CONFRONTI E INFLUENZE - Caravaggio e Georges de La Tour: i bari

CONFRONTI E INFLUENZE

I bari

Caravaggio

I bari

  • 1594
  • olio su tela, 94x131 cm
  • Fort Worth, Kimbell Art Museum

I bari di Caravaggio 

Il dipinto fu commissionato a Caravaggio dal cardinale Francesco Maria del Monte (il cui stemma è raffigurato sul retro della tela) e rientra nei soggetti di genere tipici della sua prima produzione. Tuttavia, rispetto a quanto avviene nei “bacchini” a mezzo busto, il pittore affronta qui, per la prima volta, il problema della composizione a più figure. Il giovane e ingenuo giocatore sulla sinistra non si avvede che l’uomo alle sue spalle sta spiando le sue carte e le svela attraverso dei cenni con la mano al complice sulla destra. Quest’ultimo è rappresentato nel momento in cui inizia a sfilare le carte nascoste dietro la schiena, infilate sotto la cintura dello spadino.

Georges de La Tour

Baro con asso di quadri

  • 1635 ca.
  • olio su tela, 106x146 cm
  • Parigi, Museo del Louvre

Il baro di Georges de La Tour 

Georges de La Tour svolge il medesimo tema circa quarant’anni dopo. Non avendo testimonianze documentarie sui presunti soggiorni compiuti dal pittore francese in Italia, è lecito supporre che il linguaggio caravaggesco debba essere giunto a lui per via indiretta (il che testimonia una volta di più la grande e rapida diffusione dell’opera del pittore italiano nel resto d’Europa). Questa volta le figure sono quattro: il truffato è il ragazzo in abiti eleganti seduto sulla destra; l’uomo a sinistra, il truffatore, compie il medesimo atto, già descritto da Caravaggio, di sfilare le carte dalla cintura. La sua complice, seduta al centro, lancia uno sguardo con aria attenta e furbesca alla donna che serve il vino, la quale, da parte sua, osserva con la coda dell’occhio il baro sulla sinistra.

Le ragioni del confronto

In entrambi i dipinti si può rilevare la chiara volontà di generare nell’osservatore una compartecipazione emotiva alla scena e, a questo scopo, sia Caravaggio sia De La Tour utilizzano la composizione e la luce. In entrambe le opere è lasciato libero lo spazio antistante al tavolo, che è idealmente occupato da chi si trovi a osservare la scena dipinta, ma mentre De La Tour dispone i propri personaggi a semicerchio, Caravaggio crea una linea visiva diagonale che dallo spadino del truffatore (il cui corpo posto di tre quarti punta decisamente verso l’esterno del quadro) prosegue a lambire la spalla del truffato per giungere direttamente al suo volto. Una seconda linea, anch’essa obliqua ma stavolta da sinistra a destra, dunque in direzione opposta rispetto alla prima, è generata dalla luce che rischiara in pieno il volto della vittima del raggiro per finire poi sul muro e crea un alone di chiarore che fa spiccare la figura sulla destra mettendola però in controluce.
Interessante notare come la luce sia utilizzata da De La Tour per svelare la truffa: i due punti più illuminati della scena sono infatti le carte che il baro tiene dietro la schiena e il volto della sua complice. Nel quadro di Caravaggio avviene invece l’esatto contrario: qui, tanto il gesto di sfilare le carte nascoste compiuto dal personaggio sulla destra, quanto quello di indicare le carte dell’avversario compiuto dall’uomo sullo sfondo sono nascosti nella penombra. Se De La Tour vuole dunque far comprendere il meccanismo furbesco del baro, Caravaggio intende far risaltare la meschinità dei due truffatori.

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Contesti d’arte - volume 2
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