Domenichino

6.8 Domenichino

Come Guido Reni, del quale fu molto amico, anche Domenico Zampieri (Bologna 1581-Napoli 1641), detto il Domenichino forse per la piccola statura, è emiliano e si educa a Bologna alla scuola dei Carracci. In particolare è legato ad Agostino Carracci, da cui trae l’essenza del suo stile classico e rigoroso. Giunto a Roma nel 1601, inizia a collaborare subito con i Carracci.

Flagellazione di sant'Andrea

Nel 1608 il cardinale Scipione Borghese gli affida un incarico importante, che coinvolge anche Guido Reni. I due giovani devono eseguire gli affreschi nei tre oratori antistanti la Chiesa di San Gregorio al Celio, uno dei luoghi più mistici e appartati di Roma. Nell’edificio centrale Reni dipinge una grandiosa scena raffigurante il Martirio di sant’Andrea mentre Domenichino di fronte realizza la Flagellazione di sant’Andrea (38).
Qui il pittore si mostra ancor più convinto sostenitore dell’ideale classico rispetto a Reni stesso, seguendo fedelmente gli insegnamenti di Agostino Carracci circa l’esattezza classica del disegno e la precisione di ogni minimo dettaglio.
La precisione di Domenichino non è sorretta da un disegno eccelso come quello di Guido Reni, ma da un tratto altrettanto solido e capace, che dona alle forme una classica compostezza e ben si riassume nel termine di Neorinascimento della scuola bolognese.

Paesaggio con guado

Agli insegnamenti dei Carracci – e alla fondamentale lezione delle Lunette Aldobrandini – il pittore guarda per realizzare il cosiddetto Guado (39): in una composizione strutturata da grandi quinte arboree, al centro delle quali si snoda il fiume popolato da imbarcazioni, con un antico borgo sullo sfondo, alcuni pastori guidano al pascolo gli animali. È un paesaggio che richiama la campagna romana, ma lontano da ogni realismo, un luogo di pace e di bellezza ideale.

Gli affreschi nelle chiese romane

Fondamentali restano anche i suoi affreschi della Cappella di Santa Cecilia nella Chiesa di San Luigi dei Francesi (1611-1614) e quelli nel catino absidale della Chiesa di Sant’Andrea della Valle (1623-1628), entrambe a Roma. Negli affreschi in San Luigi dei Francesi è evidente il ritorno a Raffaello, soprattutto nell’idea di impaginare grandi scene storiche (in questo caso la Vita di santa Cecilia, 40), inquadrate da maestose architetture dipinte, ispirate ai princìpi della classicità, proprio come aveva fatto Raffaello nelle Stanze Vaticane.
Gli affreschi sono un monumento di fulgida classicità: qui Domenichino esprime al meglio quell’"idea del Bello" nella pittura teorizzata in quegli anni da monsignor  Giovanni Battista Agucchi, suo amico e consigliere. Agucchi riteneva ormai maturi i tempi per affermare come all’arte fosse riservato il compito di liberare l’uomo dai tormenti e dalle meschinità della vita quotidiana; all’arte spettava il compito di elevare l’essere umano a una dimensione lontana dalle pene del mondo e non turbata dai suoi mali, così da selezionare quanto di più buono, vero e giusto c’è nell’individuo e, al contempo, da far capire il ruolo e l’importanza della bellezza nella dinamica generale dell’esistenza.
In Sant’Andrea della Valle Domenichino dipinge entro il 1623 i pennacchi (41) della gigantesca cupola (seconda a Roma soltanto a quella di San Pietro), con mastodontiche figure di santi e profeti; la cupola, invece, sarà realizzata – come vedremo – dal suo acerrimo rivale, il parmigiano Giovanni Lanfranco ( pp. 416-417). Nei contrasti che si scatenano tra i due grandi artisti risiedono le premesse per lo sviluppo artistico dei decenni successivi.

CONFRONTI E INFLUENZE

L’Estasi di santa Cecilia, dipinta da Raffaello nel 1514 per la chiesa bolognese di San Giovanni in Monte su commissione della patrizia Elena Duglioli, ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per tutti gli artisti emiliani, compresi quelli appartenenti al filone classicista del primo Seicento. Tuttavia, nel dipinto di Raffaello i sentimenti di santa Cecilia risultano totalmente interiorizzati, mentre in quello di Domenichino la patetica resa dei sentimenti emerge come elemento tipicamente secentesco.

GUIDA ALLO STUDIO
Domenichino
  • Pittore emiliano attivo a Bologna, Roma e Napoli
  • Stile classico e rigoroso
  • Rappresentazione dei paesaggi come luoghi di bellezza ideale
  • Semplicità e chiarezza narrativa delle composizioni

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò