Alla scoperta dei testi

T1

Tito Maccio Plauto

Un servo astuto

  • Tratto da Mostellaria, 188 a.C. ca
  • Lingua originale latino
L’autore

Tito Maccio Plauto nasce intorno al 251 a.C. a Sàrsina, antica città dell’Italia centrale. Possediamo poche informazioni sulla sua biografia. Pare che abbia lavorato come servitore di una compagnia teatrale e che successivamente sia andato in rovina, finendo – come un animale da tiro – attaccato alla macina di un mugnaio. Tra il 218 e il 201 inizia a scrivere e rappresentare le sue commedie, che gli valgono un grandissimo successo. Ispirata ai modelli greci, specialmente a Menandro, ma contaminata con usi, costumi e tradizioni romane, la scrittura teatrale di Plauto crea personaggi fortemente caricaturali, dà spazio alla musica e al canto e riduce l’importanza della trama in favore delle singole scene comiche. Secondo la tradizione, le commedie da attribuire sicuramente a lui sono 21, tra cui ricordiamo la Mostellaria (188 a.C. ca), i Menaechmi (206 o 194 a.C.), basata sullo scambio di persona tra due fratelli gemelli, e l’Aulularia (194 o 191 a.C.), storia di un vecchio avaro a cui viene sottratta una pentola d’oro. Plauto muore intorno al 184 a.C.

Ambientata ad Atene, come molte altre commedie di Plauto, la Mostellaria mette in scena un comico conflitto generazionale. Mentre Teopropide è lontano da casa per un lungo viaggio di lavoro, suo figlio si dà ai bagordi: sperpera il patrimonio di famiglia e si indebita con un usuraio per poter comprare la schiava di cui è innamorato. Un giorno, però, il padre torna improvvisamente, proprio mentre il giovane sta gozzovigliando in casa, in compagnia dell’amata e di una coppia di amici. Come salvare la faccia e difendersi dall’inevitabile ira paterna? L’astuto servo Tranione prende l’iniziativa e, ordendo un fantasioso ed efficace inganno, convince Teopropide a non entrare in casa.

ATTO II

Scena II

Teopropide, Tranione


teopropide Dopo tre anni di lontananza arrivo a casa dall’Egitto: penso proprio che
in famiglia aspettino a gloria1 il mio ritorno.

tranione (a parte) Sai quanto sarebbe giunto più atteso, per Polluce,2 quello che 

5      venisse ad annunziare la tua morte!

TEOPROPIDE Ma che significa? Il portone è chiuso in pieno giorno. Busserò. Ehi, c’è
qualcuno? Mi aprite la porta?

TRANIONE (si avvicina fingendo di non aver riconosciuto il vecchio) Chi è costui che si è
avvicinato alla nostra casa?

10    TEOPROPIDE Ma questo è il mio schiavo Tranione.

TRANIONE Oh, Teopropide, padrone mio, salve! Son contento che tu sia di ritorno
sano e salvo. Sei sempre stato in buona salute?

TEOPROPIDE Sì, come vedi.

TRANIONE Benissimo.

15    TEOPROPIDE Ma dico, siete impazziti?

TRANIONE E perché?

TEOPROPIDE Come «perché»? Siete tutti in giro, e in casa non c’è anima viva a dare
un’occhiata, né qualcuno che apra o che risponda. A forza di bussare per poco
non ho fracassato tutti e due i battenti.

20    TRANIONE Ehi (terrorizzato), come dici? Hai toccato questa casa?

TEOPROPIDE E perché non avrei dovuto toccare? Che anzi, te l’ho detto, a suon di
bussare ho quasi fracassato i battenti.

TRANIONE Allora hai toccato?

TEOPROPIDE Sì, ho toccato, te l’ho detto, e ho bussato.

25    TRANIONE (retrocedendo rapidamente) Aah!

TEOPROPIDE Che c’è?

TRANIONE Male hai fatto, per Ercole!3

TEOPROPIDE Mi vuoi spiegare che faccenda è questa?

TRANIONE Hai commesso un’azione mostruosa, terribile, da non dire!

30    TEOPROPIDE Ma perché?

TRANIONE Fuggi, ti prego, allontanati da questa casa. Fuggi di qua, fuggi più vicino a
me. Dunque, hai toccato i battenti?

TEOPROPIDE Ma insomma, come avrei potuto bussare senza toccarli?

TRANIONE Per Ercole, tu hai assassinato…

35    TEOPROPIDE Chi?

TRANIONE Tutti i tuoi.

TEOPROPIDE (facendo gesti di scongiuro)4 Che gli dei e le dee tutti insieme ti possano,
te e il tuo malaugurio…

TRANIONE Ho paura che non potrai mai espiare questa colpa, né per te né per questi 

40    qui (indica gli schiavi).5

TEOPROPIDE Ma perché? Che strane storie mi vai raccontando, così di botto?

TRANIONE E ascolta, di’ loro che si allontanino di là tutti e due (indica gli schiavi).

TEOPROPIDE Allontanatevi!

TRANIONE Non vi azzardate a toccar la casa. (chinandosi verso la terra) Toccate la terra 

45    anche voi!6

TEOPROPIDE Ma ti prego, perché non mi spieghi?…

TRANIONE Perché sono sette mesi che nessuno ha più messo piede in questa casa,
dopo che l’abbiamo abbandonata.

TEOPROPIDE Parla, perché l’avete fatto?

50    TRANIONE Guardati bene in giro: non c’è nessuno che possa captare i nostri discorsi?

TEOPROPIDE Tutto è tranquillo.

TRANIONE Guarda ancora!

TEOPROPIDE Non c’è nessuno: parla, insomma!

TRANIONE È stato commesso un assassinio.

55    TEOPROPIDE Che cosa? Non capisco.

TRANIONE Ti dico che è stato commesso un assassinio, tanto tempo fa: si tratta di un
crimine antico, vecchio.

TEOPROPIDE Un crimine antico?

TRANIONE Noi ce ne siamo accorti solo adesso.

60    TEOPROPIDE Che razza di assassinio sarebbe, chi l’ha commesso? dimmelo.

TRANIONE Un ospite ha osato metter le mani sul suo ospite, e l’ha ucciso! Io credo
che sia stato quello che ti ha venduto la casa.

TEOPROPIDE L’ha ucciso?

TRANIONE E gli ha portato via il suo oro, all’ospite, e l’ha sotterrato, l’ospite, qui stesso, 

65    in casa.

TEOPROPIDE Ma cos’è che vi fa sospettare una cosa simile?

TRANIONE Te lo dirò, sta’ a sentire. Una volta che tuo figlio aveva cenato fuori, dopo
che fu rientrato a casa da cena ce ne andammo tutti a letto: ci addormentammo.
Per caso, mi ero dimenticato di spengere la lucerna.7 Ecco che lui, d’improvviso, 

70    caccia un urlo terribile.

TEOPROPIDE Ma chi? Mio figlio?

TRANIONE Sst, stai zitto: pensa ad ascoltare. Dice che il morto era venuto da lui in sogno.

TEOPROPIDE In sogno, allora era venuto in sogno?

TRANIONE Sì, così. Ma stai a sentire. Dice che il morto gli parlò in questo modo…

75    TEOPROPIDE In sogno?

TRANIONE E che vuoi che glielo dicesse da sveglio, uno che era stato ucciso sessant’anni
fa? Ma lo sai che certe volte sei proprio stupido? (Perché non te ne stai un po’ zitto?)

TEOPROPIDE Va bene, sto zitto.

TRANIONE Ed ecco ciò che a tuo figlio (in sogno ha rivelato il morto) «Io sono Diaponzio,8 

80    l’ospite d’oltremare. Abito qui, questa è la sede che mi è stata assegnata.
L’Orco9 non ha voluto accogliermi sulle rive dell’Acheronte,10 perché sono morto
anzitempo. Caddi tradito nella mia buona fede: il mio ospite mi ha ucciso qui, e
mi ha sotterrato di nascosto, senza le giuste esequie,11 in questa casa. Scellerato,
fu l’oro la causa del delitto! Ma tu ora vattene da qui: la casa è maledetta, abitarla 

85    è sacrilegio». Per raccontarti i prodigi che accadono in questo luogo, non mi sarebbe
sufficiente un anno. (in preda al terrore) Sst, sst!

TEOPROPIDE Che è stato, per Ercole?

TRANIONE La porta ha fatto rumore. (si odono dei colpi dal di dentro) Che sia lui che
ha battuto?

90    TEOPROPIDE Non ho più una goccia di sangue nelle vene. Sono i morti che vogliono
trascinarmi vivo all’Acheronte! (si odono altri rumori di dentro)

TRANIONE (a parte) Sono morto! Questi oggi mi vogliono mandare all’aria la commedia.
Ho una paura terribile che il vecchio finisca per cogliermi in fallo.

TEOPROPIDE Che hai da parlare da solo?

95    TRANIONE Va’ via dalla porta! Scappa, per Ercole, ti scongiuro!

TEOPROPIDE Scappare dove? Scappa anche tu, allora.

TRANIONE Io non ho nulla da aver paura. Sono in pace con i morti.

voce dal di dentro Ehi, Tranione!

TRANIONE (verso la casa) Non mi chiamerai, se hai senno! Io non ho fatto nulla, non 

100 sono stato io a bussare a questa porta. Per favore… perché dovresti rinchiudere…

TEOPROPIDE Che ti piglia, Tranione? Con chi stai parlando?

TRANIONE (con aria sollevata) Ah, scusa, eri tu che mi chiamavi? Gli dei mi proteggano,
ho creduto che fosse il morto che mi chiedeva ragione del tuo bussare alla
porta. Ma che fai, te ne stai ancora lì e non obbedisci a quello che ti dico?

105 TEOPROPIDE Che dovrei fare?

TRANIONE Non voltarti a guardare, scappa, copriti il capo.12

TEOPROPIDE E tu, perché non scappi?

TRANIONE Ma io sono in pace con i morti.

TEOPROPIDE Ah, lo so. Ma allora com’è che un minuto fa… perché avevi tanta paura?

110 TRANIONE Non pensare a me, ti dico: di me stesso mi occuperò io. Tu continua come
avevi cominciato, scappa più lontano che puoi e raccomandati ad Ercole.

TEOPROPIDE O Ercole, ti invoco (esce di scena correndo)

TRANIONE E anch’io… perché oggi ti mandi un bell’accidente, vecchio! O dei immortali,
vi scongiuro, proteggetemi: che razza di imbroglio son riuscito a metter su oggi!



ATTO III

Scena I

115 L’usuraio,13 Tranione, Teopropide


usuraio Non ho mai visto un anno più sciagurato di questo per il prestito del denaro.
Passo le mie giornate al foro, dalla mattina alla sera, e non trovo nessuno a
cui piazzare neanche una moneta.

TRANIONE (a parte) Ora sì, per Polluce, che son proprio morto per sempre! C’è qui 

120 l’usuraio che ci ha dato (il denaro) con cui abbiamo riscattato la ragazza e… Si
scopre tutto, se non corro per tempo ai ripari e impedisco al vecchio di venire
a sapere come stanno le cose. Gli andrò incontro. (entra Teopropide) E questo,
perché se ne ritorna a casa così di fretta? Non vorrei che fosse venuto a sapere
qualcosa. Mi avvicinerò e gli parlerò. Ahimè, che paura che ho, povero me! Non 

125 c’è niente di peggio della coscienza sporca, per un uomo… come nel caso mio.
Ma insomma, la cosa sta come sta: continuerò a imbrogliare la matassa, non si
può fare altrimenti. (a Teopropide) Da dove vieni?


Tito Maccio Plauto, Mostellaria, trad. e cura di M. Bettini, Mondadori, Milano 1991

 >> pagina 490 

Come continua

Nella scena successiva a quella della beffa del fantasma, da cui la commedia deriva il suo titolo (mostellum, in latino, è il diminutivo di monstrum, “spettro”), sopraggiunge l’usuraio, intenzionato a riscuotere il suo credito dal figlio di Teopropide. Per Tranione è sempre più difficile barcamenarsi e fare in modo che il suo inganno non venga scoperto, ma da vero virtuoso della truffa riesce a salvarsi anche in questo caso, convincendo Teopropide che i soldi presi in prestito sono serviti a comprare la casa del vicino. Segue una comica visita in quella casa, in cui Tranione continua a sostenere i suoi inganni. Infine, parlando con un servo di Callidamate, l’amico del figlio, il padre scopre l’amara verità: oltre il danno, la beffa… Dopo essere andato su tutte le furie, Teopropide concede il perdono al figlio e a Tranione, anche grazie all’intervento di Callidamate, che lo esorta a essere comprensivo.

 >> pagina 491 

a TU per TU con il testo

Sebbene sia legato alla cultura e alle credenze religiose degli antichi Romani, il dialogo tra il servo astuto e il padre credulone è più attuale che mai. Perché? Innanzitutto, il tema dello spettro: pensiamo agli innumerevoli film horror ambientati in case occupate da spiriti più o meno maligni, e alle parodie che sorgono in risposta (per esempio, la saga di Scary Movie). Esiste però un motivo molto più fine e interessante, che riguarda le infinite possibilità della lingua. Al di là della situazione comica, Plauto ci mostra infatti dove possono arrivare l’astuzia umana, quando sfrutta con maestria le aspettative e l’ingenuità degli individui, e la sua più fidata e funambolica alleata: la parola. Nessuno strumento è più efficace nell’imbastire trame e studiare tranelli. La parola sa sciogliere le realtà più ingarbugliate, rendendole chiare e comprensibili. Oppure sa confondere, ingannare, smarrire.

Analisi  attiva 

Per fare in modo che il figlio del padrone non venga “colto sul fatto” mentre se la spassa con gli amici, il servo Tranione improvvisa una falsa storia di fantasmi. Le prime due battute della scena impostano la situazione comica attraverso un netto contrasto: da un lato abbiamo l’ignaro Teopropide, di ritorno da un viaggio e pronto a ricevere un caloroso benvenuto; dall’altro il servo astuto che – in un a parte segnalato dalla didascalia (rr. 4-5) – addirittura si rammarica di vederlo vivo e vegeto. Il padrone, trovando strano che la porta sia chiusa, inizia a bussare con forza e in breve viene raggiunto dal servo, che prima finge di non riconoscerlo e poi lo saluta ostentando riverenza e buonumore. Per il pubblico il divertimento è assicurato: alle orecchie degli spettatori, infatti, le battute di Tranione (come la replica Benissimo, r. 14) suonano come antifrastiche: in realtà, il servo non è affatto contento di sapere che Teopropide sta bene.


1. Da dove è tornato Teopropide e per quanto tempo è stato assente da casa?


2. Perché Teopropide si chiede se siano tutti impazziti?

  •     Perché Tranione non l’ha immediatamente riconosciuto. 
  •     Perché la casa è chiusa e nessuno risponde. 
  •     Perché Tranione l’ha accolto con eccessivo calore. 
  •     Perché dalla casa provengono strani rumori.

Nessuno gli apre e la casa sembra vuota: quando Teopropide chiede conto della situazione anomala, Tranione risponde con maestria, spostando l’attenzione dell’interlocutore dai suoi propositi iniziali alle conseguenze di aver toccato una casa infestata (come dici? Hai toccato questa casa? […] Hai commesso un’azione mostruosa, terribile, da non dire!, rr. 20, 29). Il servo sfoggia una notevole astuzia e, da autentico maestro della beffa, una grande padronanza della retorica, servendosi dell’iperbole e di incalzanti ripetizioni concettuali e linguistiche, che rafforzano la capacità persuasiva del suo discorso. Né gli mancano le doti dell’attore consumato, capace di simulare sgomento e terrore, e persino di improvvisare – adattandosi alle circostanze – per difendere la sua falsa versione dei fatti.


3. Quale emozione viene finta da Tranione quando apprende che il padrone ha bussato alla porta?

  •     Gioia. 
  •     Indifferenza. 
  •     Fastidio. 
  •     Terrore. 


4. Quali dei seguenti gesti di Tranione servono a fingere tale emozione? (sono possibili più risposte)

  •     Saltellare. 
  •     Arretrare. 
  •     Chinarsi verso terra. 
  •     Toccarsi le orecchie. 
  •     Fare gesti di scongiuro. 
  •     Correre via. 


5. Individua almeno due esempi significativi di ripetizione.

 >> pagina 492 

Dopo aver confuso quanto basta le idee del padrone, Tranione può perfino permettersi di dargli ordini (di’ loro che si allontanino, r. 42; Guardati bene in giro, r. 50): il malcapitato finisce addirittura per supplicarlo di ricevere spiegazioni (Ma ti prego, perché non mi spieghi?, r. 46). A questo punto, Teopropide è pronto a credere alla bufala del fantasma, su cui si basa l’intera Mostellaria. La versione di Tranione è un capolavoro di fantasia e di mistificazione, nel quale affiora anche un certo gusto dell’assurdo: non si può entrare in casa perché essa è infestata dallo spettro di un uomo assassinato anni prima. L’uomo ucciso sarebbe stato un ospite (l’ospitalità era sacra agli dèi) e per di più non avrebbe ricevuto i giusti riti funebri, anch’essi considerati sacri. Respinto dal regno degli Inferi, il suo spirito sarebbe ora condannato a infestare il luogo dell’efferato delitto.

Poco dopo la conclusione del racconto, che impressiona non poco lo smarrito padrone, si odono dei rumori provenire dalla casa, e uno degli inquilini chiama il servo (r. 98). L’inganno è sul punto di essere scoperto, ma Tranione, con la consueta prontezza d’animo, riesce a gestire la situazione: prima risponde alla voce facendo finta di parlare direttamente con il fantasma (Io non ho fatto nulla, r. 99); poi, all’interrogazione di Teopropide, cambia versione (Ah, scusa, eri tu che mi chiamavi?, r. 102). Questo ammasso di bugie aumenta la confusione dell’interlocutore: l’imbroglio (r. 114) è perfettamente compiuto, e il servo può ordinare con successo al padrone di fuggire via, tra molteplici scongiuri.


6. Secondo Tranione il fantasma si è rivelato

  •     in sogno al figlio di Teopropide. 
  •     in sogno a Tranione stesso. 
  •     con gemiti e ululati durante la notte. 
  •     con spostamenti e sparizioni di oggetti. 


7. La voce che arriva dall’interno della casa è

  •     del fantasma. 
  •     di un complice di Tranione. 
  •     del figlio di Teopropide. 
  •     di un altro servo. 

La Mostellaria fa parte di un gruppo di commedie di Plauto accomunate dalla presenza della figura del cosiddetto “servo astuto”: uno dei tanti “tipi” che ricorrono nella sua produzione teatrale, al pari del lenone, del parassita, del soldato vanesio e fanfarone e così via. In queste opere, il giovane scapestrato (l’adulescens), dedito agli amori e ai divertimenti, è ostacolato da vari antagonisti, tra cui quasi sempre figura il vecchio padre (senex) bacchettone, all’antica e inguaribilmente credulone. Il canovaccio si ripete di norma senza sorprese: anzi possiamo dire che Plauto ricerchi proprio la prevedibilità dell’intreccio e la fissità dei caratteri. Non gli interessa indagare la psicologia dei suoi personaggi né porsi interrogativi sulle loro azioni: il suo pubblico richiede una comicità semplice e una facile comprensione degli eventi scenici.

Anche questa commedia non si sottrae allo schema richiesto dagli spettatori: l’eroe della vicenda, il vero inventore dell’azione comica, è proprio il servo, abile tessitore di inganni, che svolge l’imprescindibile funzione di alleato del giovane scapestrato e dissoluto, che aiuta a raggiungere i suoi scopi. Non esita a insultare il padrone (Ma lo sai che certe volte sei proprio stupido?, r. 77), a dargli ordini, a lanciarsi in narcisistiche lodi di se stesso (che razza di imbroglio son riuscito a metter su oggi!, r. 114). È insomma il perno di un vero e proprio mondo alla rovescia, in cui gli ultimi comandano sui primi e i rapporti sociali sono ribaltati. Solo per la messa in scena però: nessun messaggio morale, culturale e politico gli viene affidato. Anzi, Plauto ne fa, volutamente, il personaggio più assurdo del suo cast: nessun realismo, si gioca soltanto e ci si diverte. La realtà è un’altra cosa.


8. Quali tra i seguenti aggettivi potresti associare alla figura di Teopropide?

  •     Simulatore. 
  •     Ingenuo. 
  •     Cinico. 
  •     Intraprendente. 
  •     Scorbutico. 
  •     Pronto. 


9. Tranione racconta subito a Teopropide la vicenda del presunto fantasma? Quale effetto produce questa scelta?

 >> pagina 493 

Laboratorio sul testo

COMPETENZE LINGUISTICHE

10. I registri linguistici. Le esclamazioni, le invocazioni e gli improperi (come per Ercole, r. 27) sono tipici di un registro linguistico molto colloquiale, spesso volgare. Con l’aiuto del dizionario, individuane almeno cinque che possano essere utilizzati in un contesto meno volgare (per esempio, davanti a dei bambini) e scrivi una frase per ciascuno di essi.

PRODURRE

11. Scrivere per raccontare. Immagina che Teopropide avesse insistito per entrare in casa: come avrebbe reagito Tranione e che cosa avrebbe detto per evitarlo? Scrivi, in massimo 20 righe, il loro dialogo.

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

STORIA

Come poteva essere la casa di un ricco mercante ateniese come Teopropide? Svolgi una ricerca in merito.


STORIA

Il crimine che, secondo Tranione, è stato commesso nella casa ha a che fare con la violazione del patto di ospitalità: perché questo vincolo era sacro per gli antichi e che cosa comportava? Svolgi una ricerca sull’argomento.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

La comicità può esprimersi in modi molto diversi: attraverso situazioni surreali, mimica e gestualità, giochi di parole… Tu quale forma di comicità preferisci? Hai un attore o un’attrice che ti diverte particolarmente?

L’emozione della lettura - volume B
L’emozione della lettura - volume B
Poesia e teatro