GENERI E FORME: L’evoluzione del monumento funebre

GENERI E FORME

L’evoluzione del monumento funebre

A partire dal capolavoro del senese Jacopo della Quercia dedicato a Ilaria del Carretto, è possibile usare il modello figurativo del monumento funebre per seguire l'evoluzione della scultura toscana fino alla metà del Quattrocento.

II modello donatelliano

Fondamentale in questo percorso è il Monumento funebre di Baldassarre Cossa (l'antipapa Giovanni XXIII) nel Battistero di Firenze, eseguito da Donatello in collaborazione con lo scultore e architetto Michelozzo (Firenze 1396-1472).
Giovanni XXIII fu una figura controversa: riconosciuto come papa, fu deposto e incarcerato durante il Concilio di Costanza, e tornò libero solo per l'interessamento di Giovanni di Bicci de' Medici. Ospitato a Firenze dalla famiglia di banchieri, e protetto dal figlio di Giovanni, Cosimo il Vecchio, ottenne il titolo di cardinale.
Non si conosce la data esatta d'inizio dei lavori dell'opera, ma la si colloca, per le parti principali, al 1426, un anno dopo che era nato il sodalizio di bottega tra Donatello e Michelozzo. Il monumento al papa deposto non mancò di causare polemiche: nel 1431 Martino V, il papa che lo aveva sostituito, fece correggere l'iscrizione tombale, facendo aggiungere la parola "quondam" a "papa", cioè "già papa", per sottolineare che al momento della morte non lo era più.
Il monumento, con il suo sviluppo in verticale e l'aspetto teatrale, crea un modello imprescindibile per tutti i monumenti funebri quattrocenteschi. È concepito come una serie di elementi sovrapposti: in basso è uno zoccolo decorato da modanature e da un fregio con cherubini, festoni e ghirlande, poi tre nicchie a conchiglia con i bassorilievi delle tre virtù cardinali, Fede, Speranza e Carità. Ancora sopra, quattro mensole reggono il sepolcro vero e proprio. Al culmine della struttura sta la statua in bronzo dorato di Giovanni XXIII, opera attribuita a Donatello: il religioso è adagiato su un lettino ricoperto da un ricco drappo nero in bronzo e poggia il capo su un cuscino con nappe, indossa l'abito cardinalizio e pare addormentato. La statua è coperta da un baldacchino marmoreo in cui si trovava una lunetta in forma di conchiglia con una raffigurazione della Madonna col Bambino, pure di mano di Donatello.

Classicismo e valori cristiani

Con la figura del defunto distesa sul sarcofago e altre sculture di accompagnamento, Donatello fissa i canoni fondamentali del monumento funebre celebrativo di stampo umanistico: la stessa struttura ritorna, vent'anni dopo, in un'opera di Bernardo Rossellino (Settignano 1409-Firenze 1464), il Monumento funebre di Leonardo Bruni, cancelliere della Repubblica fiorentina morto nel 1444. Il monumento è costituito da una struttura ad arco piuttosto profonda, poggiante su uno zoccolo decorato con festoni retti da putti e una protome (cioè la testa e il collo) leonina centrale.
Nella fronte del sarcofago soprastante due angeli recano una tabella con una scritta elogiativa del defunto. Nella lunetta superiore è raffigurata in un tondo la Madonna col Bambino, affiancata da due angeli. Alla sommità, due putti alati sorreggono lo stemma del cancelliere. Un importante inserto di varietà cromatica è dato dalle tre tarsie marmoree rosso scuro sul fondo. Ricca, quasi esuberante, appare la decorazione, specie nella parte superiore: nei capitelli delle lesene laterali e nell'arco centinato. Il gusto rinvia all'arte antica, ma l'aspetto che più colpisce è la perfetta sintesi tra temi formali di matrice classica e spiritualità cristiana, con la Vergine a vegliare sul defunto. 

Lo sviluppo dell'apparato decorativo

Tra il 1453 e il 1458 anche Desiderio da Settignano (Settignano 1428 ca.-Firenze 1464), formatosi nell'ambito dei seguaci di Donatello a Firenze, si cimenta con il tema del monumento funebre, nella Tomba del cancelliere Carlo Marsuppini in Santa Croce che, nonostante qualche variante, ancora sfrutta la struttura della tomba antistante dell'amico e collega Leonardo Bruni. Se comune è lo schema compositivo delle due, l'opera di Desiderio da Settignano è tuttavia più ricca di decorazioni: lo zoccolo di base è ornato da un fregio con ghirlande, festoni svolazzanti e una coppa in scorcio piena di fiori. La trabeazione con fregio all'antica, che corre lungo la parete della nicchia, è retta da due pilastri, alla cui base si trovano due putti con scudi araldici: nei due fanciulli teneramente modellati si ritrova uno dei soggetti più cari nell'opera di Desiderio, quello dell'infanzia.
Il massiccio sarcofago rettangolare di Donatello e poi di Rossellino ha lasciato il posto a una cassa dal profilo curvilineo, decorata con raffinati motivi vegetali. Come già nei monumenti precedenti, la morbida figura distesa del defunto è ruotata leggermente verso lo spettatore, che così può vederne il volto sereno.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò