Contesti d’arte - volume 2

Sperimentazioni architettoniche e illusionismo

Come abbiamo visto, Borromini introduce la linea curva sia nelle facciate sia negli interni, così che i suoi edifici appaiono sempre plasmati da un’unica forza costruttiva che assicura la continuità dei volumi nello spazio. In opposizione al classicismo, che si basa sull’incrocio ortogonale degli elementi e su un "vocabolario" antico fatto di colonne, capitelli, archi, trabeazioni, pilastri e lesene, Borromini concepisce i suoi edifici come una specie di corpo vivente. Secondo questa sua idea, dunque, l’ordine architettonico deve sottolineare l’organicità della struttura, un obiettivo che genera nuove forme e nuove soluzioni architettoniche. Condannata dai classicisti della generazione successiva, l’opera di Borromini resta il modello di un’arte che sfida le regole imposte dalla tradizione e che si eleva come inno costante alla libertà di espressione.

Oratorio dei Filippini

Tra il 1637 e il 1640 Borromini riceve dai confratelli della Congregazione di San Filippo Neri l’incarico di costruire l’oratorio accanto alla chiesa dell’ordine, Santa Maria in Vallicella detta anche Chiesa Nuova. Nel progetto, Borromini concepisce la distribuzione dei vari ambienti, oratorio, sacrestia, biblioteca, in base a criteri di funzionalità e di coerenza rappresentativa, creando una successione di spazi principali affiancati da due lunghi corridoi, imitando – secondo le stesse parole dell’artista – «un corpo umano con le braccia aperte, come che abbracci ogni uno che entri». La facciata (30), insieme austera e tecnicamente rigorosa, è suddivisa in cinque settori da paraste disposte su pianta concava: nella parte centrale del primo ordine, curva verso l’esterno, si apre, con vivace movimento, una profonda nicchia. Anche il timpano, a sagoma mistilinea, genera un movimento curvilineo ed elegante. Dal punto di vista tecnico, la facciata è costruita, probabilmente su richiesta dei Filippini, con materiali semplici: la muratura è "foderata" di laterizio, poi stuccata e intonacata e l’uso di mattoni a tessiture diverse esalta l’espressività dell’intera struttura.

Galleria di Palazzo Spada

Un’architettura molto diversa, supremo capolavoro di illusionismo barocco, è la Galleria che Borromini realizza in uno spazio gentilizio, all’interno del romano Palazzo Spada (31). Nel 1632 il cardinale Bernardino Spada acquista un palazzo cinquecentesco e incarica l’architetto di adattarlo al nuovo gusto barocco. La Galleria, situata nell’androne dell’accesso al cortile, è un trompe-l’oeil di falsa prospettiva (32): è lunga infatti solo otto metri, ma dall’esterno l’architetto, aiutato dal matematico Padre Giovanni Maria da Bitonto, crea l’impressione che sia lunga più del triplo. L’effetto, che stupiva e meravigliava i visitatori del palazzo, è ottenuto grazie a una sequenza di colonne di altezza decrescente, che si impostano su un pavimento in salita e su pareti convergenti, mentre il soffitto si abbassa impercettibilmente, in una sorta di cannocchiale. In fondo, in un giardino illuminato dal sole, si trova una scultura che sembra a grandezza naturale, mentre in realtà è alta solo 60 centimetri. Si tratta di un’illusionismo che Borromini poteva aver conosciuto e studiato nei primi anni della sua formazione: è infatti lo stesso espediente usato a Milano da Bramante nella costruzione dell’abside di Santa Maria presso San Satiro, vicinissima alla cattedrale dove Borromini aveva iniziato a lavorare ( p. 185).
L’esame delle architetture del Borromini dimostra così la straordinaria ampiezza delle sue prospettive culturali e la profondità della sua visione innovatrice: attinge all’Antico, ripropone il mondo gotico, soprattutto dal punto vista strutturale e luministico, e concepisce unitariamente complicati organismi architettonici secondo una nuova dialettica sinceramente barocca.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò