T4 - Microfilm (A. Zanzotto)

T4

Andrea Zanzotto

Microfilm

  • Tratto da Pasque, 1973
  • poesia visiva
L’autore

Andrea Zanzotto nasce nel 1921 a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, da una famiglia di artigiani. Conseguita la maturità classica si iscrive all’Università di Padova, dove si laurea nel 1942 in Lettere, per poi intraprendere la professione di insegnante, interrotta soltanto per partecipare alla Resistenza e per una breve parentesi lavorativa in Svizzera e in Francia, da dove rientra nel 1947. Nel 1950 vince il premio San Babila, sezione inediti, con le poesie che entrano nella prima raccolta, Dietro il paesaggio (1951). Seguiranno a intervalli regolari altri volumi di versi (tra i quali La Beltà, 1968; Pasque, 1973; Meteo, 1996) e alcuni libri di prose critiche e creative. È molto attento agli sviluppi della psicoanalisi, alla quale si rivolge per curare i disturbi di cui soffre (ansia, insonnia, emicrania). Guarda con crescente preoccupazione agli scempi paesaggistici, che gli fanno paventare un disastro ambientale imminente. I suoi timori si riflettono negli ultimi versi, raccolti in Conglomerati (2009). Muore a Conegliano (Treviso) nel 2011.

Nell’ottobre del 1963 un’immane frana investì il bacino lacustre creato dalla diga del Vajont, in Friuli. Di conseguenza una valanga d’acqua scavalcò le paratie, abbattendosi sui paesi del fondovalle, dove morirono quasi duemila persone. A qualche giorno dalla tragedia Zanzotto ebbe un sogno, nel quale gli apparve il disegno da lui stesso riprodotto in Microfilm, con l’aggiunta di una serie di spiegazioni e ragionamenti in francese.


Andrea Zanzotto, Le poesie e prose scelte, a cura di S. Dal Bianco e G.M. Villalta, Mondadori, Milano 1999

a TU per TU con il testo

Da quando il medico viennese Sigmund Freud (1856-1939) “scoprì” l’inconscio, un’affascinante regione situata nella nostra interiorità, sono stati numerosi gli scrittori che hanno provato a farne la miniera da cui estrarre gli ingredienti per le proprie opere. Il materiale più adatto sono naturalmente i sogni, sui quali del resto l’uomo si è sempre interrogato. È capitato a chiunque di riflettere sul significato di una visione notturna, nella quale balenano in combinazioni luoghi sorprendenti e figure reali, fonte di un coinvolgimento emotivo. Sogno e memoria si intrecciano in forme complesse. Ma il sogno è anche profezia, come ci ricordano brani famosi di Omero, Dante, Shakespeare, i libri sacri di ogni religione e le credenze popolari. A Napoli è stato addirittura elaborato una sorta di dizionario, la “smorfia”, in cui a ogni persona, oggetto, situazione apparsa in sogno corrispondono dei numeri, a beneficio di chi gioca al lotto. Se ti capita di avere un incubo in cui tremi di paura, per esempio, puoi andare sicuro a giocare il 90…

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Analisi

Zanzotto è un poeta che ama sperimentare, verificare i limiti del linguaggio, i significati delle parole, le regole della poesia, se necessario reinventandole. Punto di riferimento nel suo percorso sono le teorie dello psicoanalista parigino Jacques Lacan (1901-1981), il quale riteneva che l’inconscio fosse strutturato come un linguaggio, da leggere e decifrare. È appunto ciò che tenta di fare Zanzotto trascrivendo a mano un sogno nel quale gli è apparso uno strano triangolo rettangolo, che contiene tre lettere – I, O, D – variamente combinate fra loro, accompagnato da un commento in francese, anch’esso di suo pugno, che di seguito riprenderemo per sommi capi, tradotto in italiano. Il titolo Microfilm deriva dalla rubrica della rivista “Strumenti critici”, nella quale il testo apparve per la prima volta nel 1971: il poeta decise di mantenerlo, trovandolo adatto a restituire la trascrizione di un frammento della sua psiche.

26 ottobre 1963 / sotto il Vajont, scrive in alto Zanzotto, volendo innanzitutto sottolineare il legame della composizione con il disastro accaduto un paio di settimane prima, del quale fu testimone: abitando in un paese a valle, bagnato dal Piave, vide arrivare, trascinati dalla corrente del fiume, cadaveri e rottami di ogni tipo. Lo sgomento, di fronte a una tragedia di tali proporzioni, lo induce a ragionare sulle responsabilità, dovute agli uomini (che avevano costrui­to una diga là dove non avrebbero dovuto), ma anche alla fatalità che – come notò lo scrittore Dino Buzzati – aveva portato un gigantesco sasso a cadere in un bicchiere colmo d’acqua, facendola traboccare sulla tovaglia. Duemila persone, ignare, morirono orribilmente nel giro di qualche minuto, travolte insieme alle loro case. Come accettare tutto questo? Un poeta tradizionale ne avrebbe fatto il soggetto di versi drammatici e commossi. Zanzotto invece sceglie un’altra strada, usando la geometria e l’alfabeto: disegna un triangolo, che inquadra tre lettere dalla forma elementare. Anche un bambino potrebbe tracciare un’asta (I), un cerchio (O), e la loro intersezione (D): ma qui si combinano in modo da costruire significati complessi.

Nel triangolo si assiste a una progressiva sottrazione di lettere: IODIO – ODIO – DIO – IO – O. Lo iodio è un elemento chimico ossidante, che reagisce cioè a contatto con l’ossigeno perdendo lucentezza e corrodendosi. Agli occhi del poeta indica – come scrive in francese – “corrosione, inquietudine, instabilità”. Inoltre il termine (leggibile anche in diagonale, lungo l’ipotenusa) accosta due concetti chiave: IO e DIO, suggerendo l’idea di una folle coincidenza, o quello che viene definito uno “choc maximum-minimum”, cioè un contatto fra due termini agli antipodi. Ma l’autore non sa fornire verità sicure e oggettive: al contrario, le sue sono ipotesi non risolutive, perché anch’egli “assiste” al sogno, e non è in grado di coglierne il significato ultimo.

Nella seconda riga cade la I, e incontriamo l’ODIO, un sentimento ostile, che tuttavia si può leggere anche come O DIO, “mancanza, desiderio, amore che invoca”. L’esclamazione suona come richiesta di aiuto, pervasa da un senso d’impotenza (a questo proposito, nel commento laterale, Zanzotto ricorda che uno dei suoi libri precedenti si intitola Vocativo); ma se leggiamo in successione seconda e terza riga, ODIO DIO, otteniamo tutt’altro: di fronte allo scempio del Vajont la rabbia si rivolge verso un’ipotetica presenza soprannaturale che la permette. DIO, rileva Zanzotto, ha comunque una “posizione centrale”, garantisce l’equilibrio della struttura, e si correla alla quarta riga, riservata all’IO. Punto d’arrivo è la O finale, che coincide con lo zero, disegnando un cerchio nel quale si inscrive la realtà. Il cerchio corrisponde dunque all’altra forma semplice, la I, che nel canto XXVI del Paradiso dantesco corrisponde secondo Adamo al nome originario di Dio, ma è al tempo stesso simbolo in chimica dello iodio, e il pronome che in inglese indica l’io. Il percorso è ultimato, dunque, coerente e definito: possiamo dire che, nella poesia visiva di Zanzotto, tutto torna perfettamente.

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Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Il componimento di Zanzotto riproduce

  •     un disegno. 
  •     un sogno. 
  •     un incubo. 
  •     un lapsus. 


2. A quale evento reale è collegato il componimento?


3. Quale forma assume la poesia? Perché, secondo te?


4. Quale delle parole della poesia non ha senso in italiano?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

5. Quali forme e lettere presenti nella poesia si collegano al suo termine centrale, DIO?


6. Quali interpretazioni delle parole presenti nel testo sono fra loro contrastanti?


7. A tuo parere, nel testo prevalgono i significati positivi o negativi? Perché? Esponi le tue considerazioni.

COMPETENZE LINGUISTICHE

8. Giochi linguistici. In enigmistica, il procedimento adottato da Zanzotto è detto “scarto”: lo scarto può essere di lettera, quando si elimina una lettera da una parola per ottenerne un’altra (come quello zanzottiano: odio dio) oppure sillabico, quando si elimina un’intera sillaba (pirata rata). Scrivi almeno cinque coppie di parole ottenute per scarto di lettera e altre cinque coppie ottenute per scarto sillabico.

PRODURRE

9. Scrivere per esprimere. Prova a inventare una poesia visiva come quella di Zanzotto a partire dalla parola “amore”.

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

STORIA

Che cosa è successo il 9 ottobre 1963 alla diga del Vajont? Fai una ricerca su questo argomento, magari guardando anche lo spettacolo televisivo di Marco Paolini, Vajont, dedicato proprio a tale evento.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

In questa unità hai incontrato testi particolari e inconsueti, che spesso rifiutano le convenzioni tipiche della poesia: a tuo parere, possono essere ancora ritenuti poesia o sono ormai qualcosa di completamente diverso? Discutine con i tuoi compagni, organizzando un dibattito in cui due gruppi si confrontino sulle due tesi opposte.

L’emozione della lettura - volume B
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Poesia e teatro