Unità 9 Roma repubblicana

Le coordinate dell’arte

Le origini di Roma 

I Latini, popolazione indoeuropea arrivata in Italia nel corso del II millennio a.C., erano dediti in modo prevalente alla pastorizia e all’agricoltura.
Il loro territorio, compreso tra il Tevere a nord, i colli Prenestini a est e i monti Lepini a sud, era organizzato in piccoli villaggi rurali per lo più distribuiti sulle alture.
Roma dovette presumibilmente sorgere dal progressivo accorpamento di alcuni di questi piccoli insediamenti situati presso l’isola Tiberina, unico tratto attraversabile del fiume in un’epoca in cui non esistevano ancora i ponti, che ben presto diverrà uno snodo cruciale tra le vie di commercio terrestri e quelle fluviali (dalla foce del Tevere risalivano infatti i barconi che trasportavano il sale verso l’entroterra).

L’apporto etrusco 

Nel corso del VII secolo a.C. ai Latini si sovrappone la popolazione dei Sabini, stanziati sull’Appennino marchigiano e abruzzese, alla quale, secondo la leggenda, appartenevano i re Numa Pompilio e Anco Marzio, e, nel VI secolo, quella degli Etruschi. È proprio sotto il governo dei re etruschi, i Tarquini, che la città avvia il suo primo importante sviluppo economico e urbanistico: durante il regno di Tarquinio Prisco vengono infatti edificati il tempio di Giove Capitolino e la Cloaca massima, mentre al tempo di Servio Tullio la città si dota della sua prima cinta muraria. Più che l’espansione territoriale di una popolazione a danno di un’altra, la fusione di diverse culture (latina, sabina ed etrusca) ha dato vita a una nuova entità politica, economica e culturale che conquista definitivamente la propria autonomia con la fine del potere monarchico (cacciata dell’ultimo re etrusco, Tarquinio il Superbo, nel 509 a.C.) e l’adozione dell’ordinamento repubblicano.
Nel corso dei primi due secoli della Repubblica molte famiglie etrusche continuano tuttavia a occupare posizioni influenti nella vita cittadina, così come rimangono ben vivi molti aspetti culturali e religiosi del popolo etrusco. Allo stesso modo si assiste al perdurare della tradizione artistica etrusca, la cui influenza rimane preponderante almeno fino al volgere del IV secolo a.C. A Roma esisteva infatti una nutrita comunità di artisti etruschi, chiamata dai re Tarquini a realizzare i primi importanti monumenti cittadini, che porta avanti le grandi tradizioni tecniche della coroplastica e della fusione in bronzo discostandosi poco o nulla da quella commistione di elementi italici ed ellenici che caratterizzava il linguaggio figurativo etrusco.

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IL TEMPO
LE OPERE
21 aprile 753 a.C. Fondazione di Roma secondo la leggenda    
VI secolo a.C.
550 a.C. ca.   Mura serviane
509 a.C. Cacciata di Tarquinio il Superbo  
390 a.C.   Ricostruzione delle mura serviane
IV-III secolo a.C.   Bruto Capitolino
351 a.C. Fine della conquista del Lazio  
312 a.C. Costruzione dell’acquedotto dell'Aqua Appia

Tratto della via Appia
295 a.C. Battaglia di Sentinum: i Romani sconfiggono tutti i popoli italici coalizzati, Roma conquista l’Adriatico  
282 a.C. Inizio della guerra con Taranto, sbarco di Pirro, re dell’Epiro, in Italia  
275 a.C. Sconfitta di Pirro e fine della conquista dell’Italia meridionale (Sicilia esclusa)  
264-241 a.C. Prima guerra punica  
219 a.C. Inizio della Seconda guerra punica; Annibale in Italia  
202 a.C. Battaglia di Zama, fine della Seconda guerra punica: Scipione l’Africano sconfigge le truppe di Annibale  
II secolo a.C.
184 a.C. Costruzione della Basilica Porcia
179 a.C. Costruzione della Basilica Emilia
170 a.C. Costruzione della Basilica Sempronia
168 a.C. Conquista della Macedonia
149-146 a.C. Terza guerra punica: il territorio cartaginese diviene la provincia dell’Africa
146 a.C. Conquista della Grecia
133 a.C. Conquista di Pergamo
125-100 a.C. Santuario della Fortuna Primigenia
120-70 a.C. Ara di Domizio Enobarbo
110 a.C. Ricostruzione del ponte Milvio
I secolo a.C.
90-88 a.C. Guerra sociale    
88 a.C. Fine della guerra sociale: concessione della cittadinanza romana a tutti i popoli italici  
58-51 a.C. Conquiste di Cesare in Gallia  
44 a.C. Giulio Cesare assume la dittatura a vita; assassinio di Cesare    
27 a.C. Assunzione dei pieni poteri da parte di Augusto  
Fine del I secolo a.C. Togato Barberini
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L’espansione nell’Italia meridionale, in Grecia e in Asia Minore 

Anche l’arte delle colonie greche della Magna Grecia (la cui conquista avviene nel corso del III secolo a.C.) è il risultato di un curioso, per quanto fecondo, innesto di elementi italici sulla concezione artistica propriamente greca. In questi territori, infatti, l’incontro tra i Greci e le popolazioni autoctone aveva generato linguaggi del tutto autonomi: l’originaria codificazione degli ordini architettonici era stata sostituita da varie forme di ibridismo e spesso reinterpretata con profonde modificazioni alle rigorose proporzioni sulle quali venivano costruiti gli edifici nella madrepatria.
Anche la scultura e la pittura (in special modo la decorazione vascolare) virano dall’eleganza e dal senso della misura tipicamente greche verso l’esuberanza decorativa e l’introduzione di vivaci toni realistici che sfiorano in alcuni casi un espressionismo quasi caricaturale.

L’eclettismo dell’arte romana 

Durante tutto il periodo della sua formazione, l’arte romana assorbe le varie culture figurative con le quali entra via via in contatto ma, piuttosto che giungere a una sintesi tra di esse, tende a utilizzare uno stile o l’altro a seconda della funzione che ogni opera è chiamata a svolgere o del tipo di messaggio che si intende veicolare. Un perfetto esempio di questo eclettismo dell’arte romana è costituito dal frontone della Triade Capitolina che ornava uno dei templi di Teate Marrucinorum (l’odierna Chieti). Qui possiamo infatti osservare la convivenza di tratti arcaistici, classici ed ellenistici, utilizzati per caratterizzare le diverse divinità: uno stile più greve e arcaico serve così a suggerire la venerabilità della Triade al centro (Giove, Giunone e Minerva), mentre la perfetta armonia del periodo classico è scelta per rappresentare il nudo maschile di Hermes; le figure femminili riecheggiano invece il morbido trattamento del nudo di età ellenistica.
Durante il II secolo a.C. Roma estende il proprio dominio sulla Macedonia, la Grecia continentale e i regni ellenistici dell’Asia Minore. Oltre alle ingenti quantità di opere riportate dalle campagne militari come bottino di guerra, molti artisti greci si trasferiscono a Roma avviando un’imponente produzione di copie, ma anche di rielaborazioni, dei capolavori della propria tradizione artistica.

Forma, funzioni e idee

La struttura sociale delle tribù italiche dalle quali nasce l’identità romana si basava sulla famiglia; a regolarne la vita comunitaria era una serie di norme non scritte dette mores (costumi), nate dalla consuetudine e molto prossime al precetto religioso, che venivano tramandate oralmente dai sacerdoti. Tali regole riflettevano l’identità stessa della comunità e si concretizzavano nel mos maiorum, traducibile come “costume degli antenati”, ovvero l’essenza della morale romana che si basava su fides (fedeltà), pietas (devozione e patriottismo), virtus (coraggio militare e impegno civile) e gravitas (dignità, autorità, rispetto delle tradizioni).
L’adozione dell’ordinamento repubblicano porta la popolazione a una sempre maggiore partecipazione alla vita civile, dalla quale discende la dimensione pubblica dell’arte romana. È proprio dalla necessità di trasmettere i valori della romanità, di fissare moniti per le generazioni future, di tramandare la memoria degli antenati più valorosi e meritevoli che nascono le maggiori novità dell’arte romana, le sue caratteristiche distintive e peculiari, individuabili in primo luogo nell’architettura e nei generi figurativi del ritratto e del rilievo storico.
Sin dalla primissima età repubblicana prende forma il Foro, luogo centrale della vita politica, religiosa e amministrativa, vero e proprio simbolo della romanità. Si tratta di una nuova tipologia urbanistica, un intero quartiere nel quale agli edifici religiosi (il tempio e la casa del pontifex maximus, il primo tra i sacerdoti) si affiancano piazzali con tribune per le assemblee e nuove tipologie architettoniche, prima tra tutte la basilica.
È proprio nel Foro che, già dall’inizio del V secolo a.C. , sono sistemati i ritratti scultorei dei cittadini più illustri. Quella probabilmente è la collocazione originaria del Bruto capitolino, una delle maggiori realizzazioni della ritrattistica romana. La testa, unica parte superstite dell’originale figura intera, colpisce per l’estremo realismo: a differenza del ritratto greco-ellenistico, quello romano si allontana definitivamente dal processo di idealizzazione per mantenere la riconoscibilità del personaggio, le cui accidentalità diventano il mezzo per esprimere il suo carattere e le virtù civili che lo contraddistinguono.
La centralità occupata dalle istituzioni repubblicane è alla base anche della nuova tipologia del rilievo storico. Alle scene mitologiche, che erano tipiche delle decorazioni a rilievo degli edifici greci, a Roma si affianca la narrazione di fatti storici contemporanei. È in particolare in questo genere figurativo che possiamo osservare lo svilupparsi di quel filone espressivo noto come “arte plebea” il quale, proprio nel momento in cui Roma è invasa dalle opere provenienti dalla Grecia appena conquistata, resta fortemente ancorato alle origini italiche. Le opere riconducibili a questa particolare tendenza mostrano infatti di non assorbire la rivoluzione dell’arte greca del periodo classico, continuando a preferire modi della rappresentazione tipici di una concezione simbolica piuttosto che naturalistica, quali la gerarchia proporzionale, la frontalità (anziché la varietà delle pose) o la semplice disposizione paratattica delle figure (invece della resa spaziale prospettica). Sebbene questo tipo di linguaggio sia prevalentemente adottato nelle opere commissionate dalle classi mercantili o imprenditoriali (al contrario dello stile greco, preferito, per ragioni di prestigio, dalle famiglie patrizie), non bisogna incorrere nell’equivoco di considerare l’arte plebea come un fenomeno artistico minore che riflette semplicemente la differenza di censo o il grado di educazione del committente.
La sua vitalità è riconducibile anche alla volontà di preservare i valori originari e fondativi della cultura romana rispetto a quella greca, percepita come troppo incline al piacere, alla contemplazione, alla speculazione astratta e all’edonismo. Le iniziali resistenze nei confronti della cultura greca e della sua arte (che trovarono il suo più celebre rappresentante nel censore Marco Porcio Catone) cadono definitivamente quando si inizia a intravedere nella raffinata arte greca un potente mezzo per aumentare il prestigio dello Stato.
Nel I secolo a.C. termina dunque il lungo periodo di formazione dell’arte romana, la quale nasce dall’assorbimento del modello greco (inizialmente nella versione mediata dalle altre popolazioni italiche e successivamente in modo diretto) che però, una volta utilizzato per veicolare messaggi e valori tipicamente romani, dà vita a generi figurativi del tutto nuovi.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • Quando: il periodo repubblicano inizia con la cacciata del re etrusco Tarquinio il Superbo, nel 509 a.C., e termina nel 27 a.C. con l’assunzione da parte di Augusto di tutti i poteri dello Stato.
  • Arte italica ed ellenica: inizialmente l’arte romana si innesta sul linguaggio figurativo dei popoli italici (già fortemente impregnato da influssi greci). In questa fase gli apporti principali provengono dagli Etruschi e dalle colonie greche della Magna Grecia. Il contatto diretto con l’arte greca avviene invece nel corso del II secolo a.C.
  • Eclettismo dell’arte romana: l’arte romana sceglie il linguaggio figurativo a seconda del messaggio che intende veicolare e della funzione che ogni opera è chiamata a soddisfare.
  • Caratteri tipici dell’arte romana: la centralità assegnata alla funzione dell’opera d’arte fa sì che le maggiori innovazioni avvengano non tanto nel campo stilistico quanto nell’introduzione di nuove tipologie architettoniche, come il Foro e la basilica, e di nuovi generi espressivi, come il rilievo storico e una concezione del tutto originale della ritrattistica.
  • L’arte plebea: la radice italica dell’arte romana sopravvive nella cosiddetta “arte plebea”, che gode di un florido sviluppo fino alla caduta dell’impero e oltre.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico