Il Postimpressionismo

Il Postimpressionismo è un concetto critico che comprende l’opera di differenti autori che, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, hanno saputo interpretare ed elaborare autonomamente la lezione dell’Impressionismo, giungendo a esiti alquanto anomali e soggettivi. Il termine “Postimpressionismo” viene coniato nel novembre del 1910 quando il critico d’arte Roger Fry (1866-1934) organizza a Londra un’Esposizione di Gauguin, Cézanne e Van Gogh, considerati al tempo ancora come impressionisti: dall’accostamento dell’opera pittorica dei tre emerge con evidenza il distacco linguistico dai fondatori del movimento – Manet, Monet, Degas e Renoir. Le nuove soluzioni tecniche e stilistiche vengono avvertite come una sorta di avanzamento nella ricerca pittorica moderna e dunque come il superamento di alcune convinzioni impressioniste: da lì l’etichetta di “Postimpressionismo”, adottata dalla critica successiva. 

La speculazione artistica degli ultimi anni dell’Ottocento muoveva da una tesi, chiarita proprio dagli impressionisti, secondo cui ogni aspetto della realtà poteva essere fermato sulla tela in maniera soggettiva, attraverso modalità proprie e libere dalle convenzioni accademiche. I postimpressionisti possono perciò sperimentare soluzioni estreme che non tengono più necessariamente conto di una prospettiva e di una riproduzione naturalistica di colore e luce. Pur nella spiccata soggettività, che ha portato i postimpressionisti a esprimersi attraverso soluzioni stilistiche talvolta assai distanti, è possibile individuare alcuni tratti condivisi. Il primo dato che li accomuna è il rifiuto dell’idea che l’impressione visiva di un paesaggio o di un soggetto possa essere esaustiva. All’immagine tremante, essi preferiscono una resa plastica della figura; una solidità conferita attraverso la sicurezza del contorno, dovuta a un recupero del disegno che ora è nettamente tratteggiato. La scelta cromatica, non più necessariamente legata al reale, conosce una libertà mai raggiunta in precedenza: i postimpressionisti affiancano colori puri e spesso non realistici.I protagonisti di questa stagione sono Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Cézanne, Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Georges Seurat e Paul Signac, tutti debitori dei traguardi toccati dalla pittura impressionista, alla quale qualcuno aveva in principio aderito, ma intenzionati ad andare oltre i propri “maestri” che ormai, attorno al 1880, avevano esaurito, pressoché tutti, l’interesse per la ricerca en plein air. I postimpressionisti riportano al centro della loro speculazione la pittura, che viene così collocata su un piano distinto rispetto alle altre forme espressive. In particolare è importante ricordare che in questi anni la fotografia compie grandiosi progressi divenendo un formidabile strumento per una resa immediata e fedele della realtà. Se dunque la fotografia era stata avvertita dagli impressionisti come uno strumento speculativo, la generazione successiva sente la necessità di prendere le distanze dalla riproduzione reale di un soggetto. Intensificando l’aspetto soggettivo della propria sensibilità – lato che già apparteneva alla ricerca impressionista – e delle singole soluzioni linguistiche, i postimpressionisti valicano il limite del Naturalismo, dando una versione soggettiva del tema. I piani si sovrappongono dunque in Cézanne, i cieli si deformano in Van Gogh e i paesaggi si confondono in tinte artificiali con Denis.
Anche questa nuova evoluzione artistica ha per teatro Parigi, che mantiene un sistema di gallerie e collezionisti, soprattutto privati, in grado di garantire un buon mercato. Oltre a un sostegno economico Parigi forniva anche l’appoggio di critici competenti e aperti in grado di comprendere e recensire favorevolmente il nuovo corso dell’arte, anche nelle sue manifestazioni più sperimentali.
L’ultimo scorcio del secolo è un periodo estremamente fervido per le ricerche pittoriche, che sovente si mescolano e si sovrappongono, sfumando i confini tra Postimpressionismo e Simbolismo.
I Nabis ne sono un caso emblematico: le ricerche di Paul Sérusier, Maurice Denis, Pierre Bonnard e Édouard Vuillard per citare i più noti, presentano sia caratteristiche postimpressioniste che simboliste. Si muovono in un terreno di confine anche i puntinistiSeurat e Signac – che guardano ai soggetti dell’Impressionismo con una tecnica rigorosa che ha basi scientifiche, al pari dei divisionisti che con la pittura mettono in evidenza la lotta di classe dell’Italia di fine secolo. Anche Munch ed Ensor, esponenti di spicco dell’Espressionismo nordico, conquistano una pittura distante dalla realtà grazie all’elaborazione della rivoluzione impressionista e caricano le loro immagini di significati simbolici.
Il Postimpressionismo chiude cronologicamente e culturalmente l’Ottocento, aprendo l’arte al nuovo secolo che avrebbe portato di lì a poco alla dissoluzione dell’immagine. Non a caso le date convenzionali del Postimpressionismo sono il 1886, anno dell’ultima Esposizione impressionista, e l’inizio del Novecento con la nascita ufficiale delle avanguardie storiche.

GUIDA ALLO STUDIO
Il Postimpressionismo
  • Superamento di alcune teorie impressioniste
  • Proposta di nuove e originali soluzioni tecniche e stilistiche
  • Resa plastica dei soggetti attraverso l’uso del disegno per i contorni definiti
  • Utilizzo di colori puri e non realistici
  • Principali esponenti: Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Cézanne, Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Georges Seurat

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi