Un mosaico di popoli
La Penisola italiana, ancora nell’età del ferro (X-VIII secolo a.C.), si presenta come un vero e proprio mosaico di popolazioni diverse, ben individuate nei loro caratteri culturali. Gli scambi interni alla Penisola si fanno sempre più frequenti, come registrano i vari manufatti che, se da un lato presentano tratti fortemente individualizzati e caratteristici, dall’altro mostrano interessanti punti di contatto.
Altrettanto frequenti e antichi sono gli scambi con Micenei e Fenici (risalenti rispettivamente al XIII e all’VIII secolo a.C.) e, a partire dall’VIII secolo a.C., con il mondo greco attraverso la fondazione delle prime colonie della Magna Grecia. Si tratta di contatti di tipo commerciale, che incidono profondamente anche nella cultura e nell’arte della Penisola (sebbene in misura diversa): l’influenza delle opere provenienti dal mondo greco è evidente in particolare in quei manufatti di produzione italica che mostrano una maggiore attenzione al dato naturalistico e alla resa plastica. Anche il lessico figurativo orientale lascia evidenti tracce nell’artigianato artistico della Penisola, in particolare nella cosiddetta “arte delle situle”, tipica delle regioni settentrionali e testimonianza indiretta dell’emergere del ceto signorile. Si tratta di manufatti realizzati in bronzo laminato, decorati con figure e immagini, spesso a carattere narrativo, concepiti per soddisfare una committenza esigente che intende manifestare, anche attraverso gli oggetti che possiede, il proprio ruolo (una raffigurazione tipica è la descrizione del ciclo della produzione tessile esercitata da donne di rango). È soprattutto nell’inclusione di registri con teorie di animali fantastici che è possibile riconoscere la derivazione orientale, come nella cosiddetta Situla della Certosa che mostra scene di guerra (o di trionfo), di vita quotidiana e un registro dedicato a una “sfilata” di sfingi.