ANALISI D'OPERA - Luigi Vanvitelli, La Reggia di Caserta

Analisi D'opera

Luigi Vanvitelli

La Reggia di Caserta

  • 1752-1774
  • Caserta

La fastosa reggia risale ai tempi di Carlo di Borbone (re di Napoli dal 1735 al 1759) che, all’interno del suo piano di rinnovamento urbanistico della città di Napoli, attorno al 1751, ne finanzia il progetto. Per l’ambiziosa costruzione della Reggia di Caserta, alla quale egli stesso contribuisce con disegni e richieste precise, il re convoca un architetto e ingegnere all’epoca assai stimato: Luigi Vanvitelli, figlio del celebre vedutista di origine olandese Gaspard van Wittel. La reggia doveva rivaleggiare per grandezza e sontuosità con quella di Versailles.
Vanvitelli inizialmente studia a Roma con il padre, pensando di dedicarsi alla professione di pittore, ma dopo i trent’anni si afferma come architetto versatile e si impone per uno stile di ricercata sobrietà. Autore di importanti opere di restauro, è assai abile anche come ingegnere civile.
Prima di progettare la Reggia di Caserta, Vanvitelli lavora a Perugia, Siena, Loreto, fino ad Ancona, dove è suo il progetto del Molo Nuovo. È inoltre l’architetto della Fabbrica di San Pietro, incarico che mantiene fino alla morte.

Descrizione

La decisione di costruire una grandiosa residenza a Caserta, non lontano da Napoli e dunque ben raggiungibile, ricalca le origini della Reggia di Versailles, alle porte di Parigi.
Per l’edificio principale Vanvitelli progetta un corpo di fabbrica rettangolare, lungo 247 metri sui lati maggiori e 184 su quelli minori, con quattro cortili immaginati come piazze d’armi (gli immensi spazi all’aperto utilizzati per le adunate militari).
Se all’esterno la residenza ha un'eleganza contenuta, all'interno si mostra sfarzosa: il vestibolo centrale, l'immenso scalone d'onore, le milleduecento stanze, distribuite su tre piani, moltiplicano le vedute prospettiche in uno straordinario gioco di rimandi. La Reggia di Caserta rappresenta di fatto il tentativo di fondere la centralità e la grandiosità tipiche del Barocco con una forma più schematica e compiuta che sembra anticipare le ricerche architettoniche neoclassiche. Alla morte di Luigi Vanvitelli, i lavori sono portati a termine dal figlio Carlo (Napoli 1739-1821).
Attorno al palazzo si estende un parco di oltre 120 ettari: qui, fra boschetti, fontane e giochi d'acqua, sbucano ovunque statue di eroi e divinità della mitologia classica, realizzate da scultori diversi. L'asse principale del parco è scandito da una serie di fontane ornate con cicli scultorei che sviluppano una narrazione mitologica articolata secondo un preciso programma iconografico. Sono ripercorsi i miti di Diana e Atteone, Venere e Adone, Cerere, Giunone ed Eolo.
A partire dal 1785 una parte del parco viene trasformata in giardino all'inglese per volere dei nuovi sovrani Ferdinando IV e Maria Carolina d'Austria, a testimonianza del cambiamento di gusto nei confronti della forma del giardino nel corso del Settecento. Dalla concezione rigorosa e geometrica del giardino alla francese la moda si orienta verso le forme più naturali, esotiche e pittoresche di quello all'inglese. Allo scopo è chiamato a corte il famoso botanico inglese Giovanni Andrea Graefer.
Una curiosità: Vanvitelli è anche l'autore del progetto per l'acquedotto carolino (iniziato nel 1753), che viene realizzato per alimentare le fontane della reggia e per il rifornimento idrico di Napoli.

Contesti d’arte - volume 2
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