La decorazione architettonica

5.7 La decorazione architettonica

Alcuni elementi architettonici dei templi greci, quali frontoni, metope e fregi, ospitavano decorazioni figurate in cui, come per la scultura a tutto tondo, è possibile cogliere in età arcaica un’evoluzione verso soluzioni tecniche e stilistiche sempre più efficaci. Le decorazioni più antiche, in gran parte andate perdute, erano fittili (in terracotta) e dipinte; ma nel corso del VI secolo a.C. entra in uso la pietra scolpita, sempre dipinta, inizialmente in bassorilievo, poi in  altorilievo e infine, nel caso dei frontoni, a tutto tondo.

Le raffigurazioni più antiche risentono ancora dello stile orientalizzante e presentano per lo più immagini di animali, serpenti, esseri fantastici e mostri, che svolgevano una funzione apotropaica (allontanavano gli spiriti maligni). Nel corso del tempo la produzione artistica giunge invece ad affrontare la narrazione di eventi mitologici.

La decorazione del frontone

Il timpano, cioè lo spazio interno del frontone, ha la forma di un triangolo basso e allungato, determinato dalla copertura a due spioventi del tempio. Le scene figurate che vi compaiono devono adattarsi a tale forma, ma allo stesso tempo mantenere una propria unità di composizione senza trasmettere il senso di costrizione dato dai limiti spaziali degli angoli. Gli scultori dell’antica Grecia si trovarono così davanti a una doppia difficoltà: scegliere soggetti che si adattassero alla forma triangolare e disporre le figure in uno spazio dalla forma particolare, non solo largo e basso, ma più ristretto alle estremità.

Frontone del Tempio di Artemide a Corfù

Il frontone orientale del tempio dorico dedicato ad Artemide (34) nell’isola di Corcira (oggi Corfù, nel mar Ionio), eseguito intorno al 580 a.C., è il più antico che si sia conservato tra quelli scolpiti nella pietra tufacea detta pòros. Le figure, parzialmente danneggiate, si riferiscono a miti differenti, senza nessuna unità di contenuto, e hanno dimensioni varie.
Al centro si trova Medusa, una delle tre Gorgoni (esseri mitologici con serpenti al posto dei capelli, lunghe zanne ferine e sguardo capace di trasformare in pietra), rappresentata con volto e busto frontali e gambe di profilo nella tipica “corsa in ginocchio”. Una cintura di serpenti le stringe la vita, mentre ai piedi indossa i calzari alati. Accanto al mostro si trovavano due figure umane di dimensioni sensibilmente minori: quella a sinistra rappresentava il cavallo alato Pegaso, nato dal sangue del mostro (restano solo due zampe appena visibili), l’altra, in forma umana, è stata identificata con il figlio di Medusa, Crisaore, o con l’uccisore di Medusa, Perseo. Ai lati del gruppo centrale, due felini in  posizione araldica si adattano alle altezze dei volumi che vanno diminuendo. Infine, le estremità sono occupate da quattro piccole figure oggetto di varie interpretazioni. È probabile che nell’angolo sinistro sia rappresentato un episodio della caduta di Troia, con Neottolemo, figlio di Achille, nell’atto di uccidere il re Priamo; in quello destro si vede Zeus in lotta contro un gigante o un Titano.
Come tutte le decorazioni dei templi greci, anche questo frontone era in origine dipinto a colori vivaci.

CONFRONTI E INFLUENZE

Quello del Tempio di Artemide a Corfù è il primo caso di decorazione scultorea frontonale. Sebbene l’opera sia cronologicamente situata all’inizio del VI secolo a.C., in essa troviamo ancora l’utilizzo a scopo apotropaico di chimere, gorgoni, grifoni o sfingi tipico del periodo orientalizzante che proviene dalla tradizione mesopotamica ( p. 34, fig. 8), ma anche persiana, ittita e fenicia. Molti studiosi ravvedono in quest’opera la mano di uno scultore di Corinto, il maggiore centro di produzione artistica nel periodo orientalizzante ( p. 83, fig. 9). Di qui a pochi anna sarà tuttavia Atene a raggiungere la supremazia culturale proponendo quella nuova centralità riservata all’uomo che sta alla base dell’arte del periodo classico. Solo cinquant’anni dopo il frontone di Corfù viene infatti realizzato a Delfi il tempietto detto Tesoro dei Sifni nel quale la figura umana diviene protagonista e alle gorgoni, alle sfingi e ai grifoni del repertorio orientale si preferiscono i soggetti mitologici.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico