Lorenzo Ghiberti

2.3 Lorenzo Ghiberti

Lorenzo Ghiberti (Firenze 1378 ca.-1455) fu uno degli artisti più versatili della sua epoca: orafo e scultore (soprattutto in bronzo), pittore, architetto, letterato, collezionista di antichità. Non è facile inserirlo in una determinata corrente artistica, poiché lo stile delle numerosissime opere da lui create si muove, tenendo sempre ben presente l’esempio dell’antichità, tra il Gotico internazionale e il linguaggio del primo Rinascimento della Firenze contemporanea, di cui egli fu unanimemente riconosciuto uno dei padri fondatori.
Ghiberti iniziò la sua attività di orafo presso la bottega del patrigno: molte delle informazioni sulla sua carriera si ricavano dai Commentari, scritti attorno al 1447, che uniscono ai ricordi autobiografici il racconto delle vicende dei principali artisti, da Giotto ai contemporanei, e osservazioni teoriche sull’arte e l’ottica.

Le statue per Orsanmichele

Nel primo quarto del XV secolo Ghiberti è l’artista più in vista di Firenze: la sua bottega diviene ben presto la più grande e importante della città. Da qui passano in momenti diversi e per periodi più o meno prolungati molti artisti dell’epoca: Masolino, Donatello, Michelozzo, Luca della Robbia, Paolo Uccello e altri ancora. Nel corso della sua lunga carriera lavora quasi esclusivamente per le Arti Maggiori, le associazioni che riunivano i più ricchi membri della borghesia cittadina, divisi secondo le loro occupazioni. A partire dal 1404, le Arti ottennero il privilegio e insieme l’onere di decorare con una statua uno dei quattordici tabernacoli esterni di Orsanmichele, una loggia trasformata in chiesa, che aveva la struttura di un alto parallelepipedo: nacque così uno straordinario ciclo scultoreo, per opera dei più grandi artisti fiorentini del primo Quattrocento, in cui è possibile leggere con chiarezza il passaggio dalle forme tardogotiche a quelle pienamente rinascimentali.
Attorno al 1412 l’Arte di Calimala, forse la più importante tra le arti fiorentine, i cui membri erano mercanti dediti all’importazione di lana e tessuti grezzi, commissionò un bronzo monumentale, dedicato al proprio santo patrono che coincideva con quello della città, san Giovanni Battista.

San Giovanni Battista 

Eseguita tra il 1412 e il 1416, è la prima statua di bronzo (17): i committenti erano scettici rispetto alla capacità di Ghiberti di lavorare il bronzo, tanto che l’artista non ricevette alcun anticipo per l’opera e fu pagato solo alla consegna. Nonostante la novità tecnica, che evidenzia l’abilità dell’artista nel riprodurre la fusione a cera persa praticata dagli antichi, si tratta, ancora, di una statua tardogotica. La posa oscillante della grande figura, sottolineata dalla lunga piega che parte dal piede destro e giunge al fianco sinistro e accentuata dalle altre innumerevoli pieghe, i ricercati  calligrafismi dei capelli e della barba appartengono in maniera inequivocabile a questo stile. Inoltre, l’architettura del tabernacolo che la conteneva – le sculture originali sono state sostituite da copie per motivi di conservazione ed esposte nel museo all’interno della stessa chiesa – è ancora pienamente gotica.
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San Matteo 

II richiamo all’arte classica nell’opera di Ghiberti non può certo dirsi inferiore o di minor intensità o consapevolezza rispetto a quello che caratterizza l’attività degli altri fondatori dell’"arte nuova" fiorentina, come è evidente anche dagli sviluppi successivi della sua produzione. La grandiosa statua bronzea di San Matteo (18) fu anch’essa eseguita per una delle nicchie di Orsanmichele tra il 1419 e il 1423 e commissionata dall’Arte del Cambio, che riuniva i cambiavalute, i commercianti di pietre e metalli preziosi e tutti coloro che praticavano il deposito e il credito. Il santo evangelista indossa i panni di un filosofo classico, ha una mano avvicinata al petto e nell’altra un libro aperto. Rispetto al San Giovanni Battista, il San Matteo testimonia il progressivo abbandono da parte di Ghiberti delle suggestioni del Gotico internazionale: sotto a un panneggio semplificato sta il corpo vero e muscoloso dell’apostolo. La posizione è quasi identica a quella del San Giovanni, ma appare più libera e naturale.

CONFRONTI E INFLUENZE

Il San Matteo di Ghiberti e gli affreschi realizzati da Lorenzo Monaco nella Cappella Bartolini Salimbeni in Santa Trinita a Firenze sono coevi e presentano molti punti di contatto.
I due artisti, infatti, sono affini nella capacità di fondere le eleganze tardogotiche con le novità rinascimentali. La figura del san Giovanni Battista in particolare presenta la stessa posa della scultura ghibertiana, certamente derivante dall'hanchement gotico ( p. 41) ma sempre ben salda al terreno e articolata nello spazio. Allo stesso modo il linearismo decorativo e flessuoso di barbe, capelli e panneggi non pregiudica la resa volumetrica della figura.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò