ANALISI D'OPERA - Claude Monet, La gazza

Analisi D'opera

Claude Monet

La gazza

  • 1868-1869
  • olio su tela, cm 89x130
  • Parigi, Musée d’Orsay

La tela fu eseguita cinque anni prima della mostra presso lo studio del fotografo Nadar, a dimostrazione di quanto sia improprio considerare quell’occasione come la data di nascita dell’Impressionismo. In questa tela, eseguita en plein air, sono già presenti tutti gli elementi di novità di quel linguaggio, tanto che l’opera era stata rifiutata dalla giuria del Salon del 1869.

Descrizione

La campagna della cittadina normanna di Étretat è descritta completamente innevata, il biancore è assoluto e ricopre ogni elemento del paesaggio. Sulla sinistra, appollaiata su una staccionata, si distingue la figura appena accennata di una gazza. L’intento è evidente, il pittore non punta la sua attenzione all’individuazione minuziosa del paesaggio ma alla percezione che ne riceve l’occhio osservandolo. Tutto è appena accennato, e proprio questa indefinitezza costituì lo scoglio principale per il pubblico del tempo, abituato, come si è detto, a stesure e a descrizioni accurate. Altro elemento insolito per il gusto dell’epoca è il tono chiarissimo e luminoso del dipinto, come sottolineò il critico Félix Fénéon: «Il pubblico che aveva fatto la bocca ai pastelli dai colori bituminosi preparati dai capocuochi delle scuole e delle accademie, era disgustato da questo tipo di pittura chiara».
Il paesaggio innevato – Monet eseguì circa 140 opere dedicate allo studio di ciò che egli chiamava l’effet de neige, l’“effetto neve” – offre l’occasione al pittore per concentrarsi sulla resa delle variazioni di luce attraverso l’impiego delle sfumature di colore. Si tratta di un difficile banco di prova, la gamma cromatica è piuttosto limitata, e Monet sfrutta tutte le diverse gradazioni di uno stesso tono per suggerire le ombre (e quindi la profondità dello spazio) e l’effetto morbido e perlaceo della neve.

CONFRONTI E INFLUENZE

Gli artisti della nuova generazione sono attratti dal desiderio di definire un nuovo linguaggio figurativo capace di registrare l’impressione piuttosto che raccontare o descrivere. A questo scopo, prediligono soggetti che includono elementi sfuggenti o in movimento, caratterizzati da un’insita instabilità, come l’acqua, la neve o il vapore. Si tratta di elementi che, privi di una forma netta e chiusa, mutano il loro aspetto registrando ogni minima variazione atmosferica. Anche in quest’opera, nella quale lo spazio è invaso dalla massa informe e sfuggente del vapore, Monet sacrifica molti dettagli per concentrarsi invece sulla resa atmosferica. A confronto con La gazza, la tecnica è qui più apertamente impressionista: l’effetto è meno analitico, la stesura più rapida e sfumata.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi