Aurora
In un operosissimo trentennio, tra Roma e Bologna, il pittore crea una serie di opere che lo portano a un successo strepitoso, punteggiato da numerosi capolavori, fra cui spicca l’Aurora
(35) sulla volta del Casino dell’Aurora Pallavicini, una loggia che il cardinale Scipione Borghese fece costruire nel suo villino sul colle romano di Montecavallo. Il magistrale affresco, commissionato dal cardinale, compiuto tra il 1613 e il 1614, quando l’artista era ancora nel pieno della giovinezza, gli valse una fama duratura. L’affresco, nel rievocare la mitologia antica, è elegante, equilibrato, con colori chiari e luminosi: è un’indicazione precisa di idee poetiche, di amore per una classicità serena e ideale. Il carro dell’Aurora appare al mattino, trainato da cavalli guidati dal dio Apollo in una luce limpida e accompagnato da figure femminili che simboleggiano le ore della giornata; sopra i quattro cavalli vola l’astro del mattino, con una torcia accesa; in basso a destra è rappresentato un paesaggio marino. L’artista emiliano ha voluto esprimere l’idea della nascita di un’età nuova dell’arte, che ancora si ispira al mito antico, ma che vagheggia il Bello ideale, ricavato dal classicismo raffaellesco attraverso la mediazione "naturale" dei Carracci.