La decorazione architettonica d'interni
L'aggiornamento stilistico nei confronti dei modelli proposti dall'Inghilterra e dalla Francia durante l'ultimo quarto del Settecento coinvolge le corti italiane, che si impegnano a rinnovare le residenze in linea con il diffondersi del nuovo stile classicista. La valorizzazione dell'architettura classica e delle rovine antiche fornisce il modello principale cui fare riferimento per elaborare decorazioni d'interni leggiadre e al medesimo tempo «esatte e gravi», divenute tipiche dell'eleganza neoclassica, e tali da prendere le distanze dall'eccessiva ornamentazione rococò.
Nel granducato di Toscana, Pietro Leopoldo chiama a decorare la Villa di Poggio Imperiale gli stuccatori di origine ticinese Grato (Bedano 1740 ca.-Milano 1812) e Giocondo (Bedano 1742-Milano 1839) Albertolli, che adottano il nitore bianco degli stucchi (18) quale ornamento in grado di conferire agli ambienti un tono di ricercata semplicità appena ravvivato dai tenui colori pastello dei parati; uno stile che ritorna nella Sala Bianca (19) di Palazzo Pitti, opera di Gaspero Maria Paoletti (Firenze 1727-1813).
È un linguaggio raffinato, nel quale i riferimenti all'Antico vengono filtrati attraverso lo studio delle opere dei maestri del Cinquecento, quello che Giocondo Albertolli diffonde in Lombardia, dove lavora per la corte oltre che per residenze aristocratiche, collaborando con architetti illustri come Giuseppe Piermarini e un ebanista di fama quale Giuseppe Maggiolini (Parabiago 1738-1814). I mobili intarsiati (20) realizzati nella bottega di Maggiolini e del figlio Francesco Carlo sono la chiara testimonianza del rinnovamento del gusto avvenuto a Milano dagli anni Ottanta del Settecento, che coinvolge molti settori dell'operare artistico, dall'intaglio ligneo all'oreficeria, alla fusione dei bronzi decorativi.
Nel Regno di Napoli, il principale artefice del rinnovarsi del gusto è Luigi Vanvitelli (Napoli 1700-Caserta 1773), l'architetto della Reggia di Caserta, che dà alla decorazione d'interni un impulso adeguato a quanto si va facendo nel resto d'Europa.
Il processo di sviluppo delle arti sprona a un continuo aggiornamento sull'evoluzione degli stili, favorito a Napoli dalla presenza di un cospicuo numero di eruditi, di collezionisti – primo fra tutti Sir William Hamilton – e di molti artisti di fama internazionale che vi soggiornano, come Anton Raphael Mengs, Angelica Kauffmann, Wilhelm Tischbein (autore del notissimo ritratto di Goethe seduto in contemplazione delle rovine romane), Philipp Hackert. Figure diverse ma comunque attratte dalla città cosmopolita e dalla vivacità del suo ambiente culturale, continuamente sollecitato dai sensazionali ritrovamenti archeologici venuti alla luce durante gli scavi nei siti di Ercolano e di Pompei.
Si deve proprio a William Hamilton la diffusione in città delle mode più recenti del periodo riguardo alla decorazione architettonica, in parte conseguenza dei rapporti del collezionista con Piranesi, che gli regala alcune incisioni poi confluite nella raccolta delle Diverse maniere d'adornare i camini (► p. 16).
Va invece riconosciuto al pittore paesista Philipp Hackert il merito di aver introdotto motivi ornamentali tratti dall'Antico nella decorazione delle stanze; ne è un esempio lo studio di Ferdinando IV di Borbone nella Reggia di Caserta, il primo ambiente di corte a essere allestito secondo i canoni sobri e antichizzanti della moda neoclassica, sotto la guida del figlio di Vanvitelli, Carlo (1739-1821).