L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI La caccia e la ferita Attraverso il ricorso alla tecnica del flashback (o analessi), l autore risale a due distinti momenti dell infanzia di Odisseo: il primo è relativo alla nascita, quando venne a trovarlo il nonno materno Autolico (vv. 399-412), al quale spetta il compito di scegliere il nome per il neonato (Genero mio, figlia mia, mettetegli il nome che dico: / io vengo qui con odio per molti, / uomini e donne sulla terra molto ferace, / e dunque si chiami Odisseo di nome, vv. 406-409). Il secondo si situa invece in un momento successivo dell adolescenza dell eroe. Invitato da Autolico in montagna, Odisseo si era recato sul monte Parnaso, desideroso di ricevere i doni promessi dal nonno e, dopo un sontuoso banchetto, l indomani aveva partecipato a una battuta di caccia con i cani (vv. 428-459). La descrizione del contesto naturale, soprattutto della folta macchia in cui era nascosto un cinghiale, è particolarmente accurata e realistica, quasi ad anticipare le insidie a cui va incontro Odisseo. Attaccato di sorpresa e colpito alla gamba, tuttavia, egli riesce a uccidere l animale e, soprattutto, a salvarsi grazie alle pronte cure prestate dai figli di Autolico. Su un piano simbolico, l episodio serve al giovane per meritarsi il proprio nome (Odisseo significa odiato dai nemici ) e mostrare il proprio valore. La battuta di caccia acquista in tal modo la funzione di un esperienza iniziatica mediante la quale il futuro eroe fa per la prima volta esperienza del dolore ed entra nel mondo degli adulti. Si tratta, in altri termini, di un vero e proprio rito di passaggio; la prova di coraggio è superata: Odisseo è pronto a difendere la propria comunità. Il mondo degli affetti Conclusa la digressione, Omero ci riporta rapidamente nel chiuso della stanza in cui Euriclea lava i piedi del mendicante. Quando la vista della cicatrice non lascia adito a dubbi, la reazione della donna è dettata da una gioia istintiva. Lascia il piede, facendo cadere la gamba dentro il bacile, il bronzo risuona e l acqua trabocca. Un sussulto di affetto e felicità la invade: «Ma tu, figlio caro, sei Odisseo: ed io prima / non t ho ravvisato, prima d aver tutto palpato il mio signore (vv. 474-475). Il quadretto delineato da Omero è particolarmente tenero, come lo era stato il racconto di Fenice ad Achille nell Iliade (f T6, p. 140), ma si segnala anche per il realismo spiccato e per la durezza della reazione di Odisseo, determinato a impedire che il suo piano di riscatto e vendetta sia sventato dall affetto di una donna (vv. 482-490). Ancora una volta nell Odissea il mondo femminile sembra parlare una lingua di affetti ed emozioni, rigidamente sottomessa all orizzonte di valori e priorità fissato dagli uomini. Nessuna tenerezza ora è possibile: il re spodestato deve prima riportare la giustizia nella sua patria. Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. In quale occasione Autolico si era trovato a Itaca? Che cosa gli aveva chiesto allora Euriclea? 2. Che cosa significa il nome Odisseo, secondo la versione del nonno? 3. In che modo Odisseo si era procurato la cicatrice sulla gamba? 4. Che cosa vorrebbe fare Euriclea non appena riconosce l eroe? a Abbracciarlo. b Chiedergli notizie sui suoi viaggi. c Chiamare Penelope. d Avvertire i Proci. 5. Che cosa impedisce l improvvisa rivelazione della vera identità del mendicante? 255

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Epica