CONFRONTI E INFLUENZE - Angelo Morbelli e Paul Signac

CONFRONTI E INFLUENZE

Angelo Morbelli

Giorno di festa all’ospizio Trivulzio di Milano

  • 1892
  • olio su tela, 78x122 cm
  • Parigi, Musée d’Orsay

Stesura divisionista e tema sociale 

Angelo Morbelli dipinge la sala d’attesa di un ricovero per malati e anziani di Milano cercando di descrivere quel luogo anche da un punto di vista emotivo e simbolico. Per fare questo compirà vari studi ed eseguirà diverse versioni che variano per angolazione e condizioni di luce. L’intento è però sempre lo stesso: cercare di registrare l’atmosfera di solitudine e desolazione di quel luogo destinato alla vecchiaia e alla malattia. La tecnica impiegata è quella divisionista, sebbene non ancora nella sua interpretazione più rigorosa: le sottili pennellate filiformi si concentrano soprattutto nella descrizione dei banchi, dove è possibile distinguere anche la sovrapposizione di colore puro, mentre per lo sfondo, per esempio in corrispondenza delle ampie vetrate, la stesura è tradizionale, ovvero a campiture più ampie.

Paul Signac

La boa rossa, Saint Tropez

  • 1895
  • olio su tela, 81x65 cm
  • Parigi, Musée d’Orsay

Stesura puntinista e paesaggio naturale 

Paul Signac, in seguito alla morte di Georges Seurat, si trasferisce nel Sud della Francia dove, attratto dalla luce calda che esalta i colori, esegue diverse scene marine. Sarà proprio il desiderio di rendere l’intensità dei colori che lo porterà ad abbandonare la rigorosa stesura a puntini in favore di una pennellata più larga che, sebbene non riesca come l’altra a restituire un effetto vibrante, ha tuttavia il merito di valorizzare le potenzialità cromatiche. Scrive egli stesso: «Dipingo così perché è la tecnica che mi sembra più adatta a darmi il risultato più armonioso, più luminoso, più colorato».

Le ragioni del confronto

Puntinismo e Divisionismo hanno avuto uno sviluppo parallelo ma autonomo (la prima mostra dei pittori neoimpressinisti in Italia è successiva al 1900) e, nonostante condividessero le stesse basi scientifiche (l’applicazione delle leggi sulla percezione ottica dei colori), arrivarono a esiti diversi non solo sul piano formale, ma anche rispetto alla definizione stessa della poetica. Non si tratta soltanto di adottare una stesura filiforme anziché puntinata (che come si è visto verrà abbandonata anche dallo stesso Signac), ma di un diverso approccio alla tecnica pittorica. Se i francesi ricercarono una stesura che risultasse accostabile al metodo scientifico, i colleghi italiani assunsero un approccio più empirico: nelle loro tele si osserva non di rado la presenza di tonalità ottenute mescolando i colori direttamente sulla tavolozza. Bisogna anche tenere presente che si tratta di correnti che muovevano da due diverse fonti: l’Impressionismo per il Puntinismo francese, la pittura di macchia per il Divisionismo italiano. Non dobbiamo quindi stupirci se nella ricerca delle divergenze si ritrovano alcuni aspetti che erano già stati individuati nel confronto dei linguaggi da cui sono partite, come la scelta dei temi e l’importanza attribuita loro. Infatti, se i puntinisti portano avanti una ricerca che è primariamente formale, gli italiani non riescono a sciogliere completamente il legame con il contenuto e il messaggio dell’opera (oscillando tra Simbolismo e impegno sociale), dimostrando in questo un maggior tradizionalismo.

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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi