Prova B
Le avventure di Pucci
Gianni Celati, Vite di pascolanti, Nottetempo, Roma 2006
Gianni Celati, Vite di pascolanti, Nottetempo, Roma 2006
Nella raccolta di racconti Vite di pascolanti lo scrittore Gianni Celati (n. Sondrio 1937) racconta con benevola ironia le storie di un gruppo di liceali di provincia che sembrano “pascolare” nella vita. Senza capire molto del mondo, un po’ per purezza di sguardo e un po’ per pigrizia, questi ragazzi, poi uomini, “brucano” con gli occhi, la testa e il cuore quel che capita. Pucci è uno dei pascolanti: in questo passo ci viene raccontata la sua adolescenza, il rapporto con la scuola, il primo innamoramento.
Pucci da giovane era mingherlino, timido e anche vestito male, e andava via con
la testa bassa, anche storta da una parte. Forse teneva la testa così perché aveva il
cervello fuori squadra, come diceva suo padre. E il primo periodo della sua vita che
mi viene in mente è quando ha avuto la terza bocciatura di fila, nella scuola dove
5 andavo anch’io.
L’edificio doveva essere un’antica prigione o forse un antico convento, e al primo
piano c’era un grande salone con soffitto affrescato, dove lassù nella volta si vedevano
le fatiche di Ercole. Sui due lati maggiori di questo che ho detto salone c’erano le
porte delle aule. Ogni classe chiusa nella sua aula, dalle finestre non si vedeva il cielo
10 ma si vedevano altre finestre di altre aule dove erano chiuse altre classi. Le femmine
sempre nei primi banchi perché erano più brave dei maschi, salvo qualche maschio
che era bravo come le femmine. Ah quelle teste là davanti, con le mani sempre alzate
per dire qualcosa! Quelle mani facevano pensare ai cani che si alzano sulle zampe
di dietro per far piacere al padrone, Pucci non ha mai alzato la mano neanche una
15 volta in vita sua, e stava nascosto nell’ultimo banco perché non aveva niente da dire.
Il primo giorno di scuola eravamo tutti come delle bocce lanciate a caso su un
biliardo, qualcuna un po’ prima e qualcuna un po’ dopo, secondo l’ordine d’arrivo
nei banchi. Ma Pucci notava che gli scolari arrivati nei banchi più avanti erano quelli
che andavano avanti bene negli studi, e gli scolari arrivati nei banchi più indietro
20 erano quelli che restavano indietro. Lui si trovava all’ultimo banco insieme al compagno
di nome Bordignoni, ed erano i peggiori scolari di tutta la scuola, non voglio
esagerare. Se lo sono mai chiesti quei due cos’erano lì a fare? Non se lo sono mai
chiesti. La scuola sembrava a Pucci un posto strano, molto strano, a cominciare dal
nome, «liceo-ginnasio». Bordignoni non aveva fatto caso neanche a quello e diceva
25 che era lì per un errore di sua mamma, che voleva iscriverlo a una scuola tecnica ma
aveva sbagliato portone.
L’estate che l’han bocciato per la terza volta, Pucci andava in visita dalla compagna
di scuola Veratti. Stagione al bello fisso, erano venute le vacanze e ogni scolaro
circolava liberamente. Però se c’era una cosa molto chiara per Pucci, era che lui non
30 capiva a cosa serve la scuola e di conseguenza neanche a cosa servono le vacanze
scolastiche. L’unica cosa che gli piaceva era andare in giro tutto il giorno per le strade
a caso, trascinando i piedi lentamente e fermandosi ogni tanto a guardare la facciata
di una casa a testa in su. Girando per la città in quel modo, capitava in una strada
con un portico fatto a U ribaltate, dove abitava la compagna Veratti.
35 Portone di legno scuro, scale di marmo, terzo piano, una servetta col pizzo apriva
la porta. La Veratti era una compagna che a scuola andava benissimo, mentre Pucci
era stato bocciato tante volte che nella scuola non lo volevano più. Ma lei aveva
una certa simpatia per quel compagno randagio che le capitava in casa senza essere
mai stato invitato; il quale tra l’altro non era gradito a sua madre, signora corrosa
40 nei nervi, che quando doveva far un sorriso a Pucci si trovava la bocca paralizzata
sul lato destro. Invece la figlia lo accoglieva con quei grandi sorrisi che allargavano
il cuore, e dopo si metteva a suonare il piano per fargli sentire come suonava bene.
Ragazza ben piantata che tutti dicevano bella, la compagna Veratti oltre al pianoforte
e alla bravura scolastica aveva la specialità dei sorrisi smaglianti di buona educazione.
45 Cosa che faceva molto colpo a quei tempi, perché noi non lo sapevamo ancora
che si potessero fare dei sorrisi così per niente. Per cui tante volte uno si faceva delle
idee, credendo di esserle simpaticissimo, mentre magari lei non l’aveva mai guardato.
Può darsi che Pucci andasse a casa sua perché caduto anche lui in quella malìa? Può
darsi. La ascoltava suonare il pianoforte e finita la suonata andava via senza mai aprire
50 bocca. Va anche notato che i genitori di Pucci erano contenti che il figlio fosse ricevuto
a casa della compagna Veratti, perché il papà della Veratti era l’ingegner Veratti.
B1. In che cosa il narratore della storia somiglia a Pucci? (sono possibili più risposte)
B2. Che cosa racconta il testo? Scegli la risposta più completa.
B3. Secondo te, che cosa significa “avere il cervello fuori squadra”?
B4. La scuola viene presentata dal narratore come un edificio dominato da un’atmosfera di costrizione, chiusura e fatica. Sottolinea nella parte del testo sotto riportata tutte le espressioni e i dettagli che rimandano a questa atmosfera.
L’edificio doveva essere un’antica prigione o forse un antico convento, e al primo piano c’era un grande salone con soffitto affrescato, dove lassù nella volta si vedevano le fatiche di Ercole. Sui due lati maggiori di questo che ho detto salone c’erano le porte delle aule. Ogni classe chiusa nella sua aula, dalle finestre non si vedeva il cielo ma si vedevano altre finestre di altre aule dove erano chiuse altre classi.
B5. A chi vengono assimilati gli alunni che alzano sempre la mano per intervenire?
B6. Completa il ritratto di Pucci scegliendo, tra quelle proposte, le parole e le espressioni che restituiscono in maniera più fedele il senso del testo di partenza.
a) Aspetto fisico (rr. 1-2)
Pucci da giovane era (gracile / prepotente / scherzoso), timido e anche (azzimato / trasandato / ben vestito), e andava via con la testa bassa, anche (inclinata / abbassata / spettinata) da una parte.
b) Atteggiamento (rr. 14-15)
Pucci non si è (piegato / alzato sulle zampe / divertito) nemmeno una volta in vita sua, e stava (rintanato / tremante / felice) nell’ultimo banco perché (non conosceva le risposte / non sapeva che cosa dire / non era interessato alla lezione).
c) Pensieri sulla scuola e sulle vacanze scolastiche (rr. 23-24 e 29-31)
La scuola sembrava a Pucci un posto (brutto / insignificante / curioso), molto (brutto / insignificante / curioso), a cominciare dal nome, «liceo-ginnasio». […] Però se c’era una cosa (misteriosa / evidente / difficile) per Pucci, era che lui non capiva a che cosa servisse la scuola e di conseguenza neanche a cosa servissero le vacanze scolastiche.
d) I passatempi di Pucci (rr. 31-33)
L’unica (attività / distrazione / incombenza) che gli piaceva era andare in giro tutto il giorno per le strade (senza scarpe / senza meta / senza fretta), trascinando i piedi lentamente e fermandosi (spesso / raramente / qualche volta) a guardare la facciata di una casa a testa in su.
B7. Completa il ritratto degli altri personaggi scegliendo le parole più opportune tra quelle riportate sotto. Attenzione: le parole da inserire sono meno di quelle disponibili.
• vagabondaggi • corresse • peggiori • sbaglio • sorriso • zio • migliori • errore • difetti • campanello • liceo-ginnasio • giudice • camminasse • sorella • istituto tecnico • viaggi • scuola • classe • specialità • pianoforte • madre • tè • ingegnere • padre • compagna
a) Bordignoni sedeva insieme a Pucci nell’ultimo banco della classe. Insieme a Pucci, era uno dei due studenti della scuola, dove si trovava per uno della madre, che aveva scambiato il portone del per quello dell’ dove voleva iscriverlo.
b) Nei suoi , Pucci finiva spesso a casa della di Veratti. Di fisico robusto, ammirata da molti ragazzi, la Veratti aveva due : andare bene a scuola e fare grandi sorrisi per educazione. Suonava anche il .
c) La della compagna Veratti soffriva di nervi e non gradiva le visite di Pucci: quando doveva fargli un le veniva una breve paralisi sulla lato destro della bocca.
d) Il padre della compagna Veratti era un .
e) Il di Pucci pensava che Pucci con la testa storta da un lato perché era matto. Però aveva piacere che il figlio andasse a casa della Veratti, perché la ragazza era di buona famiglia.
B8. Nel testo, oltre alla scuola di Pucci, viene descritto anche un altro edificio. Quale?
B9. Chi sono gli abitanti di questo edificio?
Da quali elementi della descrizione lo evinci?
B10. Complessivamente, quali idee sulla scuola emergono dal testo? (sono possibili più risposte)
B11. Il tono generale del testo è
B12. L’autore ha intitolato la raccolta che contiene questo racconto Vite di pascolanti. In quale di questi passaggi si può trovare secondo te una serie di caratteristiche della vita di un “pascolante”?
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa