Roma e il Giubileo del 1600

6.1 Roma e il Giubileo del 1600

Il  Giubileo o Anno Santo del 1600 ha un’enorme importanza sociale, civile, religiosa e artistica. L’evento assume un significato ancor più profondo del consueto perché la Chiesa cattolica si avvia a celebrare la vittoria sui protestanti che non erano riusciti, malgrado quasi un secolo di lotte, a scalzare l’autorità e il potere vaticano. Oltre che un evento religioso, l’Anno Santo è un avvenimento politico che ribadisce la centralità di Roma rispetto a ogni altro luogo sacro. Nel cruciale passaggio fra i due secoli, il Papato si presenta quindi come il rinnovato e indiscusso fulcro della cristianità e l’assoluto detentore di un potere ideale e culturale di fronte a tutto il mondo civilizzato. Per questa celebrazione Roma si rinnova completamente: le personalità più in vista fanno a gara per ordinare ai migliori pittori e scultori opere d’arte destinate al Giubileo. Furono allora rinnovate chiese intere e cappelle gentilizie, di proprietà di nobili famiglie, si promossero imponenti ristrutturazioni di basiliche e palazzi e si crearono sculture monumentali e decorazioni di prodigiosa bellezza. Molto viva è l’idea, incoraggiata da un papa di rara cultura come Clemente VIII, di una specie di ritorno al Rinascimento, un’età dell’oro dell’arte e della civiltà degnamente celebrata con il lavoro di artisti che da ogni parte d’Italia, e anche dall’estero, affluivano a Roma. Secondo un interessante recupero, che è sia spirituale sia antiquario, su impulso di Cesare Baronio, un cardinale oratoriano, risorgono anche il culto dei martiri e la venerazione per le origini della cristianità. Fa grande scalpore il recupero di antiche chiese ormai dismesse, accompagnato dalla ricerca appassionata delle tombe dei primi martiri grazie alla nuova scienza dell’archeologia cristiana, messa a punto da competenti ricercatori come Antonio Bosio, autore di un testo sulla Roma sotterranea pubblicato postumo nel 1632. Si apre dunque la strada a un’epoca che unisce la ricerca storica e filologica a un’ardente devozione "popolare", secondo un tipico principio controriformista.

Santa Cecilia di Maderno

Nel 1599, nel corso dei restauri della Basilica di Santa Maria in Trastevere, furono ritrovate le spoglie della martire Cecilia, uccisa a Roma nel III secolo. Il suo corpo incredibilmente conservato, come narrano entusiasticamente le cronache del tempo, condizionate dal clima di esaltazione collettiva, stimola uno dei più giovani e brillanti scultori attivi nella città eterna, Stefano Maderno (Capolago 1570-Roma 1636), a eseguire nel 1600 una Santa Cecilia in marmo (1) che sarà un modello per le generazioni successive. Lo scultore, con maestria e perizia tecnica, riproduce la santa così com’era stata ritrovata nello scavo, distesa quasi fosse ancora dormiente e con la testa tagliata ma non del tutto distaccata dal collo: una figura dolcissima, semplice e commovente, lontana dai virtuosismi del tardo Cinquecento e capace di far rinascere il culto della giovinezza incorrotta e della purezza del Cristianesimo delle origini.
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I maestri del classicismo romano

A Roma, già da molti anni, c’era un culto vero e proprio per la pittura ad affresco che permetteva agli autori di lavorare in grandi squadre con incarichi ripartiti a seconda delle competenze e delle capacità. La città brulicava di artisti, più o meno di valore, ma idonei a riempire ogni spazio con chilometri quadrati di affreschi e decorazioni varie. Una delle imprese maggiori del Giubileo è la decorazione del gigantesco transetto della Basilica di San Giovanni in Laterano. Qui opera un gruppo composito di artisti che crea un insieme sontuoso. Spicca fra loro Giuseppe Cesari (Arpino 1568-Roma 1640) detto Cavalier d’Arpino perché, a riconoscimento delle sue capacità, ricevette dal papa l’ambito titolo di cavaliere. Il pittore ha eseguito nel transetto meridionale, al di sopra del ciborio, una grandiosa Ascensione di Cristo (2) memore dell’analogo tema affrontato da Raffaello: si tratta del suo più importante contributo alla formazione del nuovo ideale "classico" nella pittura romana.
Nella sua composizione regnano infatti simmetria, centralità e ordine nella molteplicità. La basilica è decorata anche da enormi tarsie marmoree ottenute recuperando marmi pregiati (giallo antico, serpentino, porfido) da antichi monumenti romani, con un’operazione che è insieme antiquaria, archeologica e simbolica. Il ciclo di affreschi del transetto, eseguiti come fossero arazzi, narra invece le Storie di Costantino e di papa Silvestro (3) e fu dipinto dai migliori pittori attivi a Roma in quel tempo, come Giovanni Baglione ( p. 356) e Cristofano Roncalli detto il Pomarancio. Anche in questo caso gli artisti ricercano un'ideale misura classica, superando le artificiose e frammentarie figurazioni del tardo Cinquecento e perciò le composizioni diventano più unitarie e monumentali, facilmente leggibili e capaci di impressionare i fedeli.
GUIDA ALLO STUDIO
Roma e il Giubileo del 1600
  • Celebrazione della vittoria sulla Riforma protestante
  • Rinnovamento di chiese, cappelle, basiliche e palazzi
  • Decorazione del transetto della Basilica di San Giovanni in Laterano
  • Composizioni monumentali e di facile comprensione

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò