ANALISI D'OPERA - I Giganti di Mont’e Prama

Analisi D'opera

I Giganti di Mont’e Prama

  • IX-VIII secolo a.C.
  • pietra calcarea
  • Cabras, Museo civico Giovanni Marongiu (dalla necropoli di Mont’e Prama)
Pugilatore.
Testa di guerriero.

Nel marzo del 1974 fu scoperta, da alcuni contadini, la necropoli di Mont’e Prama presso Cabras (Oristano) che, nel corso di diverse campagne di scavo, rivelò la presenza di una quarantina di sepolture, associate a materiali ceramici, statue in pietra calcarea e modelli di nuraghe. Le statue, in stato frammentario, rappresentano figure maschili di notevoli dimensioni (oltre 2 metri di altezza, e per questo definite giganti) riferibili a tipologie di atleti e guerrieri. Gli studiosi ritengono che la necropoli debba riferirsi a un particolare gruppo familiare, ceto guida nella società nuragica della prima età del ferro.

Descrizione

Sono state ricostruite, sebbene parzialmente (la difficile operazione di ricomposizione e consolidamento ha riguardato 5 178 frammenti, compresi i modelli di nuraghe), sedici figure di pugilatori, descritti con la mano sinistra che regge uno scudo sopra la testa (in un atteggiamento di difesa), mentre la destra è protetta da un guanto; cinque di arcieri, che mostrano invece una sorta di protezione sul petto, un elmo a corna sulla testa, e imbracciano l’arco; e cinque guerrieri con elmo e scudo circolare. Particolare è la rappresentazione dei volti che presentano un pronunciato arco sopraccigliare (secondo uno schema detto a T) che incornicia gli occhi, descritti come due cerchi concentrici. Il ritrovamento non solo segna una svolta nel campo degli studi sulla civiltà nuragica, ma impone di riconsiderare le nostre conoscenze sulla statuaria monumentale: è l’unico esempio del mondo nuragico e il più antico riferibile alle civiltà mediterranee (ricordiamo che i primi koúroi greci risalgono al VI secolo a.C., p. 105).

Forma, funzioni e idee

Si tratta di immagini che dovevano rappresentare, attraverso la loro imponenza e  ieraticità, l’autorità del ceto guida della comunità, suscitando devozione e rispetto. Allo stato attuale degli studi il complesso (tombe e statue) appare come un insieme organico e coerente: le statue dovevano in origine sormontare le sepolture, disponendosi ordinatamente lungo una via cerimoniale. Secondo un’affascinante interpretazione, lo stato frammentario in cui sono state ritrovate sarebbe indizio di un’intenzionale distruzione, una sorta di  damnatio memoriae, da parte dei Punici, arrivati in Sardegna nel IV secolo a.C. Sono stati infatti rinvenuti alcuni frammenti di ceramica di provenienza cartaginese interpretabili come una sorta di firma, la volontà di lasciare una traccia che attribuisse il gesto distruttivo dalla chiara valenza simbolica: i nuovi dominatori per sancire forse la loro supremazia e il loro controllo sul territorio colpiscono le immagini simbolo del potere di una comunità oramai assoggettata.

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico