Il tempio

5.4 Il tempio

Nel corso del VII secolo a.C. la progressiva sostituzione della pietra ai materiali deperibili (legno, pietrisco e mattoni in argilla) nella costruzione degli edifici determina un’evoluzione dell’architettura di prestigio, rappresentata dai santuari dedicati alle divinità greche. Gradualmente, infatti, si ampliano gli ambienti prima costituiti da un unico piccolo vano, aumenta il numero delle colonne (dalle due in facciata fino ai colonnati che circondano tutto l’edificio sacro). Nei primi templi l’uso della pietra coesiste con materiali diversi, anche in uno stesso elemento: colonne con fusto in legno e base e capitello in pietra, elementi decorativi in legno, pietra e terracotta con parti scolpite o dipinte (in genere con colori vivaci per dissimulare la povertà dei materiali).
A partire dal VI secolo a.C., invece, si afferma definitivamente l’uso esclusivo della pietra. Il risultato sarà la forma finale della più importante creazione dell’architettura greca: il tempio.
Il tempio viene eretto, quando la conformazione del terreno lo permette, nella parte alta della pólis, l’acropoli. Esso non è solo l’edificio sacro sede del  simulacro della divinità cui è dedicato, ma anche il luogo in cui la comunità cittadina si riconosce e si riunisce in occasione delle celebrazioni religiose. Il nucleo centrale del tempio, la cella (naós), è considerato la dimora della divinità, rappresentata dalla sua statua, che qui viene conservata, generalmente in asse con l’ingresso, sempre orientato a est. Questo ambiente, a pianta rettangolare, si presenta come uno spazio buio, rischiarato parzialmente solo da lampade o bracieri e riservato ai sacerdoti addetti al culto. I riti aperti ai cittadini si svolgono invece all’esterno del tempio, su altari antistanti l’edificio, entro il cosiddetto recinto sacro (témenos), che lo circonda. Essendo pensato principalmente per essere osservato dall’esterno, il tempio è la sintesi di uno studio accurato delle proporzioni, del rapporto tra pieni e vuoti, dell’equilibrio tra elementi orizzontali e verticali e degli effetti ottici che ne risultano. Il ricorso a regole geometriche e a moduli matematici perfezionati col tempo documenta il livello di abilità raggiunto dai Greci nelle tecniche costruttive, ma anche la ricerca di princìpi come l’armonia e l’ordine, evidenti in molte altre produzioni artistiche e alla base della cultura greca antica.

CONFRONTI E INFLUENZE

Il modellino, offerto in dono alla divinità (rinvenuto nel santuario di Hera ad Argo), costituisce una preziosa testimonianza per conoscere la forma più antica del tempio. La struttura prevedeva un’unica aula rettangolare, preceduta da un breve portico e coperta da un tetto a falde spioventi. La piccola architettura ricorda un’abitazione, indizio di un’idea della divinità vicina all’esperienza umana: gli dèi greci sono descritti come creature dalle capacità superiori, ma con aspetto e comportamento simili agli uomini.

Struttura del tempio greco

La struttura architettonica del tempio (12) presenta delle costanti: la pianta rettangolare; la disposizione trilitica (basata cioè su due elementi verticali portanti, pilastri o colonne, sui quali scarica il peso un elemento orizzontale, l’architrave); la decorazione scultorea e pittorica. Quest’ultima, che è quasi andata del tutto perduta, ricopriva originariamente molte parti dell’architettura, conferendo al tempio un’immagine ben diversa dal candore che vediamo oggi.
La copertura del tempio è data da un  tetto a spiovente con tegole e coppi in terracotta che terminano in gocciolatoi a protome animale, mentre le estremità dei coppi sono chiuse da elementi semicircolari detti antefisse. Il tetto a spiovente crea in facciata la tipica terminazione a forma triangolare, il frontone, che nel suo spazio interno (timpano) ospita la decorazione più monumentale dell’edificio ed è sormontato da un elemento ornamentale, inizialmente semicircolare e poi figurato, detto acrotèrio (acroteri minori si trovano alle estremità dei due spioventi). Le colonne poggiano su un basamento detto stilòbate, ultimo elemento della gradinata ( crepìdine), e sono composte da una base, dal fusto e dal capitello, a sua volta costituito da due elementi: l’echìno, svasato verso l’alto, e l’àbaco, con funzioni di raccordo con l’architrave. La fascia orizzontale che separa le colonne dalla copertura è detta trabeazione ed è composta da architrave, fregio e cornice.
Per quanto riguarda la pianta del tempio (13), la cella è preceduta da un portico, il prònao, delimitato dalle ante, cioè dai prolungamenti dei due lati lunghi della cella, tra le quali vi sono due colonne di sostegno dette in antis, cioè "tra le ante". È in riferimento a tale denominazione che viene definita in antis la tipologia più semplice di tempio, costituita solo dalla cella, dal pronao e da due colonne frontali (14).
Talvolta il prònao è replicato anche nella parte posteriore della costruzione: in questo caso assume il nome di opistòdomo ed è scandito anch’esso da colonne, ma a differenza del prònao non comunica con la cella. Quando solo il prònao è preceduto da una fila di quattro o più colonne, il tempio è detto pròstilo, mentre anfipròstilo è quello che mostra uno sviluppo speculare nella parte posteriore. Nei templi più prestigiosi una fila di colonne, la perìstasi, cinge tutto il perimetro della cella e il tempio è detto perìptero; in casi più rari, la perìstasi è raddoppiata e il tempio è detto dìptero.
Molto più raramente i templi hanno una pianta circolare, definita dal termine greco thólos, con le colonne che scandiscono completamente il perimetro e la cella circolare che si conclude con una copertura conica.
GUIDA ALLO STUDIO
Il tempio
  • Utilizzo esclusivo della pietra
  • Costruito sull’acropoli
  • Luogo d’incontro per le celebrazioni religiose
  • Studio accurato delle proporzioni
  • Pianta rettangolare
  • Struttura trilitica
  • Decorazioni scultoree e pittoriche

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico