Unità 8 Il Settecento

Le coordinate dell’arte

Rococò o Tardobarocco 

Attorno agli anni Venti del XVIII secolo si diffonde l’uso di decorare gli interni e gli arredi dei palazzi con complessi e ritorti motivi ornamentali a rilievo, costituiti di elementi vegetali e zoomorfi. Questo gusto deriva dalle incrostazioni di conchiglie, finte stalattiti, pietruzze e rocce di forme bizzarre con le quali venivano adornate le pareti delle grotte artificiali nei giardini (secondo una tradizione che discende dal Manierismo italiano). Dal termine rocaille, col quale si indicava appunto questo genere di decorazioni da esterno, deriva molto probabilmente la parola Rococò che è passata poi a indicare tutta l’arte della prima metà del XVIII secolo riducendone però la complessità a un solo aspetto particolare, quello della ridondanza ornamentale, della bizzarria e dell’eccesso. Il valore negativo che la parola Rococò ha acquisito nel tempo, soprattutto per l’utilizzo che ne è stato fatto dalla critica d’orientamento classicista, è superato in parte dalla preferenza accordata alla definizione di Tardobarocco. Possono essere utilizzati entrambi i termini, purché si comprendano e si mettano in luce tanto gli elementi di continuità e sviluppo rispetto alla situazione precedente, quanto quelli più innovativi; questi ultimi, direttamente legati alle profonde mutazioni culturali e sociali del periodo, pongono le basi per la grande rivoluzione che si verifica dopo la metà del secolo.

La Francia 

In Francia il vivace e frivolo decorativismo architettonico trova in pittura un proprio corrispettivo nell’abbandono dei grandi temi storici – che solitamente simboleggiano l’ideologia del committente e il suo ruolo attivo nella Storia – in favore di temi di pura evasione nei quali dominano l’eleganza, la voluttà e il garbo. Il riferimento ai temi mitologici viene svuotato di qualsiasi possibile significato politico e serve più che altro da sfondo idilliaco nel quale ambientare le scene galanti. I migliori interpreti di questo nuovo gusto, Jean-Antoine Watteau, François Boucher e Jean-Honoré Fragonard, adottano un linguaggio figurativo che predilige il virtuosismo coloristico alla salda definizione del disegno; un cromatismo fatto di rapidi e sfrangiati tocchi di colore cangiante che viene definito in Francia Rubenisme, con chiaro riferimento alla pittura fluida di Rubens. Ma, accanto ai temi prediletti dall’aristocrazia del tempo, si afferma anche un filone più vicino al sentire borghese che adotta il realismo della pittura di genere seicentesca per trattare temi edificanti e didattici: è il caso della pittura di Jean-Baptiste-Siméon Chardin. L’affermarsi di questi due filoni distinti rispecchia la frattura sociale tra l’aristocrazia e la classe media: quest’ultima, detenendo il controllo sulla rinnovata economia imprenditoriale, getta le basi della nuova cultura e della nuova società contemporanea, che si affermeranno definitivamente con la ormai imminente Rivoluzione industriale.

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IL TEMPO
LE OPERE 
1700
1700-1714 Guerra di successione spagnola  
1700-1721 Pontificato di Clemente XI
1718-1721 Filippo Juvarra, Palazzo Madama
1720 Jean-Antoine Watteau, L’insegna di Gersaint
1723-1726   Francesco De Sanctis, Scalinata di piazza di Spagna  
1730-1740 Pontificato di Clemente XII    
1732-1762   Nicola Salvi, Fontana di Trevi
1733-1738 Guerra di successione polacca  
1740-1748 Guerra di successione austriaca  
1751-1753   Giambattista Tiepolo, Volta dello scalone monumentale della Residenza di Würzburg
1752-1774   Luigi Vanvitelli, Reggia di Caserta
1755   Canaletto, Veduta del Palazzo Ducale di Venezia
1756-1763 Guerra dei Sette anni  
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La situazione italiana

A seguito delle guerre di successione spagnola (1700-1714), polacca (1733-1738) e austriaca (1740-1748) si produce in Italia un totale mutamento dell’assetto politico. La corona di Spagna, estinto il ramo spagnolo degli Asburgo, passa ai Borbone (la stessa casata del re di Francia). Il Regno di Napoli passa sotto il controllo dei Borbone di Spagna mentre il ducato di Parma e Piacenza sotto quello dei Borbone di Francia. Nella sfera d’influenza francese è anche la Repubblica di Genova mentre la Lombardia e il Granducato di Toscana (dove si era estinta la casata dei Medici ed era salito al trono Leopoldo di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria) passano sotto il controllo austriaco. Venezia rimane sostanzialmente estranea agli eventi bellici del primo Settecento ma all’autonomia politica di cui gode fa da contraltare una lenta e inesorabile decadenza economica.
Tale situazione non impedisce la prosecuzione di una grande tradizione artistica che diviene in questo periodo la più apprezzata e diffusa in tutta Europa. Il genere del paesaggio trova i suoi grandi interpreti in Canaletto, Bernardo Bellotto e Francesco Guardi. Le loro vedute di Venezia riscuotono un enorme successo specialmente tra i ricchi viaggiatori inglesi che le acquistano come souvenirs del loro viaggio in Italia. Tra Seicento e Settecento si afferma, infatti, la moda del grand tour, il viaggio formativo compiuto dai giovani gentiluomini accompagnati dai loro precettori. Insieme ai dipinti di paesaggio, questi colti viaggiatori richiedono spesso la realizzazione di ritratti, genere nel quale si specializza Rosalba Carriera. A Venezia trova la sua ultima espressione anche la grande tradizione italiana dei cicli affrescati: Giambattista Tiepolo viaggerà tra Germania e Spagna per realizzare monumentali e magniloquenti allegorie dipinte nei più importanti palazzi reali. Accostabile invece alla pittura di Chardin è quella di Pietro Longhi che ci offre veri e propri spaccati della società veneziana del tempo i cui costumi vengono descritti non senza una vena ironica e moralizzante.
Anche lo Stato pontificio vive una situazione di sostanziale isolamento politico, simile a quello veneziano, ma alcuni papi si fanno promotori di iniziative mirate a vivificare la produzione artistica, sostenendo per lo più la continuità con la rivisitazione in chiave scenografica della tradizione classica fornita dal Barocco romano nel secolo precedente. A questo scopo papa Clemente XI (1700-1721) fonda nel 1710 a Bologna una nuova Accademia che avrebbe dovuto, secondo le sue intenzioni, rinnovare il Classicismo della grande scuola emiliana del Seicento. In città, tuttavia, i risultati più interessanti non nascono dall’Accademia clementina ma dall’eredità di quel realismo che Annibale Carracci aveva sviluppato nella sua attività precedente al soggiorno romano e che adesso viene raccolta da Giuseppe Maria Crespi. Il Classicismo romano trova invece piena attuazione in campo architettonico, come ci testimonia il rinnovamento urbanistico di Roma sostenuto dallo stesso Clemente XI con la costruzione del Porto fluviale di Ripetta e della maestosa scalinata di piazza di Spagna ( p. 487). Clemente XII (1730-1740) prosegue su questa linea promuovendo la costruzione della Fontana di Trevi ( p. 488) ma soprattutto aprendo al pubblico, nel 1734, le collezioni papali di arte antica conservate nei palazzi del Campidoglio (costituendo così un fondamentale precedente per il nuovo rapporto con l’Antico che troverà piena attuazione nella seconda metà del secolo anche grazie alla fondazione dei musei pubblici). Nel 1738 Carlo III di Borbone (figlio di Filippo V e futuro re di Spagna) sconfigge le truppe austriache e sale al trono del Regno di Napoli. Egli sceglie la via dell’autonomia politica rispetto alla Spagna e avvia importanti riforme legislative, finanziarie e commerciali sostenendo direttamente la produttività mediante l’apertura delle manifatture reali degli arazzi, delle pietre dure e della porcellana fra il 1737 e il 1739. Il nuovo regime borbonico rimarca la discontinuità con quello asburgico promuovendo la costruzione di importanti edifici urbani, come il Teatro San Carlo ( p. 490), e suburbani come la grandiosa Reggia di Caserta ( p. 493) progettata da Luigi Vanvitelli. Lo Stato che più di tutti ha tratto beneficio dalla partecipazione alle tre guerre di successione è tuttavia il ducato di Savoia, che vede ampliati i propri confini mediante l’annessione delle Langhe, delle città di Novara, Tortona, Voghera e Vigevano e della Sardegna. A progettare e sovrintendere le imponenti commissioni edilizie dei duchi sabaudi è l’architetto d’origine siciliana Filippo Juvarra, che prosegue il profondo rinnovamento del volto di Torino in chiave barocca già avviato dal Guarini.

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Forma, funzioni e idee

In questo secolo le tendenze razionaliste del pensiero scientifico cominciano a far sentire i propri effetti sulla vita quotidiana. In Gran Bretagna, la nazione che senza dubbio si pone in anticipo sul cammino verso l’epoca contemporanea, il pensiero dei cosiddetti “empiristi” (John Locke, David Hume e George Berkeley) applica il rigore analitico del metodo sperimentale all’indagine dei fatti storici, sociali ed economici. Oltre a un generale ripensamento degli ordinamenti politici e dei metodi produttivi, l’avanzamento scientifico comincia a generare quel deciso sviluppo tecnologico sulla base del quale si avvia, proprio nell’Inghilterra degli anni Trenta del Settecento, la cosiddetta Rivoluzione industriale. Per quanto riguarda la produzione artistica, l’utilizzo delle prime innovazioni tecniche è ben evidente nella fondazione delle manifatture, nelle quali possiamo osservare la divisione del lavoro secondo concezioni già industriali, e nell’utilizzo che pittori come Canaletto o Guardi fanno della camera ottica (considerabile a buon diritto l’antesignana della macchina fotografica). Tuttavia, l’aspetto più importante è la nascita della nuova committenza borghese, che si affianca a quella religiosa e aristocratica. L’effetto di questo fenomeno è l’enorme allargamento del pubblico dell’arte, ma anche la grande differenziazione delle modalità della rappresentazione e dei soggetti scelti (complice ovviamente la maggiore libertà rispetto ai vincoli celebrativi, simbolici e dottrinari dell’arte “ufficiale”).

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • L’architettura: si assiste a una esacerbazione dei caratteri più fantasiosi e bizzarri del Barocco che virano in molti casi verso il sovraccarico decorativo.
  • La pittura: si esaurisce la pittura di storia; la committenza aristocratica predilige un’arte di evasione fatta di scene galanti immerse in atmosfere idilliache. Prosegue e si sviluppa il filone della pittura di genere (paesaggio, natura morta, scene quotidiane). Nel realismo quotidiano della scena di genere si intravede il nuovo ruolo che la borghesia imprenditoriale inizia a occupare nella società.
  • La società e le tecniche: in questo periodo si determinano quelle mutazioni sociali ed economiche che preparano l’ingresso nell’epoca contemporanea. L’avanzamento tecnologico inizia a farsi sentire anche nella produzione artistica (creazione delle manifatture e utilizzo della camera ottica).

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò