CONFRONTI E INFLUENZE - Le cantorie per il Duomo di Firenze di Luca della Robbia e Donatello

CONFRONTI E INFLUENZE

Le cantorie per il Duomo di Firenze

Luca della Robbia

Cantoria

  • 1431-1438
  • marmo, 348x570 cm
  • Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

Luca della Robbia: ordine e organizzazione 

La  cantoria di Luca della Robbia mostra una struttura ordinata che, già nell’impianto e nei singoli elementi architettonici, rimanda all’Antico: i semipilastri corinzi organizzano e dividono i gruppi di cantori, mentre i mensoloni con foglie di acanto sostengono la balconata. Lungo i cornicioni è inserita un’iscrizione in caratteri latini con i versi del salmo 150, che esorta a lodare il Signore con canti e musica: “Lodatelo con il suono della tromba / lodatelo con il saltèrio e la cetra. / Lodatelo con il timpano e le danze, / lodatelo con gli strumenti a corda e con il flauto. / Lodatelo con cembali risonanti, / lodatelo con cembali squillanti”. Nelle dieci formelle trovano dunque posto cantori, musici e fanciulli che danzano lieti.

Donatello

Cantoria

  • 1433-1438
  • marmo, tessere vitree e bronzo, 348x570 cm
  • Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

Donatello: movimento e libertà 

Donatello concepisce la balaustra come una loggia aperta, attraverso la quale corrono e danzano in modo frenetico putti nudi e angioletti. Lo sfondo e le colonnine aggettanti del fregio-loggia (che ricordano da vicino le forme del tempio) sono rivestiti di un mosaico a tessere vitree, un elemento che, illuminato dalla luce mossa delle candele, doveva risultare particolarmente suggestivo e contribuire alla generale impressione di movimento.
Il tema dell’Antico è presente, anche qui, nei singoli elementi che organizzano e arricchiscono la struttura – come il fregio superiore con fronde e anfore, o quello inferiore con gorgoni – ma il tema è svolto in maniera diversa: la gioia e l’amore per Dio sono espressi attraverso una corsa giocosa e una composizione libera; libera è anche la descrizione delle figure quasi abbozzate, con il probabile intento di voler rendere la sfocatura di un’immagine in movimento.

Le ragioni del confronto

Le opere – in origine collocate una di fronte all’altra sopra le porte delle sacrestie e rimosse alla fine del XVII secolo perché non più corrispondenti al gusto dell’epoca – offrono la preziosa occasione di distinguere due modi di intendere il recupero dell’Antico. Più composto e idealizzante quello di Luca della Robbia, decisamente più espressivo e “sperimentale” quello di Donatello. L’atmosfera espressa dalla prima cantoria – cui contribuiscono l’ordinata composizione, le espressioni, gli atteggiamenti e le pose armoniose delle figure – è lieta e serena, “ apollinea” come è stato detto; mentre nella seconda si giunge a esiti personalissimi, per esuberanza e carica emotiva, definita “ dionisiaca” dagli studiosi. Donatello mostra un’interpretazione particolare, di piena aderenza agli ideali umanistici per i quali il recupero dell’Antico include anche la nostalgia del mondo pagano. In particolare si ritrova il ricordo dei sarcofagi tardoantichi, popolati da genietti e spiritelli alati simboleggianti il soffio vitale che anima il corpo, e che qui si travestono da angeli, per meglio adattarsi alla destinazione dell’opera.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
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