Alessandro Algardi

7.2 Alessandro Algardi

In un panorama artistico che vede il successo quasi incontrastato di Bernini, si afferma la figura dello scultore di origine bolognese Alessandro Algardi (Bologna 1598-Roma 1654), formatosi come artista presso i Carracci e poi trasferitosi a Mantova, dove lavora in qualità di orafo alla corte di Ferdinando Gonzaga. A Roma l’artista giunge nel 1625 e immediatamente il suo talento si impone come quello di un solenne e maestoso specialista della scultura, dotato di interessi per l’architettura e competente in molteplici tecniche artistiche, valente coordinatore di cantiere, colto e raffinato. Nel corso della sua carriera rappresenta una sorta di severo e vigile tutore di una perenne classicità, ammantata di eleganza e decoro.
In linea col gusto del primo Seicento, alimentato da celebri mecenati ecclesiastici come Scipione Borghese e soprattutto Ludovico Ludovisi, Algardi comincia a lavorare a Roma nel campo della misurazione e del restauro di statue antiche. I suoi interventi sono straordinari, giacché mostra di saper integrare e "restaurare " alla perfezione le forme antiche, guadagnandosi così fama di competente nel settore. Ludovisi è emiliano e protegge gli artisti bolognesi, incoraggiandone il gusto classicistico e carraccesco: al suo servizio Algardi trova un ambiente a lui adatto e si lega di profonda amicizia con Domenichino, anch’egli uscito dalla scuola dei Carracci.

San Filippo Neri e l'angelo

Intorno al 1640 l’artista riceve importanti commissioni nel campo della scultura monumentale, a partire dal gruppo marmoreo di San Filippo Neri e l’angelo (22), eseguito per Pietro Boncompagni per l’altare della sacrestia in Santa Maria in Vallicella: nelle due statue Algardi mostra una notevole gamma di sentimenti, che vanno dalla passione nobilmente idealizzata del san Filippo alla dolcezza tutta bolognese dell’angelo. Le due figure sono legate da una profonda unità di ritmo compositivo e da una luce insieme morbida e precisa, meno spettacolari, ma insieme più chiare rispetto ai modelli virtuosistici del Bernini.

Decollazione di san Paolo

Nel 1640 riceve la prestigiosa carica di Principe dell’Accademia di San Luca e subito dopo ottiene un’importante commissione per la sua città natale, la Decollazione di san Paolo (23) per la chiesa dei barnabiti a Bologna, ordinata dal cardinale Bernardino Spada, dal cui cognome deriva la scelta del soggetto. Il gruppo marmoreo composto da Paolo e dal suo carnefice risalta plastico e luminoso entro un' esedra di colonne scanalate, sopra un grandioso altare, inaugurato solo nel 1650, in occasione del Giubileo; le due figure sono isolate: il carnefice, deformato dal peccato e il santo, sereno nell'accettazione del martirio. L'opera, violenta e dinamica, eppure più "classica" e composta rispetto ai frenetici gruppi di Bernini, fa emergere quelle idee di dignità, compostezza, austerità e intimo fervore capaci di interpretare al meglio i nuovi orientamenti delle gerarchie cattoliche controriformate: Algardi punta all'essenzialità, alla chiarezza compositiva, all'immediata leggibilità dei sentimenti. 

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Incontro di Leone I con Attila

La profonda umanità e la maestosa capacità compositiva dell’artista rifulgono nel suo capolavoro: l’immenso rilievo marmoreo raffigurante l’Incontro di Leone I con Attila (24), destinato alla Basilica di San Pietro. Secondo la tradizione, il papa Leone Magno aveva raggiunto sulle rive del Po il barbaro Attila, re degli Unni, intenzionato a devastare la Penisola italiana e a saccheggiare Roma. All’arrivo del pontefice, nel cielo comparvero gli apostoli Pietro e Paolo con le spade sguainate e la loro visione convinse il feroce Attila a volgere in ritirata.
L’opera traduce in scultura gli ideali correnti in quegli anni in pittura: un’arte magniloquente ed epica che desta emozione e stupore. Con questo lavoro straordinario, Algardi inventava un nuovo tipo di opera, la pala d’altare marmorea, particolarmente adatta per l’ambiente della Basilica di San Pietro e poi imitata per secoli in innumerevoli chiese d’Italia e d’Europa. Geniale è l’idea di utilizzare nella stessa opera sia il rilievo bassissimo, che sembra quasi graffito sulla superficie marmorea, sia l’altorilievo, portato al massimo delle sue potenzialità fino a diventare quasi una statua a tutto tondo pur aderendo ancora al supporto. Animazione e magniloquenza contraddistinguono questo lavoro tecnicamente e concettualmente impegnativo: Algardi, con misura e sobrietà, consolida una nuova idea di espressione scultorea classica, elegante e misurata, che avrebbe avuto grandi sviluppi nella cultura barocca.
GUIDA ALLO STUDIO
Alessandro Algardi
  • Scultore di origine bolognese
  • Formazione nella bottega dei Carracci
  • Restauro di statue antiche
  • Stile improntato sulla classicità
  • Eleganza e decoro
  • Sculture monumentali

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò