L’architettura in Italia tra Rococò e Classicismo

8.6 L'architettura in Italia tra Rococò e Classicismo

Nei primi decenni del XVIII secolo a Roma si sviluppa una corrente che si può definire "barocchetta", ispirata alle ricerche barocche, soprattutto all'opera di Borromini, cui si unisce un'accentuazione della decorazione nella ricerca di forme mosse e articolate.

Roma: la corrente rococò 

Uno degli edifici della capitale più vistosamente orientati verso un gusto rococò è la Chiesa della Maddalena (44). Il progetto è tradizionalmente attribuito a Giuseppe Sardi (Sant'Angelo in Vado 1680-Roma 1753), nonostante i decori esuberanti della facciata in stile rocaille non siano tipici del suo stile.
Nel 1724 papa Benedetto XIII chiama a Roma l'architetto Filippo Raguzzini (Napoli 1690-Roma 1771), fino ad allora attivo a Benevento; nel 172 7 questi inizia la sistemazione di piazza Sant'Ignazio (45-46), antistante l'omonima chiesa con la grandiosa facciata realizzata nel secolo precedente e attribuita ad Alessandro Algardi. La piccola piazza, dominata dal fronte barocco della chiesa, viene delimitata dai prospetti aggraziati di tre edifici residenziali dall'altezza contenuta; l'architetto tratta i fronti con omogeneità stilistica, scava i prospetti creando un insieme unitario e al tempo stesso dinamico come in una scenografia teatrale, in cui la grazia leggera di gusto rococò dialoga con la maestosità dell'edifìcio sacro. Gli edifici presentano angoli smussati e membrature verticali in aggetto che scandiscono le facciate finestrate, e danno vita a una piazza intima e raccolta.
Con il riassetto della piazza e la realizzazione di altri interventi (per esempio l'Ospedale di San Gallicano e la Chiesa della Madonna della Quercia, tutti databili attorno al 1725-1728), Raguzzini diviene uno dei maggiori esponenti del brioso Rococò romano.

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Roma: la corrente classicista 

A partire dagli anni Trenta del Settecento nella città eterna inizia ad affermarsi anche una corrente classicista, promossa dall'Accademia e appoggiata da papa Clemente XII. I suoi principali interpreti sono Ferdinando Fuga (Firenze 1699-Roma 1781) e Alessandro Galilei (Firenze 1691-Roma 1736). Le forme mosse del Barocco vengono ricomposte in base a criteri di equilibrio, razionalità e armonia. Nel 1732 viene bandito il concorso per la facciata di San Giovanni in Laterano, in cui risulta vincitore Alessandro Galilei, sancendo la vittoria della corrente classicista. La facciata è risolta attraverso un gioco armonioso e bilanciato di pieni e di vuoti che si definisce nell'adozione di un impianto a portico con doppio loggiato (47). A questo modello si ispirerà Ferdinando Fuga per il progetto della facciata di Santa Maria Maggiore (1741-1743) (48).

Napoli: moderna capitale 

Nel corso del Settecento Napoli assume il volto di moderna capitale. Il rinnovamento architettonico e urbanistico della città partenopea prende avvio nel 1734, anno dell'ascesa al trono di Carlo di Borbone. Sono progettate nuove strade e piazze, opere pubbliche come l'acquedotto, l'ospizio e interventi per la corte, fra i quali il Teatro San Carlo (49), i cui lavori iniziano nel 1737 su progetto dell'architetto siciliano Giovanni Antonio Medrano (Sciacca 1703-Napoli 1760). Vengono inoltre fondate in questi anni le residenze di Portici e Capodimonte.
Nel 1750 il re di Napoli chiama a corte il già citato Ferdinando Fuga e Luigi Vanvitelli (Napoli 1700-Caserta 1773), allora attivi a Roma, così da proseguire i propri progetti. A Vanvitelli affida la realizzazione di una nuova residenza reale a Caserta, centro di un ambizioso progetto che prevedeva il trasferimento in questo luogo della corte, degli uffici amministrativi, dell'esercito e delle istituzioni artistiche. Tuttavia gli unici progetti che vedranno la luce sono gli spettacolari interventi di realizzazione della reggia e del parco ( pp. 493-494).

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Foro Carolino

A Napoli, Vanvitelli si occupa anche di edifici pubblici e rappresentativi; dal 1757 al 1765 lavora alla costruzione del Foro Carolino (50) all'inizio di via Toledo, nell'attuale piazza Dante in un'area detta "largo del Mercatello". Il Foro è l'occasione per realizzare un monumento celebrativo del sovrano, del quale si prevede di collocare una statua equestre su una scalinata al centro della nicchia; tuttavia viene completato solo parzialmente e quello che oggi vediamo è il corpo di fabbrica con le due ali poste a emiciclo, tangenti le vecchie mura aragonesi, che inglobano Port'Alba a ovest e affiancano la Chiesa di San Michele a est. Sull'edificio sono poste ventisei statue rappresentanti le Virtù di Carlo di Borbone (alcune di esse opera di Giuseppe Sanmartino, Napoli 1720-1793), mentre la statua equestre non è mai stata realizzata. Il complesso risente delle influenze di stampo classicista derivanti dall'emiciclo di piazza San Pietro di Bernini e forse del nicchione del Belvedere bramantesco, oltre a riecheggiare il Michelangelo capitolino nell'uso dell'ordine gigante. 

L'Albergo dei Poveri e i Granili 

Carlo di Borbone adotta una politica di chiara matrice illuministica che si inserisce nel quadro del coraggioso rinnovamento volto tra l'altro all'abolizione del feudalesimo e dei privilegi ecclesiastici; così, nell'ottica di assolvere anche a doveri assistenziali e civili, egli incarica Ferdinando Fuga di realizzare due eccezionali edifici: il grande Albergo dei Poveri e i Granili. L'Albergo, come suggerisce il nome, deve ospitare le ingenti masse di poveri del regno e questo giustifica le eccezionali dimensioni del progetto, di cui solo una parte viene effettivamente realizzata e che incide comunque fortemente sul tessuto urbano di Napoli (51-52).
Anche il progetto del palazzo dei Granili, deposito di grano e vettovaglie edificato a partire dal 1779 sulla linea costiera e demolito nel 1953, stupisce per le mastodontiche proporzioni e per la regolarità dell'impianto basato su moderni criteri di funzionalità.

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Gli interventi in Sicilia 

Nel Settecento la Sicilia è un cantiere in pieno fermento, soprattutto a causa del terremoto che aveva colpito l'isola nel 1693. Importanti interventi coinvolgono le città di Siracusa, Messina e Catania, che vedono impegnati originali architetti tardobarocchi. Fra questi si ricorda Rosario Gagliardi (Siracusa 1682-dopo il 1762), il quale dalla nativa Siracusa si trasferisce a Noto. Il suo capolavoro è la Chiesa di San Giorgio a Ragusa Ibla (53). La facciata dell'edificio è coronata da una loggetta campanaria e percorsa da colonne libere poggianti su piedistalli angolati che contrastano con l'andamento convesso del muro, accentuando il senso del movimento e la nervosità di chiaro orientamento rococò. 

Un altro fenomeno degno di nota riguarda la Sicilia occidentale, soprattutto l'area nei dintorni di Palermo, dove nel corso del secolo sorgono numerose ville, sontuose e scenografiche, caratterizzate da facciate mosse e finemente decorate, affiancate da eleganti scalinate e da lussureggianti giardini. Si ricorda a tale proposito Villa Palagonia a Bagheria (54).
Il terremoto del 1693 che sconvolge Catania dà il via a una totale ricostruzione della città, secondo una pianificazione della maglia viaria che risponde alle coeve sperimentazioni in campo urbanistico. A Giuseppe Lanza duca di Camastra, rappresentante del viceré siciliano, si deve la decisione di improntare la ricostruzione secondo moderni criteri di sicurezza, sanità e igiene precedentemente assenti nell'apparato urbano. La razionalità del nuovo assetto modifica l'aspetto di Catania, che abbandona l'impianto medievale con l'abbattimento delle mura e l'apertura di due strade ortogonali, via Uzeda (attuale via Etnea) e via Lanza (attuale via Vittorio Emanuele), attorno alle quali si dipana il nuovo centro cittadino, teatro dei cantieri settecenteschi che ridisegneranno il volto della città.
Tra gli architetti coinvolti nel progetto edificatorio, quello che sicuramente ha lasciato il maggior segno è Giovan Battista Vaccarini (Palermo 1702-Milazzo 1768), cui si deve il disegno per la nuova facciata della cattedrale e l'originale progetto per l'adiacente chiesa della Badia di Sant'Agata (1735) (55), nonché la monumentale sistemazione di via dei Crociferi.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò