Unità 6 Il primo Seicento

Le coordinate dell’arte

La crisi del XVII secolo 

Nella prima metà del XVII secolo l’Europa è insanguinata dalla guerra dei Trent’anni (1618-1648), che ridefinisce gli equilibri politici e militari del continente rafforzando la Francia ai danni della Spagna. Gli unici episodi del conflitto che riguardano l’Italia sono le due guerre del Monferrato: la contesa tra Spagna e Francia per il controllo del ducato di Mantova (al quale era annesso anche il territorio del Monferrato) trova il suo momento culminante nel Sacco di Mantova del 1630, quando i Lanzichenecchi ripetono le atrocità già perpetrate a Roma un secolo prima.
In questo periodo tutti gli Stati italiani (a eccezione della Repubblica di Venezia e del ducato di Savoia) restano comunque sotto l’influenza più o meno diretta della Spagna, poiché non muta l’assetto che si era determinato con la pace di Cateau-Cambrésis, ma la grave depressione economica che investe tutta la Penisola, aggravata dall’epidemia di peste, provoca lunghi periodi di carestia e porta a diverse rivolte popolari (la più famosa è quella di Napoli del 1647, capeggiata da Masaniello). Lo Stato della Chiesa è l’unico a mostrare una certa forza politica: già sul finire del XVI secolo Sisto V aveva promosso efficaci riforme amministrative e finanziarie oltre che una grande campagna di sistemazione urbanistica che prelude al predominio romano sulla scena artistica italiana nel corso del Seicento.

I due filoni dell’arte del primo Seicento 

Il Giubileo del 1600 diventa sinonimo di resistenza alla Riforma protestante, che non era riuscita, dopo quasi un secolo di lotte, a scalzare l’autorità papale. Per questa occasione Clemente VIII (1592-1605) sostiene alcune importanti imprese artistiche, prima tra tutte la decorazione pittorica del transetto di San Giovanni in Laterano eseguita da vari artisti, tra i quali spicca il Cavalier d’Arpino, massimo rappresentante di uno stile insieme archeologico e magniloquente che discende dall’eredità raffaellesca e di Perin del Vaga. Le novità più importanti si devono tuttavia all’arrivo a Roma di Caravaggio nel 1592-1593 e di Annibale Carracci nel 1595, i quali danno vita a due filoni artistici ben distinti, definiti, in modo molto sommario, rispettivamente “realistico” e “classicista”. Queste due aree di ricerca dominano la scena artistica romana tra i due giubilei (quello del 1600 e quello del 1625), prima cioè dell’affermazione del Barocco.

Il realismo di Caravaggio 

Importante nella formazione di Caravaggio è stato quel particolare naturalismo derivato da Lotto, arricchito da influssi fiamminghi e veneti, che si era sviluppato nel secondo Cinquecento tra Bergamo, Brescia e Cremona. A Roma, in occasione del suo primo incarico pubblico (le tele eseguite per la Cappella Contarelli tra il 1600 e il 1602) Caravaggio compie un salto stilistico repentino giungendo a un impressionante realismo. Il suo lavoro è percepito immediatamente come una vera e propria rivoluzione, tanto che le novità del suo stile trovano ben presto seguaci e continuatori, diffondendosi prima nei luoghi dove soggiorna, Roma, Napoli e Malta, e poi nel resto d’Italia e d’Europa.

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IL TEMPO
LE OPERE 
1582-1583   Annibale Carracci, Grande macelleria
1585-1590 Pontificato di Sisto V
1592-1605 Pontificato di Clemente VIII  
1598-1601 Annibale Carracci, Volta della Galleria Farnese

1600
1600 Giordano Bruno è condannato al rogo  
1600-1601   Caravaggio, Vocazione di san Matteo
1604 Annibale Carracci, lunette di Palazzo Aldobrandini
1604-1606 Caravaggio, Morte della Vergine
1605-1606 Pontificato di Paolo V  
1606-1607 Caravaggio, Sette opere di misericordia  
1611-1614   Domenichino, affreschi nella Chiesa di San Luigi dei Francesi
1612-1617 Prima guerra del Monferrato  
1613-1614   Guido Reni, Aurora
1618 Inizia la guerra dei Trent’anni  
1621   Guercino, Aurora
1623   Domenichino, affreschi in Sant’Andrea della Valle
1623-1644 Pontificato di Urbano VIII  
1627-1631 Seconda guerra del Monferrato  
1630 Sacco di Mantova
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Il classicismo della scuola emiliana 

Bologna, seconda città più grande dello Stato della Chiesa, sul finire del Cinquecento vive un’intensa stagione artistica che trova il suo avvio con la fondazione, da parte dei fratelli Annibale e Agostino Carracci e del loro cugino Ludovico, dell’Accademia dei Desiderosi nel 1580 (chiamata poi Accademia degli Incamminati). Annibale giunge a Roma nel 1596 e qui riesce a trovare un nuovo punto di equilibrio tra forma classica e decoro controriformistico. Sul cammino da lui aperto proseguiranno gli artisti emiliani formatisi all’Accademia bolognese: Guercino, Guido Reni e Domenichino.

La nascita della pittura di genere 

Nel corso del Quattrocento e del Cinquecento si afferma in area fiamminga e olandese l’uso di dipingere scene tratte dal quotidiano. In questi dipinti, diffusi soprattutto tra la committenza privata, il ceto borghese rappresenta i propri costumi e gli oggetti relativi al proprio status. Si tratta, in un certo senso, di una pittura d’evasione, lontana cioè dal linguaggio più controllato dei soggetti religiosi o delle narrazioni mitologiche. La natura morta in particolare, soggetto già praticato in area lombarda dove si faceva sentire l’influenza fiamminga, è introdotta a Roma proprio da Caravaggio, ma qui il nuovo genere, a differenza di quanto succede nel Nord Europa, viene ben presto caricato di simbologie religiose.
Il paesaggio, invece, era già stato portato a Roma nella seconda metà del secolo precedente dai fratelli Paul e Mathias Bril. Annibale Carracci recepisce con rapidità le potenzialità di questo genere espressivo e ne dà una meravigliosa prova negli affreschi di Palazzo Aldobrandini, inaugurando un filone destinato a una lunga fortuna.

Forma, funzioni e idee

Nei primi decenni del XVII secolo la Chiesa prosegue nella difesa delle proprie verità dogmatiche con mezzi coercitivi particolarmente duri (basti pensare alla messa al rogo di Giordano Bruno nel 1600). Tale intransigenza non può tuttavia arrestare il progresso del pensiero scientifico: Francesco Bacone e Galileo Galilei danno avvio infatti a quella che è solitamente definita “rivoluzione scientifica”, cioè a un approccio non più basato sul pensiero astratto ma sull’indagine compiuta direttamente sulla natura per mezzo del metodo sperimentale.
Molta dell’arte prodotta in questo periodo si confronta con la dicotomia generatasi tra “verità di fede” e “verità scientifica”, ovvero tra la rappresentazione di contenuti dottrinari e la volontà di osservazione diretta del dato sensibile. Quest’ultima è l’elemento dominante del “realismo” caravaggesco che descrive la realtà così come appare, con tutte le sue accidentalità e i suoi difetti (rughe, calvizie, sporcizia), insieme a un’umanità che non nasconde le proprie nefandezze (crudeltà, avarizia, astuzia).
Tali rappresentazioni sono ammesse dall’ideologia controriformistica grazie alla componente divina espressa dalla luce che squarcia i fondali tenebrosi e lambisce le figure, poiché simboleggia l’intervento divino che redime gli uomini e li guida verso la salvazione.
Un altro elemento in linea con i dettami della Chiesa è il coinvolgimento emotivo dell’osservatore nella rappresentazione sacra, anche questo soddisfatto mediante il realismo: nelle scene sacre dipinte da Caravaggio i personaggi sono abbigliati secondo l’uso dell’epoca e si muovono nelle povere case o nelle osterie della Roma del tempo, ambienti capaci di innescare nel pubblico un rapido processo di immedesimazione per la loro familiarità. Stimolo ulteriore in questa direzione è fornito anche dall’empatia che si vuole stabilire attraverso la descrizione dei sentimenti dei personaggi; la loro gestualità e le loro espressioni facciali sono decisamente enfatizzate e suggeriscono le emozioni secondo procedimenti non dissimili da quelli del teatro.
Tuttavia, la fedeltà profonda al realismo porta Caravaggio a infrangere più volte il limite imposto dal concetto controriformistico di decoro. Il caso più eclatante è il rifiuto da parte dei committenti della Morte della Vergine perché i segni della morte sono tanto crudamente esibiti da ledere la sacrale dignità della figura di Maria. È importante sottolineare come anche l’esperienza dei Carracci, dalla quale prende le mosse l’altro filone dell’arte del primo Seicento, affondi le proprie radici in un’analoga ricerca di realismo pittorico. La scuola di pittura fondata dai Carracci in origine si chiamava Accademia del Naturale perché esortava a limitare lo studio dei maestri in favore dell’osservazione diretta della natura attraverso il disegno. A Bologna, che sin dai tempi del vescovo Gabriele Paleotti è un importante centro motore delle istanze controriformistiche, la scuola carraccesca era l’unico luogo dove i giovani pittori potevano esercitarsi nella pratica del nudo dal vero. Nei dipinti realizzati per la committenza religiosa, tuttavia, non possiamo non notare come la grande attenzione alla realtà eviti accuratamente di oltrepassare i limiti imposti dalla Chiesa, come invece capita a Caravaggio. Anche il proposito di limitare lo studio dei maestri viene largamente eluso in queste occasioni: in molte opere dei Carracci l’attenzione al dettaglio realistico si coniuga infatti con l’evidente ripresa di modelli provenienti dalla tradizione veneta e lombarda di Tiziano e di Lotto.
Quando poi Annibale si sposta a Roma, trovandosi a confronto diretto con la locale tradizione della decorazione murale, si fanno evidenti anche i richiami a Michelangelo (per quanto riguarda il trattamento delle anatomie e delle pose) e a Raffaello (per alcune impostazioni compositive). Questo procedimento, che è stato definito dagli studiosi “eclettismo carraccesco”, è in fondo simile a certe ricerche già poste in essere nel secolo precedente da alcuni manieristi. La differenza sostanziale sta nell’aver abbandonato qualsiasi tendenza al bizzarro e nel rispetto dei limiti imposti dal decoro controriformistico, che permettono ad Annibale di offrire una rinnovata continuità con l’arte del Rinascimento.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • Quando: l’arte compresa tra i Giubilei del 1600 e del 1625 si sviluppa nei due filoni principali del realismo e del classicismo.
  • Il filone realista: capofila della linea del realismo è Caravaggio.
  • Il filone classicista: capofila della linea classicista è Annibale Carracci.
  • La pittura di genere: in questo periodo si afferma la pittura di genere: natura morta e paesaggio.

Contesti d’arte - volume 2
Contesti d’arte - volume 2
Dal Gotico internazionale al Rococò