I Flavi e Traiano: i grandi edifici pubblici

10.5 I Flavi e Traiano: i grandi edifici pubblici

Dopo la morte di Nerone, nel 68 d.C., e un breve periodo di lotta fra i tre pretendenti al trono – Galba, Otone e Vitellio – il potere passa in mano alla famiglia dei Flavi, che si adoperano per cancellare i segni delle follie assolutistiche di Nerone e per restituire al popolo lo spazio occupato dalla Domus Aurea. Si tratta di un’azione dal forte valore simbolico, volta a sottolineare il nuovo programma politico imperiale. Si torna a pensare alla costruzione di grandi e lussuosi edifici aperti a tutti i cittadini, così com’era stato in età augustea con la risistemazione dei Fori, le ristrutturazioni del Campo Marzio, l’edificazione del primo Pantheon e dei primi bagni pubblici della città. La prima importante iniziativa è l’apertura al pubblico di quelli che erano stati i giardini di Nerone, con lo svuotamento del lago artificiale. Sulla piattaforma in opera cementizia realizzata per riempirne il fondo sarà in seguito eretto il Colosseo.

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Le nuove terme

Dove sorgevano le terme private della Domus Aurea vengono fatte costruire dai Flavi nuove terme pubbliche: inaugurate da Tito nell’80 d.C., hanno dimensioni abbastanza ridotte ma costituiscono un esempio del nuovo tipo di edificio termale (29), assiale e simmetrico, che diventerà una costante in tutto il mondo romano. Sull’asse centrale si impernia la grande sala basilicale del frigidarium, centro della zona non riscaldata, che segna la divisione dell’intero complesso in due parti speculari.

Terme di Traiano

Il modello delle Terme di Tito viene ripreso e ampliato nelle attigue e molto più grandi Terme di Traiano (29-30-31), anch’esse costruite – tra il 104 e il 109 d.C. – sui resti della Domus Aurea. Dall’ingresso monumentale (a nord) si accede alla natatio, cioè la grande vasca destinata al nuoto, che sui lati, simmetricamente, è collegata a due sale rotonde (una a destra e una a sinistra), e da queste a due palestre. Lungo l’asse centrale è situata invece la grande sala del frigidarium, confinante con la natatio (a nord) e con il tepidarium e il calidarium (a sud). Quest’ultimo consisteva in un’ampia aula rettangolare con absidi (spazi semicircolari coperti da una semicalotta) ed era il principale ambiente riscaldato, destinato ai bagni caldi in tutti i periodi dell’anno. Al calidarium sono collegati altri locali, come spogliatoi e palestre, raddoppiati per poter essere simmetrici rispetto all’asse centrale. L’intero corpo centrale è circondato da un recinto con esedre e portici, distribuiti anch’essi simmetricamente rispetto all’asse principale del complesso.

I teatri

Per lungo tempo a Roma non furono costruiti teatri stabili, anche se in occasioni particolari venivano erette strutture in legno provvisorie per allestire gli spettacoli. Il primo teatro in muratura fu quello di Pompeo (55 a.C.), oggi inglobato nel tessuto urbanistico di Roma: costruito nella piana del Campo Marzio, il teatro aveva le gradinate della cavea rette da archi e volte in muratura, collegate da loggiati laterali alla scena, la cui facciata raggiungeva l’altezza della cavea. In cima a questa, sull’asse centrale, fu costruito il Tempio di Venere Vincitrice, protettrice di Pompeo.
II teatro di Pompeo è l’unico presente a Roma all’epoca di Vitruvio, e su questo si basa l’architetto quando descrive le differenze tra teatro greco e teatro romano. Il teatro romano, scrive Vitruvio, presenta tre caratteristiche: la cavea su arcate anziché appoggiata a un pendio; l’orchestra semicircolare invece che circolare; un edificio scenico unito alla cavea (32).
In realtà, oggi sappiamo che anche i Romani costruivano gli edifici teatrali sfruttando un pendio esistente, sistema peraltro molto più economico: teatri addossati al pendio di una parete montuosa esistono a Verona, Volterra, Lione, Vienne, Sagunto e in molte altre città e risalgono tutti all’epoca augustea. Dove effettivamente non era possibile sfruttare la conformazione del terreno, la cavea veniva invece appoggiata a grandi arcate.
Quanto alla progressiva occupazione, da parte dell’edificio scenico, di un settore dell’orchestra e degli spazi che originariamente lo dividevano dalla cavea, con la quale viene così a unirsi, si tratta di un fenomeno che comincia già nel mondo ellenistico e che in epoca romana coinvolge anche i teatri greci. I maestosi teatri edificati nel II secolo d.C. nel territorio dell’Impero risultano quindi molto diversi da quelli greci di cinque secoli prima e, anche quando vengono eretti in città dove si parla il greco, ricordano l’architettura del Teatro di Pompeo o del Teatro di Marcello.
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Teatro di Aspendo

In Panfilia, presso la costa meridionale della Turchia, si trova uno dei teatri meglio conservati, quello di Aspendo (33). Costruito nella seconda metà del II secolo d.C. dall’architetto Zenone, l’edificio ha una cavea divisa in due parti, culminante in una galleria semicircolare con copertura a volta, poggiante su pilastri, per un diametro totale di 95 metri. L’orchestra, semicircolare, ha alle spalle un palcoscenico lungo e stretto; l’edificio scenico, tutto rivestito di marmo, presentava una ricchissima decorazione a due ordini di nicchie alternate a edicole su colonne, oggi scomparsa.

Gli anfiteatri

La parola stessa "anfiteatro" definisce la struttura di questo edificio (34): composta dal prefisso greco amphi- ("tutt’intorno", "da ogni parte") e da théatron, indica una costruzione priva della parte scenica e in cui gli spettatori si dispongono tutt’intorno all’arena, lo spazio centrale ellittico o pseudo-ellittico in cui si svolgevano gli spettacoli (e il cui nome deriva dalla sabbia di cui era ricoperta, in latino arena). Intorno all’arena correva un muro alto in genere poco più di 4 metri: il podio sopra il quale erano i posti d’onore. Da qui partivano le gradinate, con vari ordini di sedili, destinate ad accogliere il popolo. Alle gradinate si accedeva grazie a una serie di gallerie sovrapposte con aperture ad arco sulla parete esterna dell’edificio; altre gallerie, scale e rampe radiali all’arena permettevano di raggiungere i singoli posti. I vomitoria, gli ingressi laterali, oltre a permettere l’accesso alle gradinate rendevano più facile e sicuro il deflusso degli spettatori a fine spettacolo. L’esempio più antico finora conosciuto (70 a.C. ca.) è l’anfiteatro di Pompei (35), mentre il più maturo è il Colosseo, il primo a essere costruito a Roma.
GUIDA ALLO STUDIO
I Flavi e Traiano: grandi opere pubbliche

Terme

  • Simmetria
  • Specularità

Teatri

  • Cavea su arcate
  • Orchestra semicircolare
  • Edificio scenico unito alla cavea

Anfiteatri

  • Assenza della parte scenica
  • Arena centrale
  • Gradinate intorno all’arena

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico