Il Barocco gesuita

7.6 Il Barocco gesuita

In misura maggiore rispetto ai già citati teatini per i quali lavora Lanfranco, i gesuiti ebbero un ruolo fondamentale nei destini dell’arte della seconda metà del secolo: sono loro a detenere, in ogni parte d’Italia e in molte sedi estere, il dominio culturale e intellettuale, in un legame che è fatto di ossequio, ma talvolta anche di contrasto, con la Curia. La scuola gesuita del Collegio Romano diviene la più autorevole in città e qui si forma la nuova classe dirigente ecclesiastica, in un momento in cui le politiche romane e italiane in generale e il dominio imperiale, fortemente incrinato nelle sue pur poderose strutture, sembrano sempre più fragili, indeboliti e minati dal predominio assoluto dei regni di Francia e Inghilterra. La dottrina gesuita, segnata da numerose istanze riformatrici, si estrinseca nel campo delle arti figurative con estrema semplicità di idee, secondo un ideale di chiarezza che sembra invece mancare in altri ambiti della vita religiosa e civile italiana. Ecco perché le più importanti commissioni artistiche dell’Europa del tempo riguardano entrambe due chiese gesuite: la chiesa madre, cioè la Chiesa del Gesù di Vignola e la chiesa del palazzo del Collegio Romano, quella consacrata a Sant’Ignazio di Loyola, costruita direttamente in base alle indicazioni del fondatore dell’Ordine.

Baciccio

Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio (Genova 1639-Roma 1709) è uno degli artisti simbolo di queste nuove istanze religiose. Giunto presto a Roma, Baciccio (il nomignolo è la contrazione in dialetto genovese del nome Giovanni Battista) entra in contatto con i gesuiti perché il generale dell’Ordine era all’epoca un genovese. È così incaricato di rinnovare integralmente la chiesa madre della Compagnia intitolata al Santissimo Nome di Gesù, nota appunto come "il Gesù", dove affresca la volta ( p. 424), la cupola, i pennacchi e il catino absidale con un ciclo di dipinti tra i più spettacolari e imponenti dell'intera civiltà barocca, affiancati da colossali statue in stucco raffiguranti le virtù che sono opera, per larga parte, di scultori della cerchia berniniana. Bernini del resto era stato mentore e consigliere di Baciccio e seguì il lavoro in tutte le sue fasi, suggerendo e incoraggiando. 
Il ciclo di Baciccio può essere considerato la quintessenza del Barocco nella sua versione più matura e più coinvolta con le istanze religiose e sociali del tempo. 
Nella Pasqua del 1675 fu inaugurata la cupola con il Paradiso (42): la composizione è esemplata sullo schema compositivo dell'affresco del Correggio nel Duomo di Parma, mediato da Lanfranco. La corte celeste e angelica occupa una serie di strati concentrici di nubi che improvvisamente si aprono in un cielo dorato, al cui centro sono disposti, in una composizione precisa e leggibile, la colomba dello Spirito Santo, Dio Padre in volo, e poi la Vergine e Cristo; sotto di lui, un angelo regge un'enorme croce, non più simbolo di morte, ma di resurrezione e salvezza. 
Negli anni successivi vengono terminati i pennacchi (43): sia nella cupola, sia nei pendenti si trova un artificio tipico del Barocco: la costante forzatura, tramite la decorazione pittorica, dei limiti dell'architettura, con le figure che sembrano straripare dai confini della cornice in stucco

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Fratel Pozzo

I gesuiti ampliano la loro autorevolissima e predominante presenza nel mondo artistico romano e internazionale grazie all’altra spettacolare impresa da loro promossa, l’affrescatura della Chiesa di Sant’Ignazio del Collegio Romano, intitolata al santo fondatore, luogo di educazione e virtù, esemplare, quindi, per la perfetta definizione del potere dei gesuiti nell’Europa degli ultimi anni del Seicento.
Artefice di tale operazione è Andrea Pozzo (Trento 1642-Vienna 1709) o Fratel Pozzo, un membro della Compagnia, delle cui istanze e aspirazioni è interprete autentico e fedele. Studioso dell’ arte della prospettiva, specialista nell’apprestamento di apparati effimeri di potente suggestione, dopo un periodo di attività tra Torino e Milano riesce a ottenere il trasferimento a Roma: nella casa madre del suo Ordine dipinge con la tecnica detta quadratura ( p. 426) una finta cupola (44) su tela sopra la crociera, creando una perfetta illusione di realtà nella visione da sotto in su, dilatando illusionisticamente il soffitto piano e creando con la pittura l’impressione che la cupola emisferica – non realizzata forse per ragioni economiche – monumentalizzi la chiesa.
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Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò