ANALISI D'OPERA - Gian Lorenzo Bernini, La Cappella Cornaro

Analisi D'opera

Gian Lorenzo Bernini

La Cappella Cornaro

  • 1647 ca.
  • marmo scolpito e stucchi dorati
  • Roma, Santa Maria della Vittoria

La cappella risale all'incirca al 1647: in quell'anno il ricchissimo cardinale veneziano Federico Cornaro, che da alcuni anni risiede a Roma, incarica Gian Lorenzo Bernini di progettare la cappella di famiglia nel transetto sinistro della chiesa romana di Santa Maria della Vittoria, dove nel 1653 lui stesso sarà sepolto. La commissione arriva per Bernini dopo la morte di Urbano VIII Barberini, e l’elezione al soglio pontificio di Innocenzo X Pamphili, nemico della famiglia Barberini e dei suoi protetti, il cui imminente arrivo sembra interrompere la fortunata serie di rapporti fruttuosi dell’artista con i papi.

Descrizione

Bernini trasforma lo spazio di un semplice altare di una cappella in una sorta di teatro, con gli inginocchiatoi laterali che diventano palchetti per gli spettatori e l’altare una sorta di palcoscenico per il compimento del dramma sacro. È un’idea profondamente innovativa, di una spettacolarizzazione dell’episodio sacro che segnerà a lungo l’arte italiana ed europea e che l’artista ricava dalla sua esperienza diretta di organizzatore di spettacoli teatrali, ma anche, soprattutto, dalla teatralità enfatica che caratterizza le arti del Seicento.
L’opera, secondo il principio di unità delle arti che sovrintende a tutta la cappella, non si esaurisce nel gruppo scultoreo, ma ogni dettaglio è curato, anzi messo in scena, fin nei più piccoli particolari, dai festoni di stucco al bassorilievo di bronzo su sfondo blu con l’Ultima cena che decora il fronte dell’altare, fino ai preziosi intarsi del pavimento o delle pareti, con una sapienza scenografica di fusione di pittura, architettura, scultura e apparati decorativi che è centrale sia nella poetica di Bernini, sia in tutta l’arte barocca italiana ed europea.
Sull'altare è rappresentato l'episodio dell'Estasi di santa Teresa d'Avila, religiosa spagnola canonizzata nel 1622: il tema dell'estasi, ossia di una profonda comunione tra umano e divino che diventa una sorta di esperienza ultraterrena, è centrale nella religiosità del Seicento, in cui si diffondono numerose correnti mistiche, ed è uno dei più frequenti dell'arte barocca. L'artista si ispira agli scritti mistici di santa Teresa che parlano di "trasverberazione", cioè di una divina trafittura: la rappresentazione così fisica del momento sacro doveva coinvolgere lo spettatore, permettendogli di avvertire nelle sue stesse carni la comunione dei santi con il divino. Le due sculture protagoniste della scena, l'angelo e la santa, sono collocate in una sorta di "edicola" convessa, arricchita da raggi dorati che scendono dal soffitto e alludono alla presenza divina. La luce naturale penetra lateralmente, da una finestra nascosta, incanalata in un percorso invisibile ai visitatori, in modo da ricreare l'effetto di un'atmosfera mistica che rende "aeree" le statue, come fossero librate in volo. Nella "meraviglia" generata dalla palese impossibilità che statue poderose si sollevino libere nell'aria, così come nella beatitudine ostentata della santa, quasi vicina a un piacere troppo terreno, molti critici hanno individuato le caratteristiche peculiari dell'arte barocca.

CONFRONTI E INFLUENZE

Nella Cappella Raimondi nella Chiesa di San Pietro in Montorio, Bernini sperimenta per la prima volta gli effetti compositivi e scenografici che avrebbe sviluppato nelle opere della maturità e, in particolare, in Santa Maria della Vittoria. Ritroviamo il tema dell’estasi – sopra l’altare c’è un bassorilievo raffigurante san Francesco che, privo di sensi, è sollevato da angeli e condotto in cielo –, il particolare gioco di luci che, sfruttando le aperture della cappella, mette in risalto il gruppo scultoreo e conferisce un’atmosfera caratteristica all’insieme, e anche il motivo dei committenti, raffigurati ai lati, che assistono all’evento miracoloso.

Contesti d’arte - volume 2
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