare la figura dell’uomo. Tecnicamente l’artista evidenzia il contrasto luministico tra il candore della carnagione e l’oscurità del fondo e della figura maschile di cui è pressoché impossibile distinguere i tratti. La scelta di una tavolozza così ridotta e contrastata, l’indefinitezza delle figure che s’incastrano l’una nell’altra, l’eliminazione di ogni possibile collocazione spazio-temporale implementano il senso di inquietudine e angoscia della scena.

GUIDA ALLO STUDIO
Edvard Munch
  • Pittura come espressione di un profondo disagio interiore
  • Opere biografiche
  • Colori antinaturalistici e toni cupi
  • Marcato simbolismo

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GUIDA ALLO STUDIO

L’Espressionismo nordico

I saperi fondamentali 

  • Alla fine dell’Ottocento alcuni artisti dell’Europa settentrionale spostano l’interesse verso spinte espressionistiche facendo emergere l’interiorità dell’essere umano attraverso l’uso di colori vivaci e innaturali carichi di forza emotiva. 
  • Il belga James Ensor (1860-1949) è autore di una pittura visionaria, lontana dal naturalismo e legata non solo alla tradizione fiamminga, ma anche alla ritrattistica olandese. Nelle sue opere denuncia in modo irriverente i costumi borghesi: INGRESSO DI CRISTO A BRUXELLES è rifiutato infatti al Salon. Uno dei suoi temi ricorrenti è la maschera, simbolo della falsità e della meschinità.
  • La pittura di Edvard Munch (1863-1944) è espressione di un profondo disagio interiore che egli esprime, a differenza di Ensor, con opere dal forte sapore biografico e familiare. I toni cupi e la severa compostezza della figura rappresentata sono i suoi tratti caratteristici, particolarmente evidenti nel RITRATTO DELLA SORELLA INGER. L’opera più celebre dell’artista norvegese è sicuramente IL GRIDO, per la cui realizzazione Munch sceglie una gamma cromatica decisamente antinaturalistica allo scopo di evocare il dolore del protagonista e la tragicità della natura circostante.

Le domande guida 
  • Quali sono le caratteristiche stilistiche dell’Espressionismo nordico?
  • A quali artisti si ispira Ensor?
  • Qual è il significato della maschera nei dipinti di Ensor?
  • Quali sono le differenze tra le due versioni de Il Grido realizzate da Munch?
  • Qual è la tematica principale nelle opere di Munch?
  • Quali sono le differenze tra la pittura di Ensor e quella di Munch?

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi