L'emozione della lettura - Le origini della letteratura

La letteratura delle origini | UNIT 1 | Il romanzo cortese: la materia classica e il ciclo bretone 44 Sempre nel Nord della Francia e in lingua d o l trovano origine e diffusione i cicli romanzeschi di materia cortese. Si tratta in alcuni casi di narrazioni ispirate a opere classiche di autori latini quali Virgilio, Ovidio e Stazio, assiduamente letti nelle scuole medievali: da queste fonti si trae spunto per rielaborare le vicende della guerra di Troia, della città di Tebe, di Enea, di Alessandro Magno ecc., adattandole però al contesto elegante e mondano della corte. Gli eroi antichi vengono infatti, per così dire, travestiti da cavalieri e diventano protagonisti di imprese fiabesche in un universo dominato dal meraviglioso e intriso di elementi magici, assenti nei testi antichi. Il ciclo dei cavalieri antichi Tuttavia il principale nucleo tematico di questi romanzi è costituito da un repertorio folclorico e leggendario di matrice celtica. Tale materia narrativa deriva soprattutto da un opera pseudostorica, l Historia regum Britanniae (Storia dei re di Britannia, 1136), del chierico gallese Goffredo di Monmouth, vissuto all incirca tra il 1100 e il 1155. Nei testi del ciclo bretone vengono rappresentati gli incantesimi di Merlino, le vicende della regina Ginevra e «le bellissime avventure di re Artù , come le definirà Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia, insieme a quelle dei cavalieri della Tavola Rotonda, quali Lancillotto, Perceval, Galaad. Mentre nell epica carolingia il soggetto principale delle storie è costituito dalle armi e dai valori guerreschi, i romanzi del ciclo bretone celebrano il percorso di formazione del perfetto cavaliere, che costruisce la propria identità non solo grazie al coraggio e alla fierezza, ma anche attraverso sentimenti e valori non meno importanti quali l amore, la nobiltà d animo, la generosità. Il ciclo arturiano Inoltre, se le chansons de geste evidenziano una concezione centripeta e statica dell esistenza, in cui ogni manifestazione dell agire umano converge verso il centro unificante della devozione verso il re e la fede cristiana, le narrazioni cavalleresche esprimono una visione centrifuga e dinamica del mondo e della vita: ogni guerriero è individualmente impegnato in una ricerca personale (sia quella di una donna o di un oggetto simbolico come il Graal, la coppa che avrebbe raccolto il sangue sgorgato dalle piaghe di Gesù) che lo conduce ad affrontare sempre nuove prove e avventure, esponendosi anche a errori e fallimenti. Una visione dinamica e individualistica del mondo Infine, muta anche il pubblico di riferimento: non troviamo più il popolo indistinto, che affolla piazze, mercati e sagrati delle chiese per ascoltare dalla voce dei giullari le imprese dei paladini di re Carlo, bensì il raffinato e aristocratico mondo della corte, attratto da romanzi che non sono solo specchio di alti valori morali e culturali, ma anche strumento di piacevole intrattenimento. Un pubblico aristocratico L autore che sa articolare in un sistema di grande efficacia fantastica e narrativa questo universo ideologico, fondato sui valori della cavalleria, dell amore e della cortesia, è Chrétien de Troyes, chierico vissuto nella seconda metà del XII secolo, attivo a lungo presso la corte di Maria di Champagne e autore di cinque fondamentali romanzi, in cui il complesso delle forme, degli ideali e dei comportamenti feudali trova una significativa rappresentazione. Il più grande narratore cortese: Chrétien de Troyes

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