Questo maestro, attivo soprattutto a Roma, è il capostipite di una pittura nuova che consacra una tradizione e la rende comprensibile a tutti: si tratta della tradizione carraccesca aggiornata sulle più recenti novità nazionali e internazionali. La pittura romana della fine del Seicento era dominata dal contrasto tra classicismo e Barocco: Maratta riuscì nel difficile compito di conciliare le due opposte tendenze, partendo dal classicismo di Raffaello e modificandolo e aggiornandolo nella direzione di un Barocco privo di eccessi retorici. Fecondo pittore, fu anche attivo restauratore di opere pittoriche, un’attività che gli permise di conoscere a fondo la tecnica dei grandi pittori del Cinquecento e del primo Seicento: è documentata la sua attività di restauro degli affreschi di Raffaello alla Farnesina e, nel 1702, delle Stanze Vaticane, oltre a quella della Galleria dei Carracci a Palazzo Farnese.
Maratta inizia la sua carriera con una produzione improntata alla luminosità, alla freschezza, alla chiarezza della visione e dei sentimenti espressi. La sua tavolozza è fatta di colori chiari e luce limpida, le figure si stagliano nitide in un’atmosfera di pace, sorriso, quiete interiore: si tratta di una sorta di ribaltamento radicale rispetto alle idee del caravaggismo diffuso fino a pochi anni prima. In questa direzione Maratta diventa in pochi anni il protagonista indiscusso della pittura romana e, si può dire, italiana.
Maratta inizia la sua carriera con una produzione improntata alla luminosità, alla freschezza, alla chiarezza della visione e dei sentimenti espressi. La sua tavolozza è fatta di colori chiari e luce limpida, le figure si stagliano nitide in un’atmosfera di pace, sorriso, quiete interiore: si tratta di una sorta di ribaltamento radicale rispetto alle idee del caravaggismo diffuso fino a pochi anni prima. In questa direzione Maratta diventa in pochi anni il protagonista indiscusso della pittura romana e, si può dire, italiana.