Documento 1 - L’uomo misero al cospetto di un Dio-giudice

La letteratura delle origini la parola D altronde, se l inizio della vera esistenza (quella, cioè, che avviene in cielo) coincide con la fine della vita terrena, perché dare a quest ultima tanta importanza? La realtà in cui l uomo vive non ha valore se non in proiezione dell aldilà: una convinzione, questa, che si diffonde insieme all apocalittica attesa di una imminente fine del mondo (millenarismo f). Ogni situazione umana, dalla più insignificante e individuale alla più importante e collettiva, viene per lo più letta alla luce della volontà divina, che interviene in ogni circostanza e in ogni fenomeno, rivelando la propria presenza in tutti gli aspetti del mondo visibile. Su questa convinzione riposa un altro degli aspetti fondamentali della mentalità medievale: il simbolismo. Ciascun frammento del creato non si manifesta autonomamente, come dotato di vita propria: esso rimanda sempre a qualcos altro, che può essere colto solo al di là delle semplici apparenze e rientra nel disegno infinito della creazione divina. La natura è assimilata a un libro sterminato in cui leggere simboli da decifrare: ecco, allora, la grande quantità di lapidari, bestiari (f pp. 16-17), florari, nei quali pietre, animali, fiori e alberi vengono censiti e catalogati in base alle loro presunte proprietà e virtù divine o diaboliche. La realtà in chiave simbolica Millenarismo Nella storia del cristianesimo è la credenza nell avvento del regno di Cristo in terra, prima del giudizio finale. Il termine trae origine da un passo dell Apocalisse (20, 1-6), in cui si parla di una prima sconfitta di Satana e del conseguente regno terreno dei giusti, risorti con Cristo, per mille anni, allo scadere dei quali avrebbero luogo la resurrezione universale, il giudizio e la nuova Gerusalemme celeste. Impropriamente, al millenarismo si fa corrispondere la convinzione, da parte degli uomini del X secolo, dell imminente fine del mondo, attesa con terrore per l anno Mille o 1033 (a seconda che gli anni si facessero decorrere dalla nascita o dalla morte di Gesù Cristo). Documento1 Tommaso da Celano L uomo misero al cospetto di un Dio-giudice implacabile ` Titolo originale Dies irae, fine del XII sec. ` Lingua originale latino L autore ` Metro Strofe di 3 versi ottonari monorime (AAA, BBB, CCC ecc.) Nel 1931, il ritrovamento di un codice benedettino abruzzese ha permesso ad alcuni studiosi di datare questo testo, il cui titolo è Dies irae, alla fine del XII secolo. Per altri, invece, il celebre inno è successivo e va attribuito a Tommaso da Celano (1190 ca-1260), primo biografo di san Francesco. Di lui sappiamo che riceve l abito dal santo di Assisi nel 1215 e va missionario in Germania (1222). Tornato in Italia, lavora alla compilazione dei propri scritti, tutti incentrati sulla figura di san Francesco. venerato come beato nell ordine francescano soprattutto in Abruzzo a Celano e a Tagliacozzo dove muore intorno al 1260. Come una spada di Damocle, il giudizio universale incombe sul capo dei mortali. Terrorizzato la n ta n jwn a n l a 9 sn x njja n x vn a a nvwxn a n n a n x ja n xn b n n l la /x 9 n x jwn x xa j x x j a x a a n lx a n n a x vxja ja a a l a n a n a n x lns x - n ln a xi x n a S a la -n a o j n a a xv xtja x n x xn a n x a n a j a vvx x sa jx lx n n sn lx v a ln x a xja n x j x x x njjwxa j n n ja xja n x a a v jxa nlxn a n ln lx a x a x a ln xi a n lx x 14

L'emozione della lettura - Le origini della letteratura
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