T5 - Come tu vuoi (M. Luzi)

T5

Mario Luzi

Come tu vuoi

  • Tratto da Onore del vero, 1957
  • Metro endecasillabi, novenari e settenari liberamente disposti
L’autore

Mario Luzi nasce nel 1914 a Castello, vicino a Firenze. Dopo aver trascorso l’infanzia nel paese natale, frequenta il ginnasio a Siena, dove la famiglia si era trasferita per motivi di lavoro. Quindi soggiorna a Firenze, dove si laurea in Letteratura francese ed entra in contatto con i grandi scrittori del tempo, tra cui Eugenio Montale ed Elio Vittorini. Nel 1935 pubblica la prima raccolta di versi, La barca, con la quale si inserisce nella corrente dell’Ermetismo, animata da poeti che inseguono valori metafisici e assoluti, attraverso uno stile oscuro e ricco di analogie spiazzanti. Insegnante nelle scuole superiori, Luzi ottiene nel 1955 la cattedra di Letteratura francese all’Università di Firenze e nello stesso periodo intraprende un nuovo itinerario poetico, aperto all’analisi della quotidianità più semplice e a una forte tensione religiosa. Tra le sue opere principali ricordiamo Onore del vero (1957), Nel magma (1963) e Su fondamenti invisibili (1971). La lunga e ricca carriera artistico-intellettuale, che comprende anche saggi e opere teatrali, gli vale la nomina a senatore a vita nel 2004. L’anno successivo muore a Firenze.

Il paesaggio e l’animo dell’io lirico sono paralizzati dal gelo di un inverno fisico e insieme spirituale. Quando tutto sembra ormai immobile e vuoto, il protagonista invoca il divino perché venga a liberarlo, manifestandosi proprio là dove ora regna l’estrema solitudine.

La tramontana screpola le argille,

stringe, assoda le terre di lavoro,

irrita l’acqua nelle conche; lascia

zappe confitte, aratri inerti

5      nel campo. Se qualcuno esce per legna,

o si sposta a fatica o si sofferma

rattrappito in cappucci e pellegrine,

serra i denti. Che regna nella stanza

è il silenzio del testimone muto

10    della neve, della pioggia, del fumo,

dell’immobilità del mutamento.


Son qui che metto pine

sul fuoco, porgo orecchio

al fremere dei vetri, non ho calma

15    né ansia. Tu che per lunga promessa

vieni ed occupi il posto

lasciato dalla sofferenza

non disperare o di me o di te,

fruga nelle adiacenze della casa,

20    cerca i battenti grigi della porta.

A poco a poco la misura è colma,

a poco a poco, a poco a poco, come

tu vuoi, la solitudine trabocca,

vieni ed entra, attingi a mani basse.


25    È un giorno dell’inverno di quest’anno,

un giorno, un giorno della nostra vita.


Mario Luzi, Le poesie, vol. 1, Garzanti, Milano 2014

 >> pagina 237 

a TU per TU con il testo

Siamo abituati a pensare alla solitudine come a qualcosa di negativo. In qualche modo, crediamo che agli esseri umani spetti, di diritto, la perenne vicinanza di qualcosa o qualcuno. È vero: essere soli può diventare un terribile inferno. Al tempo stesso, tuttavia, può costituire la condizione migliore per trovare un senso alle nostre esistenze. C’è chi crede che non coltivare adeguatamente la solitudine, l’approfondimento del sé, la lenta, progressiva discesa nelle aree più remote del suo animo, porti inevitabilmente a ritrovarsi impreparati alle sfide della vita. È davvero così? Difficile dirlo: ma se fossimo improvvisamente disconnessi da tutto e da tutti, per quanto reggeremmo il peso di noi stessi? E l’amore, l’amicizia, i sentimenti, spesso contrastanti, che proviamo verso i nostri familiari, gli affetti che ci legano alle altre persone non si alimentano di solitudine, anzi, di diverse solitudini che comunicano, si travasano una nell’altra? Del resto, anche il rapporto con il sacro combina una dimensione collettiva e rituale a un’altra, ascetica e solitaria. Chi sa resistere al deserto della propria anima, può ambire alle più grandi e preziose conquiste dello spirito: come ci fa capire la poesia di Luzi, dall’isolamento si può ricavare perfino quella pace che ci aiuta a combattere la sofferenza.

Analisi

I primi versi di Come tu vuoi dipingono una campagna invernale, in cui la morsa del gelo sembra rallentare la vita, irrigidirla in una paralisi che l’autore carica di significati esistenziali e simbolici. Il vento del Nord (la tramontana, v. 1) soffia sui campi, impedendo ai contadini di lavorare la terra crepata (screpola le argille, v. 1) e contratta dal freddo (stringe, assoda le terre di lavoro, v. 2): gli attrezzi giacciono all’aperto, inutilizzati, e persino uscire a far legna diventa un’operazione lunga e faticosa. La lentezza del ritmo (si noti il forte enjambement tra i vv. 3-4: lascia / zappe confitte) e l’insistenza su consonanti e nessi consonantici duri e stridenti (per esempio zappe confitte, aratri inerti, v. 4; rattrappito in cappucci e pellegrine, v. 7) conferiscono da subito alla lirica una musicalità aspra, che riproduce efficacemente l’atmosfera stagnante in cui è immersa la natura.

Gli elementi del paesaggio invernale sono ordinati in una sequenza che li avvicina sempre più alla sfera degli esseri umani: dalla tramontana, infatti, si passa ai campi coltivati (v. 2), ai recipienti per l’acqua (v. 3), agli attrezzi agricoli (vv. 4-5), per giungere, infine, alle persone infreddolite che escono a cercare la legna (vv. 5-8). Al v. 8 la scena cambia: dall’esterno lo sguardo del poeta si sofferma all’interno di una stanza, dominata dalla testimonianza muta (v. 9) degli elementi naturali, raccolti in un’enumerazione insistente in cui spicca l’anafora della preposizione articolata (della neve, della pioggia, del fumo, / dell’immobilità, vv. 10-11). Tutto sembra fermo, ghiacciato in un’opprimente immobilità, in un’assenza di vita che contrasta con il lento, inesorabile scorrere del tempo.

Prima nascosto, l’io lirico appare improvvisamente nella stanza (Son qui, v. 12), intento a governare il fuoco del camino e ad ascoltare i rumori provocati dal vento: l’antitesi ai vv. 14-15 (non ho calma / né ansia), separata dall’enjambement, evoca una condizione di vuoto psicologico e di stasi, che si ricollega al paesaggio invernale della strofa precedente. Al v. 15, tuttavia, compare un’apostrofe inattesa: chi è il “tu” misterioso e indefinito a cui il poeta si rivolge? È una donna amata? Più probabile – conoscendo il sentimento cristiano di Luzi – che si tratti di un’entità divina. Di sicuro sappiamo che il poeta lo esorta dapprima a cercare all’esterno (fruga nelle adiacenze della casa, v. 19), poi a bussare (cerca i battenti grigi della porta, v. 20) e infine a entrare, “facendo man bassa” della sua anima, che nel frattempo trabocca (v. 23) di solitudine e, forse, anche di desiderio.

Si tratta di un incontro salvifico: in un giorno qualunque, la figura tanto attesa si presenta al poeta mantenendo così una lunga promessa (v. 15), garantendogli di vincere la disperazione (v. 18) e alleviare la solitudine. Anzi, possiamo dire che ad aver reso possibile questo arrivo sia proprio la condizione di smarrimento interiore, avvertita con una tale abbondanza da dare al poeta una sensazione di straripamento, come l’acqua da un vaso, da cui Dio può “attingere” senza risparmio.

Tuttavia, sbaglieremmo a credere che l’evento sia eccezionale: perché eccezionale non è chi ne ha beneficiato né il momento in cui si è realizzato. Il distico finale (vv. 25-26) sottolinea che l’incontro è avvenuto infatti in un giorno come un altro: uno qualunque della nostra vita, cioè della vita di ogni uomo. L’inverno della solitudine esistenziale è infatti una condizione costante per l’uomo: esattamente come lo slancio divino che si manifesta soprattutto quando l’uomo percepisce un senso di abbandono, estremo e insopportabile.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Quali sono gli effetti del freddo vento di tramontana e dell’inverno?


Sulla natura  
Sugli oggetti  
Sulle persone  
Sulle condizioni atmosferiche  


2. Il “tu” a cui si rivolge il poeta (sono possibili più risposte)

  •     arriva in modo inaspettato. 
  •     arriva dopo una lunga attesa. 
  •     è invitato a cercare con insistenza un accesso all’interiorità dell’io lirico. 
  •     è un ospite indesiderato e invadente. 
  •     è un’entità lontana e irraggiungibile. 
  •     è un’entità a cui l’io lirico può rivolgersi con semplicità e confidenza. 
  •     è il responsabile della sofferenza dell’io lirico. 
  •     è il solo in grado di liberare l’io lirico dalla sofferenza. 


3. Non disperare o di me o di te (v. 18) è un invito

  •     ad avere fiducia nel futuro. 
  •     a non soffrire. 
  •     a entrare in casa. 
  •     ad aver fiducia nell’incontro con il divino. 


4. L’espressione come / tu vuoi (vv. 22-23) indica

  •     cortesia nei confronti dell’ospite. 
  •     indifferenza verso il futuro. 
  •     abbandono alla volontà divina. 
  •     rassegnazione ai desideri altrui. 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

5. L’elenco degli effetti della tramontana è sviluppato (sono possibili più risposte)

  •     con una successione di coordinate. 
  •     con una successione di subordinate. 
  •     per asindeto. 
  •     per polisindeto. 
  •     con un climax


6. Individua nel componimento tutti i termini e le espressioni che indicano rallentamento o immobilità.


7. L’espressione immobilità del mutamento (v. 11) è

  •     una sinestesia. 
  •     una metafora. 
  •     una metonimia. 
  •     un ossimoro. 


8. L’espressione del v. 11 può essere riferita

  •     alle condizioni atmosferiche dell’inverno, in cui si alternano neve e pioggia. 
  •     all’alternarsi ciclico delle stagioni. 
  •     all’incapacità dell’io lirico di accettare il cambiamento. 
  •     alla solitudine dell’io lirico. 


9. Ai vv. 21-22 è presente

  •     un’anafora 
  •     un’allitterazione 
  •     un climax 
  •     un chiasmo 


che sottolinea

 


10. Che cosa può rappresentare l’immagine della casa?

COMPETENZE LINGUISTICHE

11. Il linguaggio figurato. Nella lirica sono utilizzate due espressioni figurate che coinvolgono parti del corpo. Te ne diamo un elenco: dopo averne verificato il significato sul dizionario, scrivi sul quaderno una frase per ciascuna di esse.


  Significato
a) Porgere orecchio  
b) Far man bassa  
c) Fare l’occhio (a qualcosa)  
d) Essere di bocca buona  
e) Lasciarci gli occhi  
f) Avere occhio  
g) Mettere un piede davanti all’altro  
h) Essere in gamba  
i) Portare in palmo di mano  

PRODURRE

12. Scrivere per argomentare. La solitudine è una condizione necessaria per arrivare a conoscere veramente se stessi? Rispondi in massimo 20 righe.

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

SCIENZE

La tramontana è un freddo vento invernale che proviene da nord. Ma da dove arrivano i diversi venti? E come si originano? E da che cosa derivano i loro nomi? Fai una ricerca su questi argomenti.

L’emozione della lettura - volume B
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Poesia e teatro