MATERIALI E TECNICHE: Il pastello e l’acquerello

MATERIALI E TECNICHE

Il pastello e l’acquerello

Nel primo Settecento si afferma una pittura costituita da piccoli tocchi di colore stesi con gesti rapidi, capaci di donare al dipinto grande freschezza e vivacità. Accade così che alcune tecniche pittoriche particolarmente adatte a tale libertà d’esecuzione, ma utilizzate fino ad allora esclusivamente negli studi o negli schizzi preparatori, vengano impiegate nella realizzazione di opere finite.
Secondo quanto ci riferisce Leonardo nel Codice Atlantico, per esempio, il pastello è stato inventato dal pittore francese Jean Perréal sul finire del Quattrocento. Si tratta di un bastoncino creato impastando il pigmento in polvere con diversi tipi di colla, olio o cera in misura tale da consentire il rilascio del pigmento stesso attraverso lo sfregamento sul supporto (generalmente la carta): a seconda della quantità di legante utilizzato, i pastelli possono essere duri, utili quindi a tracciare linee nette e sottili, oppure morbidi, adatti a essere sfumati mediante lo sfregamento con piumini o con i polpastrelli per ottenere morbidissimi, quasi opalini, trapassi di tinta o tono.
Rosalba Carriera è la prima pittrice a fare largo uso di questa tecnica nei suoi celebri ritratti, ma il pastello è impiegato anche dallo stesso Chardin, soprattutto nella sua produzione più tarda.
L’acquerello, invece, si ottiene mescolando il pigmento con la gomma arabica, una resina estratta da due specie di acacia diffuse nella zona subsahariana. Trattandosi di una gomma solubile in acqua, che può essere disciolta anche una volta disidratata, vengono create delle pasticche di consistenza dura che il pittore strofina con un pennello intriso d’acqua per ricavare il colore da stendere sulla carta. Per questa ragione, tale tecnica risulta particolarmente adatta alla realizzazione di bozzetti studiati direttamente dal vero, fuori dallo studio. Se già artisti come Pisanello o Dürer impiegano l’acquerello in alcuni schizzi e bozzetti, nel corso del Settecento esso diventa la tecnica d’elezione scelta dai pittori per rappresentare il paesaggio e per annotare monumenti o scorci osservati durante i propri spostamenti.
Tra i primi artisti a utilizzare l’acquerello come forma espressiva autonoma si ricordano William Taverner e Paul Sandby, che aprono la strada ai grandi paesaggisti del secondo Settecento e dell’epoca romantica, come Alexander Cozens e William Turner.

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Contesti d’arte - volume 2
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