ANALISI D'OPERA - Villa del Casale

Analisi D'opera

Villa del Casale

  • inizio IV secolo
  • Piazza Armerina (Enna)
Cacciatore che colpisce un cinghiale, particolare della Piccola caccia, 320-330 ca., mosaico. Piazza Armerina (Enna), Villa del Casale.

La Villa del Casale di Piazza Armerina – rinvenuta nel 1950 nell’entroterra siciliano (presso Enna) e inserita nelle liste dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità dal 1997 – rappresenta un’importante testimonianza della diffusione e ricchezza raggiunta dalla tipologia della dimora rurale durante l’età di Costantino. La Sicilia in quel periodo stava acquisendo notevole importanza, dopo un periodo di decadenza e degrado, in quanto punto di passaggio obbligato dall’Africa proconsolare a Roma.
Il grandioso edificio, posto su un promontorio e collegato a un piccolo villaggio da un viale alberato lungo 6 chilometri, venne costruito all’inizio del IV secolo; occupava un’estensione di circa 4000 metri quadri (di cui 3500 pavimentanti con mosaici) e comprendeva oltre 40 ambienti. I proprietari, che controllavano un vasto latifondo, devono essere identificati, secondo alcuni studiosi, con una potente famiglia dell’aristocrazia senatoria romana.

Descrizione

È possibile farsi un’idea dell’originaria imponenza del complesso osservando la pianta della Villa che mostra una notevole quantità e varietà di ambienti. L’impianto comprende tre nuclei principali: la zona per i banchetti, quella residenziale e le terme (con palestra, piscina e sala per i massaggi), uniti insieme dal cortile rettangolare con portici perimetrali. Nella zona residenziale si distinguono le stanze per gli ospiti, alla cui accoglienza era destinata anche la grande aula basilicata di ricevimento, e gli appartamenti dei proprietari. L’area per i banchetti si articolava attorno a un originale cortile ovale con portici, e comprendeva oltre alla sala da pranzo vera e propria (il triclinium), stanze di servizio e cucine.
L’edificio si sviluppa in stretto rapporto con il paesaggio, accordandosi perfettamente alle differenti pendenze del terreno grazie a terrazze digradanti, secondo un andamento ascendente. Riferimenti all’ambiente circostante si trovano nella ricca decorazione musiva con scene campestri e nei frammenti di pittura che, oggi andate in gran parte perse, decoravano le pareti della villa.
Nei mosaici si osservano, infatti, diverse scene che si riferiscono alla vita di campagna, come battute di caccia, vendemmie, ma anche scene mitologiche, raffigurazioni di eroi e divinità, immagini erotiche e di svago. Si tratta di iconografie che intendono alludere ai piaceri della vita del proprietario, alla sua cultura e ai suoi interessi, così come alla sua ricchezza e all’abbondanza dei suoi beni. I soggetti, inoltre, si accordavano con la funzione degli ambienti che, come vedremo, potevano avere una destinazione pubblica o privata.
Osservando le immagini ci accorgiamo dell’alta qualità e della capacità tecnica richiesta per la loro realizzazione, affidata a maestranze specializzate, in grado di rendere con vivacità scene e immagini di carattere diverso. Nella cosiddetta Piccola caccia, che adorna uno degli ambienti che si affacciano sul peristilio rettangolare, sono descritte varie scene di cattura e uccisione di animali, ognuna delle quali è individuata e circoscritta da elementi paesaggistici (come rocce, alberi o cespugli). Completano l’insieme la scena di un sacrificio a Diana – in cui si distingue un uomo riccamente vestito e assistito da altre figure mentre compie il rito propiziatorio presso un altare su cui troneggia la statua della dea – e di un banchetto allestito nel bosco con alcune figure sedute attorno a un grande braciere su cui è posto un volatile, appena cacciato.

Forma, funzioni e idee

Elemento ricorrente delle ville dell’epoca è l’ostentazione del lusso che si esplicava non solo nella monumentalità e ampiezza dell’edificio, ma anche nella sua decorazione (nell’uso del mosaico pavimentale ma anche dei rivestimenti in marmo) e nel suo arredo.
I mosaici sorprendono non solo per la loro qualità ed estensione, ma anche per la loro coerenza, concepiti in modo unitario per veicolare l’immagine pubblica del proprietario. Un aspetto interessante è dato, per esempio, dal rilievo dato alla figura di Ercole, le cui imprese compaiono nei mosaici pavimentali del triclinio a tre absidi (sala da pranzo e luogo di ricevimento). Il tema è quello dell’uomo eccezionale che, grazie alla sua intelligenza, esce vincitore da qualsiasi confronto, un personaggio eroico con cui il committente desidera essere identificato.
La sua immagine ufficiale veniva inoltre comunicata dal ciclo della cosiddetta Grande caccia, dislocato sul corridoio che univa il cortile centrale all’abside. Qui gli ospiti attendevano di essere ricevuti dal padrone di casa, e potevano dunque indugiare e riflettere sui mosaici. La scena era inquadrata, nelle absidi laterali, dalle personificazioni della provincia romana della Mauritania (corrispondente all’attuale Marocco e a parte dell’Algeria) e dell’India, che alludevano agli estremi del mondo conosciuto, e racconta la cattura di animali esotici che, secondo la prassi, dovevano essere procurati dai prefetti urbani e inviati a Roma per i giochi del circo. Si tratta di un complesso figurativo che presenta il proprietario come personaggio pubblico, forse un Prefectus urbis (governatore) che rivestiva un ruolo importante nella società.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico