La pittura

6.5 La pittura

La pittura greca, in età classica, ebbe una magnifica fioritura, tanto da poter essere considerata la vera protagonista dell'espressione artistica. Purtroppo, però, questo grande patrimonio – sia parietale sia su quadri – è andato completamente perduto, e oggi se ne possono ricostruire le caratteristiche e lo stile soltanto di riflesso.
Molto importanti per conoscere la pittura di questo periodo sono le informazioni riportate nei testi letterari antichi, che danno notizia degli artisti e descrivono i soggetti rappresentati. La decorazione ceramica greca e gli affreschi e i mosaici romani, che alla pittura greca si ispiravano, ci restituiscono invece alcuni aspetti dello stile, sia pure "filtrati". Nel caso della ceramica, infatti, pur trattandosi di opere coeve, si è in presenza di una produzione artigianale,condizionata dalla differenza della tecnica usata, dalla schematizzazione dello stile e dall'uso di uno spazio ridotto; nel caso degli affreschi e dei mosaici, alla diversità della tecnica si aggiunge anche il cambiamento del gusto, dato dalla lontananza spaziale e temporale.

Polignoto e la prospettiva

Un importante pittore dell’età classica è Polignoto. Nato nell’isola di Taso, è attivo nella prima metà del V secolo a.C., soprattutto ad Atene. Caratteristici della sua produzione sono i grandi soggetti storici e mitologici, raffigurati in ampie composizioni parietali, come la Distruzione di Troia dipinta nella stoà Pecíle ("portico dipinto") dell’agorà di Atene, che ospitava anche una Battaglia di Maratona e un'Amazzonomachia dell’altro grande artista del tempo, Micone. Nella Pinacoteca dei Propilei dell’acropoli erano invece conservati quadri di Polignoto a soggetto mitologico, dove probabilmente era affrontato il problema della profondità spaziale, resa con la disposizione delle figure su più livelli (quelle che dovevano risultare più lontane erano collocate nella parte superiore dei dipinti) e con l’inserimento di elementi naturali, tra cui l’ondulazione del terreno.

Cratere dei Niobidi

Un’eco di queste innovazioni può essere individuato in alcune decorazioni pittoriche vascolari, come nel cratere a calice del cosiddetto Pittore dei Niobidi (figli di Niobe): su un lato è dipinto il massacro, da parte di Artemide e Apollo, dei figli di Niobe, che si era vantata di essere più fortunata della dea Latona per avere avuto sette figli e sette figlie (58); sull’altro sono raffigurati Eracle e gli Argonauti (eroi imbarcati sulla nave Argo sotto la guida di Giasone) (59). La struttura compositiva delle due scene è particolarmente articolata e presenta delle novità rispetto alla produzione precedente: i personaggi aumentano di numero e sono disposti su più piani per rendere il senso della prospettiva. Le espressioni dei volti, resi di profilo, frontali e ora anche di tre quarti, tradiscono i sentimenti. Anche le posture dei personaggi sono molto ricercate e trasmettono in modo chiaro i singoli atteggiamenti.

Parrasio, pittore della mímesis

Tuttavia è l’imitazione della realtà (mímesis) il cardine dell’arte pittorica greca: lo testimoniano altri aneddoti tramandati dalle fonti, come quello di una sfida pittorica tra lo stesso Zeusi e il collega Parrasio. Il primo aveva reso un grappolo d’uva con tale verosimiglianza che gli uccelli, ingannati dall’illusione ottica, si erano subito gettati verso l’immagine per beccare i frutti dipinti. Parrasio, tuttavia, riuscì a vincere raffigurando sul dipinto da lui eseguito una tenda talmente realistica da trarre in inganno lo stesso Zeusi, che cercò di scostarla.
Fuori dal racconto, è comunque evidente che siamo lontani dalle grandi scene dal contenuto edificante e celebrativo di Polignoto e Micone. Si va invece verso l’affermazione di un’arte, realizzata di norma in piccoli quadri, dove l’interesse si concentra su un particolare problema di resa mimetica o espressiva, indipendentemente dal messaggio del soggetto.
Parrasio, nato a Efeso, in Asia Minore, e attivo ad Atene tra il 440 e il 385 a.C. circa, era attento a rendere l’eleganza nelle acconciature e l’espressività dei volti: la scelta dei soggetti raffigurati mostra infatti la predilezione per il contenuto patetico e psicologico delle sue opere, come la pazzia di Ulisse o il tormento di Filottete che, secondo un altro aneddoto, l’artista rese studiando l’espressione di uno schiavo sotto tortura.
La perfezione del contorno disegnato e l’effetto plastico della policromia sembrano influenzare anche la ceramica dipinta del periodo: negli ultimi decenni del V secolo si afferma infatti una tecnica a fondo bianco, con figure realizzate in più colori, soprattutto nel tipo delle lékythoi funerarie (60).
GUIDA ALLO STUDIO
La pittura in età classica
  • Largamente perduta
  • Polignoto: soggetti mitologici su pareti, ricerca prospettica
  • Parrasio: imitazione della realtà

Contesti d’arte - volume 1
Contesti d’arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico