CONFRONTI E INFLUENZE - La Triade di Micerino e la statua di Thutmosi III

CONFRONTI E INFLUENZE

Triade di Micerino

  • Antico regno, IV dinastia
  • 2510 a.C. ca.
  • scisto, h 97 cm
  • Il Cairo, Museo Egizio (da Giza)

Triade di Micerino 

La cosiddetta Triade di Micerino rappresenta il sovrano affiancato dalla dea Hator, alla sua destra, e una divinità protettrice di uno dei distretti, i nomoi, in cui era suddiviso l’Egitto.
Il faraone, oltre ad essere caratterizzato dalla presenza di oggetti che lo identificano, come la corona dell’Alto Egitto, è rappresentato con la gamba sinistra avanzata, una posa che lo distingue dalle dee, e in generale dalle rappresentazioni femminili. Secondo gli studiosi il passo del faraone intende simboleggiare il suo ruolo attivo nel mondo, a differenza di quello della donna, mentre secondo altri si riferirebbe alla partecipazione della sua persona a una dimensione ultraterrena, verso la quale è destinato.

Statua di Thutmosi III

  • Nuovo regno, XVIII dinastia
  • 1479-1425 a.C.
  • pietra, h 90,5 cm
  • Luxor (antica Tebe), Museo d’Arte Egizia (da Karnak)

Statua di Thutmosi III 

La statua, rinvenuta in stato frammentario a Karnak, raffigura il faraone Thutmosi III in piedi, in una posizione simile a quella osservata per Micerino. Anche in questo caso il sovrano indossa lo shendit, il gonnellino a fitte pieghe, e la barba posticcia (simbolo del potere) fissata sotto il mento e tiene stretti in mano gli scettri, mentre in testa porta il klaft, il fazzoletto rigato con bande laterali che scendono sul petto, con il cobra urèo sulla fronte, simbolo di regalità.

Le ragioni del confronto

In generale, le statue faraoniche, fatte salve le differenze dovute alla tipologia (in piedi o in trono), mostrano evidenti punti di contatto, testimoniando la presenza e persistenza di un codice per la rappresentazione della regalità che, definito all’epoca delle prime dinastie, si mantiene pressoché inalterato per millenni. Osservando le due opere notiamo evidenti analogie che non riguardano solo gli attributi dei sovrani, sui cui peraltro si insiste molto, o la posa del passo che avanza nello spazio, ma anche l’idealizzazione nella descrizione del volto e del corpo. In entrambi i casi il sovrano è rappresentato giovane, senza precise indicazioni fisionomiche, e prestante, simbolo di benevolenza degli dèi. Il motivo deve essere ricercato nella funzione dell’opera: intento dello scultore e del suo committente è quello di produrre un’immagine che sia in grado di dare forma a un concetto assoluto, di esprimere l’idea di eternità connessa al potere che il faraone esercita sulla comunità e della sua sostanziale estraneità all’esperienza umana.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico