Architetture dell’Italia neoclassica

1.3 Architetture dell'Italia neoclassica

Gli edifici civili 

Suggestioni dall'Antico, geometrie pure, profili netti, ordine e misura di reminiscenza palladiana sono gli elementi che connotano anche l'architettura in Italia, sempre più interessata all'edificazione di edifìci laici, di pubblica utilità – ne è un esempio l'Orto botanico di Palermo (1789) – quando non della felicità comune, come nel caso dei teatri o delle arene, considerati, secondo le concezioni illuministe espresse da Francesco Milizia, ambienti idonei alla crescita civile e morale e non futili luoghi di divertimento.
Le opere più rappresentative del nuovo gusto estetico sono dunque le porte di accesso alle città, i palazzi della Borsa, i musei, le biblioteche, gli acquedotti, i nosocomi (ospedali), i cimiteri, le arene e i teatri. Si tratta di architetture più o meno imponenti che spesso con la loro presenza determinano una trasformazione degli spazi urbani.

Teatro alla Scala

A Milano, Giuseppe Piermarini (Foligno 1734-1808), allievo di Luigi Vanvitelli e suo aiuto nella realizzazione della Reggia di Caserta, erige il Teatro alla Scala (1776-1778) (9), curandone la funzionalità degli spazi, dal palcoscenico alle sale di rappresentanza ai servizi igienici. La Scala diventa il modello per molti teatri neoclassici, da quello di Faenza di Giuseppe Pistacchi (1780-1788), alla Fenice di Venezia (1788-1792) di Giannantonio Selva, al San Carlo di Napoli, restaurato dal toscano Antonio Niccolini a partire dal 1809. Si tratta di teatri perfettamente inseriti negli spazi urbani per i quali vengono edificati, e la cui modernità è espressa con chiarezza dalle linee architettoniche adottate per le facciate, concepite secondo i canoni neoclassici più attuali.

Teatro San Carlo

Effetti di luci e di ombre, contrasti cromatici fra il bugnato del piano terra e la luminosa snellezza del colonnato nell'ordine superiore caratterizzano la facciata del Teatro San Carlo a Napoli (10), sormontata da un frontone decorato da bassorilievi. 

Palazzo Belgioioso e Palazzo Greppi 

Piermarini, chiamato a Milano per lavorare al progetto del Palazzo Arciducale, vi erige una serie di edifici – fra palazzi e ville per la corte e per l'aristocrazia – tale da rinnovare l'assetto architettonico e urbanistico della città.
Oltre alla Scala, diventano infatti espressioni di un gusto prettamente neoclassico la facciata di Palazzo Belgioioso (1772-1781) (11), dalla lieve sporgenza del corpo centrale sormontato da un frontone sorretto da colonne, e la cui ampiezza è scandita dall'andamento paratattico delle lesene sul bugnato liscio, o le nitide superfici di Palazzo Greppi (1772-1778) (12), sulle quali le fasce orizzontali dei marcapiani sostituiscono la successione degli ordini architettonici tradizionali. A Piermarini si deve anche la residenza estiva dell'arciduca Ferdinando eretta a Monza fra il 1777 e il 1780, dalla parvenza di una vera e propria reggia, alla cui decorazione collaborano ornatisti e pittori di fama, tra i quali Giocondo Albertolli e Andrea Appiani.

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Villa Belgioioso 

Fra le ville costruite in quest'epoca a Milano, una delle più rappresentative è Villa Belgioioso (oggi più nota come Villa Reale e sede della Galleria d'Arte Moderna della città), realizzata fra il 1790 e il 1793 da un collaboratore di Piermarini, Leopoldo Pollack (Vienna 1751-1806). Al sobrio tenore neoclassico del cortile a "U" aperto sulla via fa riscontro il tono maestoso del prospetto posteriore, affacciato sul giardino all'inglese – anch'esso opera di Pollack – e caratterizzato dalle colonne che, alternate a lesene, connotano le brevi sporgenze del corpo centrale e delle due ali laterali concluse da frontoni triangolari (13). Nel 1802 la villa verrà adibita a residenza di Napoleone.
Pollack, oltre a opere pubbliche significative quali il Teatro anatomico dell'Università di Pavia (1787) e il teatro milanese dei Filodrammatici (1798-1800), esegue progetti per abitazioni civili, in linea con i concetti illuministi di decoro e di "buon gusto" della città moderna. Tuttavia è soprattutto nella realizzazione di edifici monumentali o di pubblica utilità che gli architetti neoclassici possono ricorrere con libertà allo stile innovativo frutto del pensiero illuminista. La politica di Napoleone, programmaticamente attenta alla costruzione di opere civili e sociali, contribuirà in modo significativo a un simile dato di fatto; nel Regno d'Italia, come negli Stati della Penisola assegnati da Bonaparte ai propri parenti (la Toscana e il Regno di Napoli), verranno infatti intrapresi lavori pubblici intesi a soddisfare i bisogni della società e le esigenze di rappresentanza del sovrano.

Nuove piazze 

In consonanza con i programmi di rinnovamento urbanistico promossi nei centri italiani in età napoleonica, vengono edificate nuove porte nelle mura, spesso concepite non solo come accessi al centro abitato, ma come aperture in senso scenografico sugli spazi urbani, e si creano nuove aree nelle città. Per limitarsi a pochi esempi si ricordano piazza Napoleone a Lucca (14), vastissimo spazio rettangolare su cui affaccia il Palazzo Ducale, voluta da Elisa Bonaparte Baciocchi (sorella dell'imperatore francese) e affidata all'architetto Giovanni Lazzarini (Lucca 1769-1834). Lazzarini è anche autore della nuova apertura realizzata nelle mura della città, Porta Elisa, e di piazza del Plebiscito a Napoli (15), delimitata da un emiciclo porticato di colonne doriche, progettata nel 1809 da Leopoldo Laperuta (1771-1858) su ordine del re Gioacchino Murat.

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Piazza del Popolo 

A Roma, invece, prende avvio la sistemazione di piazza del Popolo (16) e della collina del Pincio, messa a punto da Giuseppe Valadier (Roma 1762-1839). Nel 1810, dopo avervi apportato alcune varianti, Valadier propone al governo francese un suo progetto di allestimento dell'area eseguito nel 1793, nel quale si prevede di dare alla piazza forma ellittica in modo da dilatarne l'ampiezza; dietro uno dei due emicicli, una serie di rampe a gradoni sale al Pincio, mentre il lato opposto si affaccia su un parco che arriva al Tevere; l'obelisco al centro della piazza, ornato da una fontana, diventa elemento coordinatore dello spazio.
 La caduta di Napoleone impedisce la completa attuazione del progetto; tuttavia, sebbene costretto a eliminare parte degli interventi previsti, Valadier riesce a realizzare una piazza armonica e monumentale al tempo stesso, nella quale preesistenze storiche e edifici nuovi, spazio costruito e natura coesistono in proporzionato equilibrio, a testimonianza della disinvoltura e della libertà con cui l'architetto fa uso del linguaggio classicista, già ampiamente dimostrate nella Coffeehouse del Pincio, più nota come Casina Valadier (1816-1817) (17).

GUIDA ALLO STUDIO
Architetture dell’Italia neoclassica
  • Edifici laici e di pubblica utilità

Teatri

  • Funzionalità degli spazi
  • Perfetto inserimento nello spazio urbano
  • Facciate moderne dalle linee semplici e chiare

Palazzi e ville

  • Commissioni provenienti dalla corte o dall’aristocrazia
  • Nitidezza delle superfici
  • Purezza geometrica e semplicità delle linee

Piazze

  • Nuove aree ricavate durante i progetti di rinnovamento urbanistico
  • Stretto legame con il tessuto urbano
  • Forma rettangolare, ma anche ellittica, per conferire un senso di ampiezza
  • Fusione tra armonia e monumentalità

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La decorazione architettonica d'interni 

L'aggiornamento stilistico nei confronti dei modelli proposti dall'Inghilterra e dalla Francia durante l'ultimo quarto del Settecento coinvolge le corti italiane, che si impegnano a rinnovare le residenze in linea con il diffondersi del nuovo stile classicista. La valorizzazione dell'architettura classica e delle rovine antiche fornisce il modello principale cui fare riferimento per elaborare decorazioni d'interni leggiadre e al medesimo tempo «esatte e gravi», divenute tipiche dell'eleganza neoclassica, e tali da prendere le distanze dall'eccessiva ornamentazione rococò.
Nel granducato di Toscana, Pietro Leopoldo chiama a decorare la Villa di Poggio Imperiale gli stuccatori di origine ticinese Grato (Bedano 1740 ca.-Milano 1812) e Giocondo (Bedano 1742-Milano 1839) Albertolli, che adottano il nitore bianco degli stucchi (18) quale ornamento in grado di conferire agli ambienti un tono di ricercata semplicità appena ravvivato dai tenui colori pastello dei parati; uno stile che ritorna nella Sala Bianca (19) di Palazzo Pitti, opera di Gaspero Maria Paoletti (Firenze 1727-1813).
È un linguaggio raffinato, nel quale i riferimenti all'Antico vengono filtrati attraverso lo studio delle opere dei maestri del Cinquecento, quello che Giocondo Albertolli diffonde in Lombardia, dove lavora per la corte oltre che per residenze aristocratiche, collaborando con architetti illustri come Giuseppe Piermarini e un ebanista di fama quale Giuseppe Maggiolini (Parabiago 1738-1814). I mobili intarsiati (20) realizzati nella bottega di Maggiolini e del figlio Francesco Carlo sono la chiara testimonianza del rinnovamento del gusto avvenuto a Milano dagli anni Ottanta del Settecento, che coinvolge molti settori dell'operare artistico, dall'intaglio ligneo all'oreficeria, alla fusione dei bronzi decorativi.
Nel Regno di Napoli, il principale artefice del rinnovarsi del gusto è Luigi Vanvitelli (Napoli 1700-Caserta 1773), l'architetto della Reggia di Caserta, che dà alla decorazione d'interni un impulso adeguato a quanto si va facendo nel resto d'Europa.
Il processo di sviluppo delle arti sprona a un continuo aggiornamento sull'evoluzione degli stili, favorito a Napoli dalla presenza di un cospicuo numero di eruditi, di collezionisti – primo fra tutti Sir William Hamilton – e di molti artisti di fama internazionale che vi soggiornano, come Anton Raphael Mengs, Angelica Kauffmann,  Wilhelm Tischbein (autore del notissimo ritratto di Goethe seduto in contemplazione delle rovine romane), Philipp Hackert. Figure diverse ma comunque attratte dalla città cosmopolita e dalla vivacità del suo ambiente culturale, continuamente sollecitato dai sensazionali ritrovamenti archeologici venuti alla luce durante gli scavi nei siti di Ercolano e di Pompei.
Si deve proprio a William Hamilton la diffusione in città delle mode più recenti del periodo riguardo alla decorazione architettonica, in parte conseguenza dei rapporti del collezionista con Piranesi, che gli regala alcune incisioni poi confluite nella raccolta delle Diverse maniere d'adornare i camini ( p. 16).
Va invece riconosciuto al pittore paesista Philipp Hackert il merito di aver introdotto motivi ornamentali tratti dall'Antico nella decorazione delle stanze; ne è un esempio lo studio di Ferdinando IV di Borbone nella Reggia di Caserta, il primo ambiente di corte a essere allestito secondo i canoni sobri e antichizzanti della moda neoclassica, sotto la guida del figlio di Vanvitelli, Carlo (1739-1821). 

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GUIDA ALLO STUDIO

L’architettura neoclassica

I saperi fondamentali
  • Durante il periodo neoclassico (1760-1815), in Europa torna ad assumere un ruolo centrale lo studio dell’arte antica, favorito dalle scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei e dalle teorie di Johann Joachim Winckelmann, teorico del Neoclassicismo e primo storico dell’arte. I modelli etici e formali dei Greci e dei Romani e il linguaggio dell’antichità classica vengono scelti per trasmettere i nuovi ideali dell’Illuminismo. 
  • L’architettura assume in questo periodo un ruolo centrale e si caratterizza per il recupero del linguaggio classico, la purezza delle linee, la semplicità e la nitidezza dei volumi, l’uso di forme geometriche semplici e già esistenti in natura (sfera, cilindro, cubo) e l’abbandono dell’eccesso ornamentale, tipico del Rococò. 
  • I princìpi di ordine, armonia e semplicità alla base dell’architettura neoclassica si ritrovano nella realizzazione di edifici di pubblica utilità, come musei, biblioteche, ospedali, acquedotti, arene, teatri, palazzi e piazze.
    Uno dei massimi rappresentanti italiani in campo architettonico è Giuseppe Piermarini (1734-1808), allievo di Giuseppe Vanvitelli e architetto del TEATRO ALLA SCALA: i suoi edifici incarnano il gusto e il linguaggio neoclassico. 
  • Questo stile influenza anche le arti decorative e si esprime, in particolar modo, nella decorazione d’interni. I riferimenti classici vengono rielaborati attraverso lo studio dei maestri del Cinquecento portando alla realizzazione di decorazioni e arredi leggeri, eleganti e sobri. Particolarmente significativi sono i mobili intarsiati prodotti nella bottega di Maggiolini.
Le domande guida 
  • In quale modo il pensiero illuminista influisce sull’arte e sull’architettura del secondo Settecento?
  • Come viene affrontato lo studio dell’Antico?
  • Che cosa è il Grand Tour?
  • Chi è Johann Joachim Winckelmann?
  • Quali sono le quattro fasi dell’arte antica individuate da Winckelmann?
  • Quali sono le principali caratteristiche dell’architettura neoclassica?
  • Quali sono le differenze più evidenti tra il Rococò e il Neoclassicismo?
  • Perché durante il periodo neoclassico inizia un’opera di rinnovamento delle arti decorative?

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi