Il Partenone
L’arte di Fidia trova piena espressione con la direzione del cantiere più importante dell’intera grecità, quello inaugurato nel 447 a.C. sull’acropoli di Atene (24-25), quando ancora erano visibili le rovine del saccheggio persiano del 480 a.C. Dopo aver stipulato la Pace di Callia, nel 449 a.C., a conclusione di una nuova guerra contro i Persiani promossa dalla Lega delio-attica nell’ambito della politica imperialista di Atene, Pericle volle procedere alla ricostruzione della parte alta della città nell’intento di mostrare la grandezza di Atene.L’edificio maggiore dell’acropoli era l’enorme tempio dedicato ad Atena, la divinità poliadica (protettrice della pólis); esso prende il nome dall’epiteto parthénos ("vergine") attribuito alla dea. Realizzato in marmo pentelico (un marmo bianco cavato da una montagna a nord di Atene), il Partenone fu costruito dagli architetti Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia, dirigente sommo (epískopos) di tutti i lavori: di Fidia fu la concezione della decorazione figurata, la creazione dei modelli, l’organizzazione dell’officina e il controllo della realizzazione, con intervento personale nelle parti più impegnative (26-27-28).
Alla cella del tempio si accedeva attraverso un pronao con sei colonne doriche sulla fronte; all’interno, un colonnato disposto a U era stato concepito per cingere la statua colossale della dea. Verso ovest, l’opistodomo appariva simile al pronao, con sei colonne doriche sulla fronte: da esso si entrava in un grande ambiente il cui soffitto era sorretto da quattro altissime colonne ioniche che, essendo più slanciate delle doriche, a parità di altezza avevano un diametro di base minore, occupando quindi meno spazio. Qui venivano tenuti i sacri arredi, comprese le vesti che le vergini tessevano per la dea.
La peristasi aveva sulle fronti otto colonne: le sei centrali in corrispondenza delle sei del pronao, più due d’angolo. Sui lati lunghi il colonnato aveva un numero di colonne pari al doppio più uno di quelle sulle fronti, cioè 17. Ogni colonna misurava 1,9 metri di diametro, per un’altezza di 10,4 metri. Una fittissima rete di rapporti matematici presiedeva all’intera costruzione e una serie di correzioni ottiche rendeva l’uso dell’ordine dorico più armonico: le colonne d’angolo, per esempio, hanno un diametro leggermente maggiore delle altre, e tutte presentano l’entasi propria delle colonne di ordine dorico.